L’equilibrista
La Signora del tempo
fissa l’uomo che
cammina sulla corda.
Ha occhi solo per lui,
lo brama, sembra volerlo rapire,
e tenere per se.
La corda intanto ondeggia,
e si tende, si tende e ondeggia,
è figlia del vento.
E nella sua stupida fragilità
sembra si voglia spezzare,
ma l’uomo cammina.
Oh quanti occhi lo seguono!
Passo dopo passo.
E fissandolo,
adocchiano quei buchi sotto le sue suola.
“L’uomo sulla corda
ha le scarpe bucate”,
gridano tutti insieme ridendo.
E un monello di strada,
un po’ più attento degli altri,
li conta: “uno, due, tre….
quanto sono vecchie le tue scarpe uomo,
riusciranno a portarti di là?”.
Ma l’uomo sulla corda non ascolta nessuno.
Lui, ubriaco del suo coraggio, cammina, dritto,
guardando sicuro davanti a se.
Solo la Signora del tempo sa
quello che gli passa per la testa.
E quando viene giù,
lei che lo aspetta da tanto,
ha già le braccia alzate,
come se fosse in trionfo.
“Lo sapevi André”, gli sussurra,
mordendogli l’orecchio sinistro,
“lo sapevi che per te non c’era
modo di cambiare vita”.
Poi, muta, se lo porta via,
tenendolo per il collo
come un burattino.
La folla si rimette a guardare.
Chi sarà il prossimo a voler sognare?