I racconti di Pina
(stralci di vita vera e fantasia)
Alla famiglia, agli amici(quelli di V C)
e a quanti mi vogliono bene.
– Premessa –
Poche e semplici parole a chi si accinge a leggermi. Ho detto bene..leggermi, perché leggerete la
mia anima, le mie emozioni, il mio cuore come un libro aperto.
Cose semischerzose perché non intendo annoiare nessuno. Magari una riflessione sì. Su questo mondo che sta andando a rotoli, anche se non sarò io a fermarlo.
Mi piace affrontare la vita in allegria e con il sorriso sulle labbra.
Questo è il messaggio dei miei modesti racconti.
Buona lettura.
Un’infanzia lontana.
E’ bello ritornare indietro nel tempo e rivivere con la mente momenti indimenticabili, per te importanti, per gli altri banali.
Sono nata negli anni 50, ultima di altri 4 fratelli, preciso 3 sorelle ed 1 fratello. La nostra, una numerosa famiglia operaia, il papà ebanista, già in possesso di qualifica di apprendistato, con un amore insoddisfatto per gli studi, dedito al lavoro e alla famiglia;, la mamma silenziosa e fattiva, fulcro d’amore della famiglia. I quattro che mi precedevano, una masnada di briganti, li denominerei io oggi, accomunati da una minima differenza di età che li rendeva complici negli studi, negli interessi, nei giochi, persino nelle marachelle, da cui chiaramente io ero esclusa essendo la più piccola. La più piccola, termine che mi ha accompagnato per tutta la vita e mi accompagna ancor ora. Da piccola mi indispettiva, ora, che gli anni avanzano a passi accelerati , non più.
Dunque ritorniamo alla fanciullezza.
Ho sempre provveduto ad industriarmi, ad inventarmi le cose da fare.
Se non potevo scendere giù a giocare con gli altri bambini, giocavo in casa, costruendo l’ altalena con una corda legata all’inferriata del balcone, preparando con la fantasia deliziosi pranzetti con la mini batteria di pentole ed il mini servizio di piatti che avevo avuto in dono all’ Epifania, cucendo graziosi abiti ad Emma, la mia unica bambola . Ma il mio passatempo preferito era la lettura. Anzi, cosa vergognosa forse per chi mi legge, amavo la scuola, amavo studiare ed ero la prima della classe.
La scuola mi permetteva di evadere fisicamente, di essere a contatto con gli altri bambini, mentre lo studio l’evasione intellettuale che ancor oggi mi accompagna quotidianamente. Per questa cosa sono stata l’unica in casa a non avere mai rimprovero o castigo dal severo padre, ma nemmeno elogi essendo egli un uomo di poche parole. Dagli altri ero tacciata di favoritismi, di essere viziata perché più piccola ,ma non era vero. Perché punirmi se non avevo fatto alcunché?
Così ho proseguito proficuamente negli studi, realizzando le aspettative di mio padre che poi erano le mie, con tanto entusiasmo e senza alcuna frustrazione. Non ricordo infatti particolari disagi. I piccoli doni, ricompense di un buon voto, o di un aiuto in casa a mamma o per un servigio resole, bastavano a rendermi felice. D’estate, poi, a chiusura anno scolastico, il film trasmesso alle10,00 del mattino su Rai Uno era per me una cosa meravigliosa a cui non potevo rinunciare, come uscire a fare shopping con la mamma.
Non c’erano regali per la promozione, i giocattoli solo all’epifania, gli abiti e le scarpe al bisogno. A malapena la torta al compleanno. Eppure ero felice. Mica ero insoddisfatta e depressa? Non mi sono mai uccisa. Anzi, la mia, è stata un’infanzia felice.
I tanti natali trascorsi in famiglia con zii e cugini a giocare a tombola; l’attesa della befana la notte del 5 gennaio; il carnevale a scuola con maschere e coriandoli; la S. Pasqua, e una cosa che mi è sempre piaciuto il completino nuovo che la mia mamma era solita acquistare e farmi indossare il venerdì santo!
Che tempi! E che emozioni!
Potrei continuare all’infinito. Per esempio, voi bambini avete mai indossato pantaloncini corti e camicine cucite dalla vostra mamma per il mare? Io sì, e ne sono ancora orgogliosa! Avete mai trascorso un mese al mare, raggiungendo a piedi il lido balneare ogni giorno, andata e ritorno,usufruendo di una cabina in legno (oggi denominato spogliatoio) con tavolo e 4 sedie a mo’ d i casa con appendiabiti, per restare sino alle 7 di sera e oltre sulla spiaggia? Consumando colazione, pranzo e cena, preparati sempre dalla mamma, sulla spiaggia e poi fare l’ultimo tuffo in acqua con il papà di ritorno dal lavoro per ritornare stanchi ma felici, tutti e 5, anzi tutti e 7, per mano a casa? Una doccia e poi tutti a nanna. Il giorno successivo anche ,e poi ancora, per l’ intero mese. Questa era la mia villeggiatura. Che non cambierei per nulla al mondo.
Voi bimbi di oggi, che sapete di queste cose? Voi che siete già stanchi, che avete tutto a portata di mano, che non dovete sacrificarvi, né impegnarvi
per vedere subito realizzato ogni desiderio e quindi sempre alla ricerca di qualcosa di più, con una bramosia che resterà in voi sempre. Avete mai dormito esausti e felici tra le braccia di una mamma altrettanto stanca ma altrettanto felice? Io sì. Avete mai dormito in 4 in un letto matrimoniale perché non c’era spazio e il letto uno solo? Io sì. Ed era un paradiso , credetemi.
Non farei mai a meno di questi ricordi, non potrei mai cambiarli con la modernità, con la baby-sitter, con una megavilla per casa, con la palestra da frequentare per tenermi in forma, con corsi di nuoto , corsi di danza, party e tante altre attività.
Molto meglio la dama con il mio papà a sera dopo cena o la partita a carte; il suo corso di nuoto a mare, quando ero bambina. Non c’erano i soldi allora, ma c’era tanto amore; non sento la mancanza dei primi oggi quanto la mancanza del secondo. Si vive correndo a destra e a sinistra, a cuore spento.
Allora gente meglio l’umanità e l’amore del mio mondo con poche cose necessarie e non superflue, o l’aridità, la frenesia e il congelamento dei rapporti umani attuale?
Non chiedete il mio parere . Io sono Matusalemme.
E’ butteglie e pummarole( la madeleinette di Proust).
E’ lunedì . Incomincia una nuova settimana. Siamo già a marzo, l’inverno piano piano scivola via. Un giorno fa caldo, un giorno fa freddo, un giorno piove. Oggi il cielo è bigio. Che voglia di fare…niente! A dire il vero è sempre così, ogni mattina il risveglio è tragico. Dov’è la donna di qualche anno fa? Sveglia alle sei, una doccia, colazione…e via di corsa incontro alla vita. Ora è la vita che mi corre incontro!
Lasciamo stare, meglio cambiare argomento.
Vediamo cosa c’è da fare.
Che domanda sterile, lo sai bene cosa devi fare: rifare il letto, pulire i bagni, riordinare le stanze, la cucina e poi preparare il pranzo. Oggi una cosa semplice : pasta con il sugo di pomodoro, così non ci sono lamentele. Prendo una passata di pomodoro e la mente vola ai miei ricordi di bambina, quando le passate di pomodoro non si compravano al supermercato ma si facevano in casa .Era una consuetudine comune il ritrovarsi a fine estate, tutti insieme, una o più famiglie,a prepararle , un rito al cui adempimento non ci si poteva assolutamente sottrarre, per noi bambini un bellissimo gioco che ci dava la possibilità di sguazzare nell’acqua e di pigiare i pomodori ,tagliati a fettine, nelle bottiglie , divertendoci da morire .Quel giorno tutto era lecito, persino sporcarsi. Io, allora, vivevo in un piccolo quartiere di Napoli e la mia famiglia adempiva a questo rito insieme alla famiglia della nonna paterna. Ci si ritrovava all’interno del cortile dell’abitazione della nonna e via tutti al lavoro.! Su di un tavolaccio veniva fissata la passapummarole , cioè il moderno tritatutto, che serviva a preparare la passata di pomodoro che poi sarebbe stata imbottigliata e tappata; nasceva così la conserva ,come dici tu Nello caro. Questo compito veniva affidato ai più “grandi”, gli altri provvedevano a tagliare i rimanenti pomodori a fettine che andavano a costituire le bottiglie di filetti o butteglie e’ pellecchielle nel colorito nostro dialetto, un gioco bellissimo per noi bambini quello di ficcare con le nostre manine i filetti nelle bottiglie, sguazzando nei pomodori .E’ chiaro che il riempimento era stato preceduto dal lavaggio accurato delle bottiglie. Successivamente le stesse venivano completate da una fogliolina di basilico e, chiuse ermeticamente con un tappo metallico ,finivano in un grosso bidone colmo d’acqua per essere sterilizzate e il pomodoro cotto. A questa fase non era permessa la partecipazione di noi bambini, risultando l’operazione delicata e pericolosa poggiando il bidone su un treppiedi sotto il quale ardevano ceppi di legno che sarebbero stati accesi . Il mattino seguente il bidone veniva svuotato e le bottiglie,solo quelle integre, andavano a rifornire la dispensa . Tutto il lavoro era accompagnato da un piacevole chiacchierio, allegro bucolico quadretto di vita familiare , lontano mille miglia dalla frenesia quotidiana odierna, così come la bontà di una colazione fatta di pane caldo e fichi, comprati entrambi al momento. Una delizia degna della madeleinette del nostro caro Proust, immersa nel tè ! Oggi d’estate a volte faccio colazione così…ma il sapore non è lo stesso. Quello arrivava al cuore!
Da adulta ho provato a preparare le passate di pomodoro in casa. Una faticaccia ed una seccatura unica, non vedevo l’ora di finire! Meglio il supermercato con tutte quelle varietà di prodotti!
Bello il progresso, penso, mentre giro il sugo nella pentola , lontana mille miglia col pensiero.
Ciao Sigmund,fratello mio.
Una giornata fuori casa (il dischetto disabili).
Buongiornoo!
Il buon giorno si vede dal mattino. Se ieri il cielo era grigio,stamane mi sono svegliata con residui di pioggia che hanno provveduto,durante la notte, a risciacquare le lenzuola stese ad asciugare. Allegria! Avrebbe detto Mike Bongiorno. Io no, maledizione, erano quasi asciutte! Ma io non le tolgo, le lascio lì tanto la pioggia mica è sporca, mi dico, e certo non è l’ultimo lavaggio,chissà quante altre volte finiranno in lavatrice! Brava, così si fa!
Su le maniche e organizziamo il nuovo giorno.
Sorvolo sul riordino del “dolce” nido familiare, volo sul pranzo…tiro fuori cibi congelati già pronti ma comunque di mia manifattura e…via!
Oggi si esce. Chi mi accompagna?
La figlia piccola (23 anni) dorme beatamente e non intende svegliarsi; la primogenita (27 di anni), disponibile, si prepara. Mentre stiamo per uscire squilla il cellulare. Guardo l’orologio, sono le 11,15 e se non mi affretto non potrò rinnovare il dischetto disabili all’Ufficio del Comando Vigili Urbani che chiude alle 12,00. Pronto? E’ Alessandro, il nipote ravennate. In fretta e furia ma compartecipe ai suoi problemi gli do’ le informazioni richiestomi. Come si suol dire l’ho visto nascere, Enrico (il coniuge) l’ha tenuto a battesimo, io gli ho fatto da madrina alla cresima ed ora…oplà …saremo, insieme io e mio marito, testimoni alle sue prossime nozze con la Carla. Questa cosa mi piace. Gli voglio bene e voglio essere sempre presente quando e se avrà bisogno di me. Voglio essere il suo punto di riferimento!
Stop alle divagazioni sul tema! Proseguiamo.
Ciao Sandrocchio, noi usciamo.
Meno male che non piove più, il tempo stamane è moscio, proprio come me, come il mio grigiore interiore.
Daniela, vieni?
Sto per aprire l’uscio e driinn , la porta!!! Chissà perché quando devi fare qualcosa tutti ti cercano. E’ Emanuela, la figlia della signora di sopra, che ha bisogno del mio telefono perché ha problemi con il suo. Non si sono ancora accordati con la Fasteweb per un appuntamento domiciliare risolutivo. La saluto in fretta lasciandola alla bella addormentata nel bosco, la figlia Emanuela di cui prima. Sono le 11,30 e…vittoria! ci sono riuscita, sono all’Ufficio dei Vigili e lei, la persona con cui ho parlato ieri e che mi fornito le indicazioni, sta lì ad aspettarmi. Mi scusi, per il rinnovo del contrassegno d’invalidità per l’auto? Mi dice : “ Occorrono n.2 foto, certificato medico attestante il prosieguo malattia e il qui presente modello compilato e firmato”. Guardi io ho …no non va bene,…Ma è il decreto d’invalidità permanente! No, signora! Occorre il certificato del suo medico. Santi Numi! In che mondo viviamo? C’ è carenza di neuroni in giro.
Metto tutto sul tavolo: le foto,il certificato del medico, il contrassegno scaduto, il modello compilato e firmato e…il decreto. Lei prende il tutto….e….mi restituisce….indovinate cosa?…….il decreto. Ma guardi…ci riprovo. No ,ed è un no definitivo,…non serve! Il contrassegno ha validità quinquennale, mi dice, e quindi andrà rinnovato ogni 5 anni, anche se la mia invalidità è sempre qui a sbattermi in faccia le mie limitazioni che non hanno certo bisogno di essere rinnovate! Questa volta sto zitta, saluto,ringrazio allontanandomi con la mia gruccia, attenta a dove metto i piedi per non cadere. Non è finzione. E’ una mera realtà che mi accompagna ormai da quattro anni o poco più, conseguente al diabete mellito di cui sono affetta, che mi ha regalato spaventose ulcere agli arti inferiori, che mi hanno messo fuori uso le gambe con rischio di amputazione, dopo una lunga malattia e una discreta battaglia con la Signora delle Tenebre. Però ho vinto io, le gambe sono ancora al posto loro anche se hanno rischiato di andare via ed anch’io ci sono, con il mio amore per la vita, comprensiva di tutto, gioie, dolori, affanni, pensieri. Ora basta, non voglio tediarvi di più. Ma lasciatemi gridare ai quattro venti, ancora una volta, vi prego, il mio Amore per la Vita, per il Mondo con le sue beltà e brutture . Se non siete capaci di perdervi nell’infinità del cielo…non potete capirmi! Viaggio con Ungaretti!
STOP!
Riprendo il cammino verso casa e mi accorgo che le persone mi guardano. Cos’ho di strano? Vivo in un paesino alle falde del Vesuvio dove tutti sanno tutto di tutti. Il paese di cui parlo è Pollena Trocchia, da Apolline-Trocla, le cui origini risalgono al 1811 quando il re di Napoli, Giocchino Murat, ne decretò l’unione. Tralascio la storia che mi trova impreparata, ma mi piace ricordare ancora poche cose. Pollena prende il nome dal tempio di Apollo, trasformato in età paleocristiana nella Chiesa di S.Apoliinario, in seguito S.Apollonio dove c’è l’attuale Chiesa di S:Giacomo in Piazza Amodio. Il nome Trocchia, che una volta era Trocla, invece, può avere tre origini: 1) dalla parola latina “trocla” ( carrucola, torchio), 2) dal greco trokalos ( corrente, rapida) o 3) trioikia che significa 3 case. Ipotesi valida perché all’origine questo paesino doveva essere un piccolo borgo che sorgeva su un fiume (il Veseri), la cui economia trainante era l’agricoltura, cosa questa ancora attuale.
Ritornando alle nostre riflessioni, cosa dicevo? I miei compaesani sono persone curiose. La curiosità è forse sinonimo di pettegolezzo? Ma no! A loro piace conoscere “ gli usi e i costumi” di quanti li circondano. Io, dopo una residenza ventennale, conosco solo tre famiglie, quelle che vivono nel mio stesso stabile. Sarò forse antropofoba?
Rientro tra le mura domestiche e lascio ai posteri l’ardua sentenza.
Home sweet home! Casa dolce casa! Saluti.
Una ricorrenza storica (l’8 marzo).
Un altro dei miei giorni, tutti uguali o quasi, diversificati dai voli pindarici della mia fantasia che non si arrende mai.
Giovedì 8 marzo: Non è un giorno qualsiasi: è la festa della donna. Santi Numi! Come è possibile definire la commemorazione di un eccidio “festa”?
Ricordo, a chi non lo sapesse, che l’8 marzo del 1908 centoventinove donne morirono, arse in una fabbrica incendiata dal proprietario in risposta al loro sciopero di protesta per le terribili ed inumane condizioni lavorative. E quindi cosa c’è da festeggiare? Eppure se ti guardi intorno vedi tante donne, papere le definisco io, che si gongolano , beate e felici, perché oggi è la loro festa. La farei io la festa! Io non ho bisogno di festeggiarmi, né di emancipazione, perché non sono inferiore a nessuno. L’uomo e la donna sono complementari l’uno dell’altro, ognuno con le sue peculiarità, la sua autonomia, indipendenza e libertà. Invece molti esemplari di sesso femminile, con il loro sciocco comportamento, testimoniano il contrario. Ma eccomi di nuovo con le mie solite disquisizioni. E’ mai possibile che non riesco a controllarmi? Sono una femminista nata. Talis pater talis filia! Per chi non ha conosciuto mio padre , nato nel 1912, preciso che è stato il primo a sostenere l’indipendenza lavorativa e l’autonomia economica femminile nel matrimonio e questo mi rende ancor più orgogliosa di lui. Grande papi!
Beh, chiudiamo ora il discorso e chi vuole capire, capisca , mettendo mano alla propria intellighenzia.
Continuiamo.
Cosa dovevo fare? Il pranzo! Oggi farfalle primavera, pronto in un battibaleno e in tema con la stagione in arrivo (per la ricetta contattatemi) + frutta. Più semplice di così! La giornata prosegue con una rapida salita dalla signora di su, quella con il telefono guasto, a cui ho fatto un’iniezione di antibiotico, la gamba non è caduta quindi tutto a posto, e poi di nuovo giù , a casa, ad impegnare il tempo con conversazioni telefoniche con la Rita e la Maria, le mie due sorelline, per non perdere l’uso della parola, visto che di solito sono sola in casa e non ho ancora imparato a parlare da sola.
Vediamo un po’ cosa si potrebbe fare per rendere piacevole il mio tempo? E se buttassi giù i miei tanti pensieri? Quasi quasi ci provo.
E…, via con la penna. Si continua.
La bella addormentata nel bosco, la figlia Emanuela di cui vi ho già parlato, ricordate?,stamane ha deciso di darsi alle pulizie generali, dietro compenso onorario –s’intende-, trasformandosi in una vera e propria impresa di pulizie, per cui ora è alle prese con aspirapolvere, secchio, ramazza, detersivi e chi più ne ha più ne metta. La detta signora Carmela, come la chiama il papà, alias mio marito, per prenderla in giro,visto che ha sostituito la vecchia nostra colf Carmela , è ora meticolosamente impegnata nel suo lavoro. L’appellativo le piace e sta al gioco , piacevole diversivo ai suoi studi universitari.
Il pomeriggio passa monotamente.
Dopo pranzo, in un battibaleno, la famiglia si dilegua; le figlie ognuna nella sua stanza, il coniuge spaparanzato ( panza= pancia, per chi non conoscesse il mio dialetto napoletano) quindi sdraiato sul divano a guardare la tivù…..ed io, in ozio, incollata al computer. E la famiglia del “Mulino Bianco” , sempre felice e serena, sempre unita? Dov’è finita? Voglio conoscerla e scoprirne il segreto!
Guardo fuori dalla finestra…..Il prato, le mimose,la natura che circonda l’abitazione in cui vivo, alle falde del Vesuvio, il cielo azzurro bastano a distrarmi….mi perdo e …”il naufragar mi è dolce in questo mar “,il tempo vola….”ed è subito sera”.
Il pensiero si accende e vado a zonzo. Leopardi ,Quasimodo, compagni di viaggio verso mete sconosciute. Anche tu Kant , amico mio . Mi trascini con te dalla materia allo spirito, dalla “Critica della ragione pratica” alla Critica della ragione pura” sino alla “Metafisica”, (dalla materia al trascendente-divino) con passaggi logicamente connessi ed emozionanti , per concludere con “ il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”. Non c’è bisogno di commento . La pochezza dell’uomo di fronte alla bellezza della natura, opera del Creatore! Sono parole che fanno vibrare l’anima, parole che mi accendono, che mi rendono altra!
Stop ,ritorno alla realtà, al computer, su face book ritrovo gli amici del liceo, quelli della V C, quelli della gioventù che passa in fretta e non torna più. Chi l’ha detto? Non lo ricordo più ,l’ho detto per restare in rima.
Ah… dimenticavo! …la partita Napoli-Cagliari!. Devo convogliare tutte le mie energie alla squadra del cuore per la vittoria. Volere è potere. Infatti, se mi impegno è certo o quasi che sarò esaudita. Infatti amici il Napoli ha vinto 5 a 3.
Ora, però, basta, sono stanca e vado a letto.
Buona notte e alla prossima.
Due amiche.
Ti ho rivisto dopo 30 anni. Entrambe emozionate e felici .
Primo giorno di scuola liceo scientifico, prima C.
Nello stesso banco, III fila centrale, avremmo diviso 5 anni della nostra vita, ragazzine allora… donne mature oggi ,con il volto segnato dal tempo ma con un cuore giovane e vivo, aperto alla vita e al bene reciproco rimasto immutato. Si studiava insieme, ci si aiutava nei compiti in classe, tu più brava in matematica, io in lingue e filosofia. Ma questo non comportava nulla. Niente invidie, niente ostilità, niente gelosie.
La memoria non ricorda nulla di spiacevole. La paura dei compiti in classe, i ritardi, le assenze, gli scherzi degli amici….Ora tutto è bello e sai perché? Perché tutto è proporzionato all’età, le preoccupazioni di allora oggi ci fanno sorridere. Siamo il risultato di quanto abbiamo fatto e vissuto , un bagaglio di esperienze belle e brutte, comprensivo anche di quel periodo a cui ci rivolgiamo nostalgiche.
Tu Chiara,sposa del ragazzo di sempre, due figli, un maschio ed una femmina, nonna di una bimbetta ricciolina, di circa due anni, che ti riempie una vita lineare e, a volte , come hai detto, con vuoti da riempire; io, Pina, anch’io sposa del ragazzo di sempre, due figlie brasiliane adottate, con una vita più movimentata, oggi pensionata con salute precaria ,in attesa di nuove emozioni, questa volta più belle, per riempire gli stessi tuoi vuoti. E’ triste soffermarsi a pensare … di
non avere più niente da fare. E allora via, ci siamo ritrovate e…..bisogna inventare qualcosa di bello. Frequentiamoci. I fgli non hanno più bisogno di noi, ognuno per la sua strada e noi per la nostra.
Il mio progetto era quello di creare una casa famiglia over 60 , tante coppie dove vivere in autonomia, ma assistiti dal punto di vista socio-sanitario-assistenziale. In tal modo si avrebbe la possibilità di condividere interessi comuni: programmi televisivi, spettacoli, letture, passeggiate, tornei di carte, balli latino-americani, lasciando i figli liberi
dal rimorso di non avere tempo da dedicare agli anziani genitori e noi felici di poterli incontrare ogni qualvolta lo vogliano. Tutto ciò chiaramente in città per evitare l’isolamento e la solitudine della vecchiaia in un luogo dimenticato da Dio e dagli uomini.
Quando ne ho parlato con i nostri amici comuni mi hanno dato della matta. Loro preferiscono restare in famiglia, a quel che sarà, sarà. Quindi non se ne parla più, anche se io ci proverei lo stesso. Tu che ne dici?
Allora torniamo a noi.
Mi soffermo a pensarti, le due Chiare si sovrappongono, quella di ieri e quella di oggi, stessa figura slanciata, sei alta, capelli diversi, ieri castani e lunghi, oggi più corti e mesciati, la dolcezza e la pacatezza degli atteggiamenti nascondono un carattere ansioso che manifesti nella sigaretta accesa di oggi. Il tuo Peppe, compagno di viaggio di sempre, ti ha sempre adorato. Non hai certo di che lamentarti. Anche il mio non è da meno. Siamo state fortunate? No, penso di no. La coppia si forma crescendo, insieme. Siamo il risultato di quello che abbiamo costruito insieme, con buona volontà e amore. Non siamo poi tanto diverse, né tanto male. Io sono soddisfatta di quanto ho fatto. E tu?
Bene! Visto che le cose stanno così , riprendiamo dal punto in cui ci siamo lasciate, cara amica mia. Questa volta, visto che non abbiamo impegni improrogabili, con più partecipazione da parte di entrambe. Si va! E chi vuole seguirci, lo faccia.
Poppy.
Poppy è un grazioso gattino maculato, bianco e nero ,che è entrato a far parte della famiglia poco più di un mese fa.
Fatta la premessa che il mio amore per gli animali si ferma fuori della porta di casa, non tollerando alcuna coabitazione per una questione di igiene e di rispetto per gli esseri animali che hanno bisogno del loro habitat naturale e dei loro simili da cui non bisogna separarli, vi spiego la mia soluzione al problema.
Tutto è iniziato circa 15 anni fa, durante le vacanze estive a Palinuro.
Dopo l’intera giornata trascorsa al mare, la sera, dopo l’indispensabile ristoro e riposo, eravamo soliti ritrovarci con gli amici a casa di uno di loro la cui abitazione era dotata di un fresco ed accogliente patio, luogo ideale per piacevoli conversazioni, tornei di carte , grigliate e quant’altro.
Una sera, un gattino di pochi giorni per sfuggire ai gatti adulti saltò sulle gambe di mio marito. Da quel momento nacque l’amore. Fu curato e nutrito sino al giorno della partenza. E poi? Dove sarebbe finito? Sarebbe stato lasciato a se stesso in quel giardino la cui casa sarebbe rimasta disabitata. Gli amici insistevano affinchè venisse con noi. Ma io ero irremovibile: mai e poi mai un gatto in casa. Da ragazza avevo studiato con un’amica che aveva un gatto e non tolleravo i suoi salti improvvisi sui nostri libri. Inoltre le mie narici ne percepivano l’odore non appena entravo in casa. Quindi … NO! E poi NOOOOOO!!!!
Invece volete sapere cosa successe?
Il giorno della partenza, fuori la porta trovai il gattino con un fiocco rosso alla gola,in uno scatolo di cartone. Mi guardava con occhi supplichevoli.
Signori cari, cosa dovevo fare? Quegli occhioni parlavano da soli. Tacqui e il mio silenzio equivalse a tacito assenso e iniziò così la mia avventura con i gatti. Chèry, ,gatta femmina, mi capì al volo e sia durante il viaggio che a casa non diede alcun fastidio. Ubbidiente, restò fuori sul balcone senza mai entrare in casa se non dopo permesso . Imparò a scendere nel giardino, andandosene a zonzo per poi ritornare. Non ho mai sacrificato la sua libertà come lei la mia. Da adulta partorì 2 gattini : Megghi e Minù. E’ morta di parto alla seconda gravidanza, aborto ritenuto di 6 gattini. Mentre i gatti di cui sopra, dopo vicissitudini varie, si sono allontanati per non fare più ritorno a casa.
Si sono susseguiti nel tempo altri gatti, sempre alle stesse condizioni, curati e alimentati ma liberi di andare e tornare, sino ad arrivare a Nerina, la mia gatta preferita, dolce e tranquilla che dal balcone seguiva ogni mio passo, e Nerone , suo compagno,degno esemplare di felino nero con adeguati attributi. Da loro l’altro anno nacquero: Nerino, Bernj,Bianca e Willa. Contemporaneamente Macchietta, figlia della precedente gravidanza di Nerina, partoriva altri 4 gattini:Zorro, Striscia, Diablo e Penelope. A questo punto signori cari la cosa non era più sostenibile .Undici gatti + qualche accolito sul mio balcone ormai fuori uso e nel mio giardino + le lamentele dei vicini. Allora mi sono rivolta all’Asl e, denunciando di avere una colonia felina nel mio giardino, ho provveduto a sterilizzarli. La situazione parve tranquillizzarsi come pure il numero dei miei gatti, ai quali chiaramente l’intera famiglia si è legata al punto da preoccuparsi per l’ assenza di qualcuno.
Per le vacanze estive sono stati affidati alle cure di un vicino. E voi mi chiederete e allora?
Ok, vediamo al dunque. Un mesetto fa , Emanuela, mia figlia – quella che si occupa principalmente di loro -, mi portò un gattino appena nato, trovato in giardino. Le ingiunsi di riportarlo dove l’aveva trovato perché sicuramente la mamma si sarebbe spaventata per l’assenza del piccolo. Mentre discutevo con lei per convincerla ad ubbidirmi, si presentò la mamma, Brutta come era stata chiamata per antonomasia. Madre e figlio restarono solo un giorno con noi perché la gatta, diffidente, lo portò via.
Dopo alcuni giorni il mio vicino di casa, li ritrovò. Il piccolo accanto alla mamma morta. Oh Dio! NO! Non poteva essere. Il suo pianto mi straziava il cuore. Mio marito lo prese e lo pose in un cesto, fuori, sul balcone. Pianse per tre giorni consecutivi e…io con lui! Non si lasciava accarezzare, scappava da tutte le parti, si fermava solo davanti al piattino della pappa.
Io non ho desistito, lo bloccavo e l’accarezzavo a forza. Così pian piano si è convinto, ha risposto alle nostre attenzioni ed ora gioca felice e beato con tutta la famiglia. Sembra una polpetta con quella pancia enorme, da cui Poppy come è stato chiamato. E’ la nostra mascotte. Una pallina che rotola con quattro zampette che cerca di mordicchiare, proprio come fanno i bimbi con i piedini. Non solo le sue zampe ma anche le dita nude dei nostri piedi nei sandali sono i suoi preferiti. Ora tutto bene. Dimenticavo di dire che la situazione globale si è ridimensionata. Degli 11 e più gatti ne sono rimasti solo quattro : Striscia, Willa, Tigro e Bianca. Saltuariamente Nerone e Diablo. Gli altri si sono allontanati o avvelenati dagli insetticida spruzzati sulle piante? Non si saprà mai. Vivo in campagna e questo fa parte della legge del più forte di Darwin, il più forte sopravvive.
Ah, dimenticavo di dirvi che ho potuto constatare come il mondo animale non abbia nulla da invidiare all’uomo. Nerina era una mamma eccezionale: ha provveduto ad allattare oltre i suoi 4 gattini anche gli altri 4 della figlia Macchietta, investita da un auto, sacrificando la propria vita per loro., non li ha mai abbandonati ,difendendoli dai pericoli , dandoci piena fiducia permettendomi di assistere al parto e lasciandoceli sin dal primo momento). L’ho trovata morta sul vialetto di casa mentre ormai esausta aspettava il mio ritorno.
Quanto mi manca!
E poi si dice: sembri proprio un animale !
Mamme, prendete esempio! E poi maltrattiamo gli animali, li abbandoniamo per partire per le vacanze!
Vergogna! Prendiamo esempio da loro. Hanno molto da insegnarci, non credete?
Meditate gente, meditate!
L’estate.
Una stagione splendida, sole,cielo , aria, luce. Solo una come me può gioire e godere di tanti giorni lunghissimi , illuminati dal sole, del rosso di fuoco dei tramonti , del caldo che accompagna ogni movimento, in attesa del fatidico splash nelle onde del mare.
E’ chiaro che sto parlando delle vacanze, come è chiaro anche che per me la vacanza è sinonimo di mare. Sono una pesciolina di segno zodiacale e di fatto. L’acqua del mare mi rigenera nel corpo e nell’anima.
Il mio sogno segreto è di avere una casetta sulla spiaggia ,dove vivere alla Robinson Crousoe per intenderci o se vogliamo alla Camilleri nei suoi libri.
. Svegliarsi al mattino e correre a piedi nudi sulla spiaggia, una nuotata e via. E restare ad oziare nel silenzio, interrotto solo dal rumore dell’infrangersi delle onde.
Non è meraviglioso, gente?
Niente smog, niente traffico, niente urla, niente di niente. Solo natura, spiaggia, mare, sole e cielo…e il minimo necessario per vivere. Il compagno della vita, un libro, della buona musica, carte da gioco per distrarsi, pochi amici sinceri con cui condividere il tempo. E basta!
Manca qualcosa? No! A me basta così.
Invece mi guardo intorno e tutto mi suggerisce il contrario. Anche quest’anno.
Il residence è al completo; la spiaggia piena di ombrelloni e lettini in fila, allineati e coperti, la piscina brulicante di vocio di bimbi accompagnati dagli attenti genitori + qualche spavaldo nuotatore esibizionista di allenamenti invernali, e tante signore, dalla linea ed abbronzatura invidiabile, esposte ai raggi roventi del sole.
Tutto e tutti al posto giusto, tutto programmato.
Il pomeriggio, riposo, per poi riprendere le attività verso le 17,00 con un mare più tranquillo, con ombrelloni meno affollati, con persone maggiormente motivati a godere del paesaggio marino, bambini permettendo. E’ opportuno precisare che io non sono contro i piccoli pargoli; anche le mie pargole sono state piccole e al mare con me hanno avuto gli stessi comportamenti, solo che ora essendo tutti in famiglia di età cresciuta, non abbiamo più gli stessi interessi, preferendo io una vita contemplativa e riflessiva a quella dinamica e frenetica attuale di oggi.
Non parliamo poi di quello che succede di sera!
Dopo cena la ricerca spasmodica di qual cosa da fare. Pub, discoteche, soste interminabili lungo i bar al lungomare , piano bar, gelaterie vengono prese d’assalto sino a notte inoltrata, compresi i bambini di cui prima, trascinati per mano i più grandicelli, dormienti nei passeggini i più piccoli.
Il giorno dopo la stessa cosa, e poi ancora, e ancora e ancora.
E questa la chiamate vacanza?
Per ora anche la mia è simile a quella descritta ,non avendo possibilità di scelta, dovendo soddisfare anche gli interessi delle figlie non piccole, ma giovani donne ancora con mamma e papà , non volendo far loro trascorrere le vacanze da sole con amici. Mi taccerete di essere all’ antica. Fate pure, ma la nostra è una famiglia unita e si fa tutto in 4, nel bene e nel male.
Tornando a noi devo purtroppo constatare che la fine delle vacanze è coincisa anche con la fine di ogni tipo di balneazione con mia grande delusione. Non avevo riposto teli, costumi, sandali , borsone e quant’altro per averli a portata di mano in caso di partenze improvvise .
Invece mi ritrovo a settembre, sbiadita nel fisico e nell’anima, con la grigia stagione autunnale in arrivo, priva di emozioni. Sono già scarica. Il brio estivo è sfumato in una mesta malinconia. Chi mi aiuta?
Il marito forse potrà servire. Una partita a carte mi aiuterà a distrarmi. La mente sarà impegnata in altro.
Domani è un altro giorno ha detto qualcuno, e con questo proposito mi avvio.
Salve cari, alla prossima.
Una serata di riflessioni.
Non mi capita spesso di restare da sola. Stasera è una serata eccezionale.
Il marito è allo stadio con Emanuela, la figlia piccola, mentre la grande, Daniela, è con il fidanzato al matrimonio di un’amica, io in casa con i gatti fuori, sul balcone, in attesa della partita .
La mente, che non sta mai ferma , mi riporta lontano nel tempo e la mia vita , come in un film, comincia a passare davanti agli occhi, come quando da piccola, la sera , a letto prima di addormentarmi, le ombre della stanza, proiettate sul soffitto, andavano a creare tante storielle, a volte belle, a volte da incubo.
Infanzia,adolescenza, liceo, università, specializzazioni varie, matrimonio d’amore, lavoro scelto secondo le mie aspirazioni e quindi per me gratificante, figlie volute ad ogni costo, e da tre anni precoce pensionamento ( causa patologie invalidanti ) non ancora metabolizzato.
Complessivamente posso però ritenermi fortunata. Ho realizzato quanto volevo, nel sociale e nel privato , solo con uno stop improvviso e inatteso.
Nel privato una famiglia unita, ritenuta da tanti una famiglia modello. In merito non mi pronuncio. Un marito, conosciuto a 17 anni, con cui ho condiviso come si dice il bene e il male; figlie adottate in tenera età ( circa tre mesi la prima, 15 giorni la seconda) volute nonostante il parere avverso della natura ed io con la mia voglia di fare di tutto e di più, di vivere la vita con amore, di andare incontro al prossimo con amore. Con amore ho lavorato, con amore ho lavato, stirato, cucinato, accudito alla famiglia, alla casa, insomma sempre con amore ho fatto tutto. Per me, se non si è capito , la molla della vita è l’amore.
Non sono matta. E’ la mia filosofia di vita. Mi piace inquadrare il mondo così. Mi piace trasmettere valori in disuso che rendono l’uomo degno del nome che porta e lo fa distinguere dalle bestie, valori trasmessomi dal mio amato genitore e dalla di lui degna moglie e amata madre. Con loro sono cresciuta forte, le traversie della vita, che non sto a raccontare, non mi hanno mai abbattuta, sana nello spirito e nella mente (secondo i miei criteri di valutazione s’intende) , contenta di quanti e quanto mi circonda, non fuggendo le difficoltà, ma affrontandole con decisione e coraggio.
Il risultato eccolo qua, una donna con il volto e il fisico segnato dal tempo ma con occhi ancora vivi in cerca di altre mete da raggiungere.
E questo è il problema.
Cosa si può fare alla mia età? Niente lavori materiali, mai fatti e mai rientrati nelle mie aspirazioni. Hobby sì certo, a iosa, ma nient’altro.
Potrei….potrei, potrei mettere mano alla penna e con la mente raggiungere le mie mete preferite, spaziare nel tempo con la mia birbante fantasia….”il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”, alla Kant . Ecco ho trovato, miei cari! Questo sì che mi piace. Voglio filosofare, a modo mio , unendo realtà e fantasia.
E comincio così, con questi brevi racconti.
Sono stralci di vita , la mia, che vi rimetto .
Magari troverò chi li condividerà e mi vorrà rileggere.
A lui dico ciao…e aspettami.
Cuore di mamma.
Sei arrivata. Un batuffolo di pochi giorni con un caratterino energico che si è subito manifestato e che ti accompagna ancor oggi.
Sin da piccola sempre imbronciata, ridevi e scherzavi solo con noi ,la tua famiglia.
Non è stato facile farti capire la sincerità del nostro amore, farti accettare di essere i tuoi genitori adottivi. Certo è stato per te un trauma. Non chiedevi il perché della diversità del colore della pelle perché anche tua sorella era così ,per cui quando, nel vedere una cavalla incinta ,mi hai chiesto: mamma anche per me è stato così ? ed io ti ho rivelato la verità, è crollato il mondo ed io con lui. Ti siamo stati vicini io e tuo padre non ricordo più per quanto tempo per farti assorbire tutto il nostro bene. Anche mia madre, la nonna per cui stravedevi. Abbiamo chiesto aiuto ad una psicologa . Avvertivo la tua sofferenza e diffidenza. Solo a 12 anni, alla festa della mamma, mi hai accettato. Mi hai scritto una lettera su di un foglio di quaderno che conservo gelosamente nel mio cuore e nel cassetto. Quanto abbiamo sofferto! Forse ha ragione tua sorella quando dice che perché più piccola ti abbiamo viziato se non riesci a capire che il nostro è solo amore incondizionato, e che ogni nostro divieto è espressione di protezione dalle brutture della vita.
Siamo genitori adottivi. Questo non cambia proprio nulla.
Cosa c’è di strano? Voi non avevate i genitori e noi non avevamo figli. 2+2 fa 4 ed è nata la nostra famiglia.
Una famiglia normale, comune, io invece dico straordinaria. E sai perché? Perché abbiamo dovuto affrontare difficoltà di ogni genere e natura, risalire abissi inimmaginabili per genitori normali. Dubbi, paure di abbandono, cattiverie “ innocenti “ di bambini che vi facevano ritornare da scuola in lacrime, la diversità del colore della pelle sempre presa di mira da coetanei e non, continue pugnalate ad un cuore indistruttibile, il mio . Un abbraccio, un bacio e la cosa finiva lì. Ed ogni volta si dormiva abbracciati per rassicurarvi che niente al mondo avrebbe potuto strapparvi a noi. Il nostro amore, mio e di vostro padre, come il marmo non è stato e non sarà mai scalfito, qualunque cosa accada.
La nostra storia è semplice.
Il matrimonio ha coronato un lungo e felice fidanzamento.
Il nostro progetto di vita era quello di creare una bella famigliola con bambini, in un contesto familiare caldo e accogliente, anche dal punto di vista economico per poter condurre un’esistenza confortevole in tutti i sensi.
Il lavoro arrivò quasi subito e anche consono alle mie aspettative. Il bebè no! Visite mediche e cure non diedero alcun esito, solo un falso allarme che ci lasciò più male di prima e con l’intento di avere un figlio al più presto possibile.
Non avevamo mai pensato all’adozione. Non so perché. E all’improvviso l’idea ci apparve chiara nella mente. Perché non adottare un bimbo ? Avevamo tanto amore da dare! E avremmo coronato il nostro sogno.
Così dopo la preparazione dei documenti richiesti , il volo in Brasile, è arrivata Daniela, di circa tre mesi, sottopeso, disidrata e malnutrita . Alquanto bruttina. Non era certo il bimbo che aspettavo. Ma se Dio l’aveva mandata a noi, con noi sarebbe stata sempre. Furono queste le parole che passarono nei nostri occhi.
E così fu.
Neppure il tempo di tenerla tra le braccia per farle prendere la prima poppata che reclinò la testa all’indietro,priva di conoscenza. Una corsa in clinica con il cuore in gola dove le furono praticate subito tutte le cure necessarie. Restammo con lei sino alla chiusura della struttura. Poi andammo via, lasciandola addormentata ma serena.
. Al mattino seguente,la nostra piccola ci accolse con un grande sorriso e conquistò subito i nostri cuori. Essendo di costituzione forte, in breve tempo recuperò, trasformandosi in un amore di bimba che tutti ci invidiavano.
Così siamo vissuti per 4 anni. Una vita serena. Dividevo il mio tempo con lei, il lavoro e la casa. Tutto ok!
Daniela cresceva forte, bella, solare e socievole. Le piaceva stare con tutti e giocare con i cuginetti coetanei.
Un giorno mi chiese di comprarle una sorellina.
Oh, Dio e ora cosa faccio? Non mi aveva mai fatto domande accettandoci naturalmente, spontaneamente.
Presi la palla al balzo e in termini semplici ed adeguati all’età le spiegai le modalità del suo arrivo che la lasciarono serena e tranquilla. Nessun trauma, perlomeno in apparenza. Contemporaneamente valutammo la possibilità di un secondo figlio. La cosa ci attirava molto. Saremmo stati più felici, si può dire più felici? Sì perché il rafforzativo rende bene l’idea.
Stessa prassi, stessi documenti, stesso iter e sei arrivata tu.
Di pochi giorni. In buone condizioni di salute. Kg.3 di peso, 50cm di altezza, 15 giorni di età. Che volevamo di più? La ciliegina sulla torta.
Dormivi di giorno e strillavi di notte. Così per tanto tempo, non ricordo più quanto. A questo si aggiunse il vomito abituale che ti ha accompagnato per tre anni ed ancora ti capita nei periodi di raffreddamento. E Daniela? Daniela ti accontentava sempre lasciandoti i suoi giocattoli preferiti, ed anche noi per non sentire la tua penetrante vocina.
La nostra vita divenne molto movimentata. La notte non si dormiva, ma non importava Ci piaceva così. E ancor oggi rifarei tutto. Non rimpiangiamo niente. Abbiamo realizzato il nostro progetto di vita.
Da grandi tante volte abbiamo discusso di adozione. Se desideravate conoscere i luoghi natii, se c’erano curiosità circa i genitori biologici di cui non sappiamo alcunché, se, ipoteticamente messi di fronte ad una scelta ,cosa avreste fatto per capire ,condividere e magari risolvere eventuali problematiche. Io vi ho sempre detto che non vi avrei mai impedito di andare. Ma so che se ciò dovesse accadere, sarebbe la fine. Il mio cuore andrebbe via per sempre, con voi .
Tu Daniela, che sei la maggiore, hai sempre affermato che per te non ci sono problemi e di non nutrire alcuna curiosità verso un mondo che non hai mai conosciuto, hai conosciuto solo noi e non vuoi altri,siamo e saremo sempre la tua unica famiglia. Però ami incondizionatamente l’America, meta del tuo prossimo viaggio di nozze e questo non mi sorprende. Ci sono affinità innate e inconsce che non conosci nemmeno tu ma che io percepisco effettivamente. Ed è giusto che sia così.
Tu Emanuela, invece, non hai mai nascosto il desiderio di conoscere i luoghi natii ed il desiderio di cercare i genitori biologici,se esistenti, cosa questa che pur con dolore cercheremo di soddisfare, appena possibile. Abbiamo solo bisogno di tempo.
Ascoltando un programma televisivo riguardante l’adozione , le parole di una ragazza intervistata in merito mi hanno lasciata in lacrime. Alla ragazza intervistata mancava il contatto fisico con la madre biologica , il ritrovarsi nei suoi tratti somatici, nei suoi atteggiamenti, anche se dichiarava di essere legatissima ai genitori adottivi. E questo mi ha fatto male perché so benissimo che anche per voi , figlie mie adorate, è così. Possiamo aver fatto di tutto e di più ma a questo non ci è dato supplire.
Per i vostri progetti di vita , non mi sento di dire di essere stati in grado di fare gran chè.
Siamo riusciti ad inculcarvi il senso dell’unità familiare e, penso e spero, anche dei sani principi morali. Con l’ esempio e l’amore con cui abbiamo affrontato ogni difficoltà, con le litigate che sono parti integranti del mènage familiare ma che non ci hanno mai divisi siamo arrivati sino ad oggi , quattro persone adulte . Non siamo perfetti, né mai lo saremo ma abbiamo da parte nostra, sono presuntuosa lo so, Colui che tutto può e l’amore che ci accompagna sempre. Questa è l’eredità che vi lasciamo.
Avrei voluto per voi qualcosa di più. Invece come tutti i giovani avete preso la vita con calma, testimoniando perfettamente l’aforisma relativo al fatto che i figli non appartengono ai genitori e che comunque seguiranno la loro strada.
Questo è vero. Però devo constatare che non è stato così per te Daniela che hai voluto ubbidirci troppo sacrificando i tuoi sogni, una volta per tuo padre ed una volta per me. Volevi studiare musica e ti lasciasti influenzare da tuo padre che ti disse che sarebbe stato difficile conciliare studi e musica, lesionando la tua autostima, cosa questa che non riesco a perdonargli perché si è sempre comportato come il padre nei suoi confronti. La sua esperienza negativa non gli ha mai insegnato niente. Per cui io cercavo di costruire e lui disfaceva. Da parte mia il mio errore è stato di non permetterti la frequentazione del liceo artistico perché non mi piaceva l’ambiente promiscuo della scuola. Il risultato è stato l ‘iscrizione ad una facoltà universitaria (sociologia) che non ti è mai piaciuta con una permanenza decennale senza esito. Oggi ho una figlia con doti canore eccezionali da fare invidia e che mi fa rabbrividire e commuovere ogni qualvolta che canta, che non ha potuto realizzare il suo sogno. E ciò detto da professionisti che ascoltandoti ti dicono sempre di coltivare la tua splendida voce .Tu sorridi e taci. Ormai è tardi lo so. Tra mesi ti sposi e prenderai il volo, andrai per la tua strada, ma una cosa la devi fare. Me l’hai confessato e questa volta non impedirò la tua decisione e se posso ti aiuterò. Vuoi fare la wedding planner, l’organizzatrice di matrimoni ed io ti auguro di cuore che tu lo diventa, per te e per me che voglio renderti felice. Di fantasia ne hai da vendere, non hai che da metterla in pratica. Buona vita a te!
Mentre con te, Emanuela, secondogenita, che resti sempre la piccola della famiglia, la bella addormentata che si porta sempre dietro la differenza di fuso orario tra i nostri due continenti dormendo sino alle 13.00, il discorso è stato ed è diverso. Devi sempre fare di testa tua. Per la scelta della scuola non ci sono stati problemi visto che il liceo scientifico è stato di tuo gradimento. Il corso universitario l’hai scelto tu, quindi tutto ok. Ma hai sempre fatto il minimo necessario. Se ti esortavo, dietro sollecitazione dei professori, a fare di più, studiavi di meno. E ancora oggi è così. Gli esami universitari, li prepari in tre giorni e li superi senza difficoltà, quando ne hai voglia. In casa mi aiuti , intervieni nelle cose tecniche essendo particolarmente portata per le tecnologie moderne, sempre secondo i tuoi tempi.
Sempre per il tuo carattere fermo, deciso e coraggioso, quando sono stata molto male con le ulcere trofiche da diabete agli arti inferiori mi hai fatto da infermiera sostituendo il medico nelle medicazioni , diventando da allora la mia assistente . E ora non posso fare a meno di te, che sei in grado di capirmi senza parole.
Sempre per quel tuo caratterino che non so se apprezzare o no, sei permalosa , ti arrabbi per un nonnulla per cui bisogna dosare le parole altrimenti succede il finimondo. Stessa cosa su quasi tutti gli argomenti affrontati, non accetti vedute più tradizionali. E ciò mi spaventa perché per come sei, sei portata ad anticipare esperienze che sicuramente ti faranno male. Perché devi provare per soddisfare la tua curiosità. Ed io tremo all’idea di vederti soffrire per un’esperienza negativa. Tu non lo pensi mai, io sì.
Ciò mi fa male perchè se da un lato i nostri caratteri sono simili,d’altro siamo lontane mille miglia. Volutamente mi escludi da ogni tipo di confidenze. Agisci solo di testa tua e questo mi fa stare in ansia. Non è questione di obbedienza alla mamma ,è questione di fiuto di mamma. Se mi permetto di parlare è per cognizione di causa. Anche con il tuo nuovo ragazzo. Non l’ho accettato in casa perché, conoscendoti bene ,non so quanto durerà . Non voglio creare legami con lui e la sua famiglia per evitare dolori. Eccomi, ho messo a nudo la mia anima. Ecco perché non riesco quasi più a parlarti senza urlare. Meglio dare tempo al tempo. Il futuro aspetta. Chi vivrà vedrà!
Eccomi .
Io sono questa, con le mie ansie , con le mie gioie, con i miei silenziosi dolori e le tante attese. Mille sentimenti che fanno a pugni, un cuore solo, il mio, di mamma.!
Vi voglio bbbeeeennnnneeeeeeeeeeeeeee!
Il mio lavoro.
Il lavoro nobilita l’uomo .
E questo è vero. Il mio mi ha arricchito tanto.
Da piccola il mio sogno era quello di essere una persona importante, di arrivare al primo posto nel mondo della cultura, del sapere. Perché mi piaceva e perché piaceva a mio padre, lo sapete. Con la laurea in filosofia mi sentivo e mi piaceva essere….nelle nuvole. Mi immaginavo, di notte, a passeggiare su immense distese erbose, , guardando un cielo irradiato di stelle e, meditando sulle cose misteriose dell’essere, annotare sul mio quadernone iperboliche disquisizioni.
Poi con la scuola superiore post-laurea di archivistica, paleografia e diplomatica,all’ Archivio di stato di Napoli, inforcate grosse lenti di ingrandimento , mi trasformai in una dotta interprete e traduttrice di testi antichi. Mi sentivo Dotto dei sette nani.
Ma non finì lì. Non avendo ideato alcuna nuova teoria filosofica, vedendo svanire anche il lavoro di archivista,soffiatomi da una collega, ripiegai sull’insegnamento. Sarei stata un’ottima insegnante. Avrei contribuito alla formazione di tante giovani vite, plasmando le loro menti di nozioni e valori avviandoli alla vita, quella vera.
La laurea da sola però non era sufficiente, occorreva acquisire nuovi punteggi e il diploma di assistente sociale ,facile meta successiva,servì allo scopo aggiungendo ben tre punti a quelli della laurea , permettendomi così di accedere all’insegnamento.
Sessanta giorni a scuola bastarono a farmi capire che l’insegnamento non faceva per me . Anche se ero stata ben accolta dai ragazzi delle superiori, dagli alunni del corso serale (supplenze, s’intende), non era quello che volevo. Io volevo capire le persone, il loro comportamento , le loro motivazioni, questa era l’unica cosa che mi interessava. Questa era la risposta che davo a chi mi chiedeva della mia scelta relativa alla facoltà di filosofia. Perché filosofia e non psicologia, chiederete allora. Perché non mi sarebbe stato possibile frequentare i corsi di psicologia che si tenevano a Roma. Mica nel 1972 una ragazza diciottenne poteva tranquillamente viaggiare da sola o pernottare fuori casa? Chi è questo genitore sciagurato che dice di sì? Il mio adorato padre (e questo anche vi è noto) ,nonostante la modernità in fatto di donne ,non l’avrebbe accettato ed io non lo chiesi neppure. Così mi laureai in filosofia con molti esami e tesi in psicologia e 110 con lode e bacio accademico. Hurrà!
E ora cosa avrei fatto? Non ci fu molto tempo per riflettere. Finita la seconda supplenza, arrivò la terza in una scuola media e contemporaneamente un contratto annuale nel comune di Napoli per assistenti sociali progetto “assistenza domiciliare anziani”.
Subito optai per il lavoro di assistente sociale. Tanto era per un anno . In seguito avrei deciso.
Un giorno, due, tre……non era male. Il contatto con la gente, mi correggo con vecchi trascurati, sofferenti, soli, che, dopo la diffidenza dei primi incontri, mi accoglievano con un sorriso, anzi mi aspettavano, mi riscaldava il cuore. Mi faceva bene anche se ero scesa a compromessi con la lingua italiana che aveva lasciato il posto al dialetto napoletano, più comprensibile alla mia utenza, come mi rimproverava la mia amata mamma.
Passato il primo anno, il contratto fu rinnovato ancora per un anno e le mansioni estese a tutti i campi del sociale, l’anno successivo ancora e poi al IV anno, diventando di ruolo con contratto a tempo indeterminato, diventò definitiva anche la mia scelta. Quello sarebbe stato il mio lavoro. Assistente sociale a vita! Riposi la laurea nel cassetto, senza rimpianti, giuro.
In un ambiente di gelosie e d’invidia nei miei confronti perché laureata, tacciata di mancata preparazione e professionalità, osservavo con attenzione il comportamento delle saccenti colleghe per apprendere tecniche e metodologie , a loro dire, a me sconosciute. Invece in breve tempo risultai vincente. L’utenza mi preferiva e mi seguiva. Ed io ero al settimo cielo.
In trentatrè anni di attività sono passati nella mente e nel cuore tantissime persone: bambini, adolescenti,giovani , coppie di sposi, adulti, anziani con problemi di ogni genere e natura . Per tutti ho fatto di tutto e di più, guidata da un unico codice: quello della giustizia e dell’amore. E la riconoscenza, la stima e il rispetto dell’utenza, dei direttori scolastici, dei professori, dei magistrati, di quelli con cui o per cui lavoravo,era la ricompensa che dava quotidianamente forza morale alla mente e allo spirito ed energia alle mie gambe per essere , condividere, alleviare e risolvere (?) quotidianamente le sofferenze umane, affrontate con empatica partecipazione. Così la mia vita trascorreva , per me soddisfacente normalità :50% alla famiglia e 50% al lavoro. Nessuna interferenza tra i due settori, ma una cosa in comune: il mio cuore. Forse per questo si è ammalato. Forse per questo e per altri problemi sono stata fermata e ho dovuto lasciare . Troppo presto. Ancora oggi mi dico: troppo presto.
Poi il vuoto. I primi tempi è stato insopportabile.
Mi sentivo inutile. Passati i giorni della malattia , seguirono giorni e giorni senza senso, non potevo essere utile a nessuno. In casa la routine familiare, che non mi era mai pesata prima, ora mi deprimeva sempre più. Non mi mancavano le colleghe quanto la gente comune, con i problemi comun i , il mio pane quotidiano.
Oh Dio, quanto ci ho pianto!
Poi ho capito (dopo tre anni). L a mia vita non sarebbe finita. Ogni giorno ha un valore incommensurabile di fronte a cui nulla valgono sofferenze e dolori ..Avevo perso tante persone che credevo amiche, ma mi restava l’insostituibile famiglia per la quale vivere e continuare a lottare, ed un’intera classe di AMICI VERI (quelli del liceo) , ritrovati dopo 30 anni di lontananza “vicina” perché sempre gli stessi , invecchiati nel corpo ma giovani dentro, con un cuore palpitante all’unisono con il mio, come allora.
E allora ho aperto gli occhi ed ho deciso, sofferenze a parte, di continuare a lavorare.
Come e con chi, chiederete.
Con me, con loro, con voi, con la famiglia.
Lavorerò. Per chi mi sta accanto, per chi mi vorrà ascoltare, per chi avrà bisogno di me, del mio sostegno, e perché no, delle mie frenesie, perché non mi stancherò mai di affermare la mia frenesia più bella: che la vita è un dono meraviglioso, che va amata e rispettata, in ogni sua espressione e in ogni individuo, dal primo essere umano all’ultimo. Gli ultimi saranno i primi è stato detto, chi dà da mangiare ad uno dei miei fratelli l’avrà fatto a me, anche questo ci è stato detto, quindi di cos’altro abbiamo bisogno per abbandonare ipocrisia , ladrocinii, egoismi, eccidi, supremazie e tante altre porcherie che uccidendo la nostra umanità ci trasformano in tanti Caini, si può dire Caini? Io lo dico per rendere meglio l’idea.
La società sta andando a rotoli e noi con lei. L’aggravarsi della disoccupazione, l a mancanza di lavoro e la conseguente perdita di dignità , distruggendo le risorse intellettive e materiali dell’uomo annullano lo sviluppo della società.
Quando lo capiremo? Quando troveremo la strada per investire?
Per investire nelle nostre risorse, nelle nostre menti, nelle nostre capacità e finirà la dannata corsa all’accaparramento di ricchezze a discapito degli altri?
Si potrebbe continuare, ma mi fermo qui.
Una noce nel sacco non fa rumore, ma tante sì.
Fine.
Sabato bestiale
Una giornata di sole, anzi un pomeriggio di sole.
Mattinata tranquilla, serena, soddisfacente e ricca di emozioni .
Sono stata al matrimonio di una coppia di cari amici, e sono felice per loro perché conosco le difficoltà che hanno incontrato e superato per arrivare a oggi .
. Rientro in famiglia e qualcosa cambia.
Il sole è sempre lì a riscaldare la stanza ma non il mio cuore. C’è qualcosa che prende l’imboccatura dello stomaco e stringe.
Fa male e non conosco il motivo. Sono insoddisfatta.
Un sabato come tanti altri eppure sento il bisogno di qualcosa che non c’è.
Non ho nulla da fare, e la testa proprio non vuole stare ferma. Ecco,lo sapevo, driin..il telefono.
Non ho più tempo per me, per pensare, per leggermi dentro, per capirmi.
Silvana, Maria Antonia e tu marito mio, arrivate tutti , uno dopo l’altro, ad allontanarmi da me stessa . E tu , Dio, che segui ogni attimo della mia vita , anche questa volta sei intervenuto, al momento giusto, e , distraendomi con i problemi degli altri ,mi fai dimenticare i miei, se ci sono. Tanto a quelli ci pensi Tu!
Silvana è la mia amica di nazionalità russa, ex badante della mia amata madre, che da tempo ha il suo posto nel mio cuore e per la quale sarò sempre un punto di riferimento stabile sino a quando ne avrò le forze . La mia famiglia rappresenta per lei “ la sua famiglia italiana” e non deluderò certo le sue aspettative. Mi parla della malattia della sua signora ( il morbo di Parkinson) che le procura continui problemi che non riesce a fronteggiare da sola. Ha bisogno d’aiuto e la rimando ai familiari. Non si può abbandonare una persona anziana,lasciandola sola alla badante e viceversa non si può lasciare la badante sola con un anziano malato e sofferente.
Sembra risollevata dal mio consiglio. Ci salutiamo.
Poi di nuovo il telefono. E’ Maria Antonia, ex mia collega e amica, sicuramente leale e sincera nei miei confronti, alla quale, nel momento del bisogno, ho cercato di dare forza e serenità ,a parole non di più, essendo fisicamente impedita nei movimenti ,mentre mio marito l’ha indirizzata verso le persone giuste.
E infine tu, marito mio, che mi sorprendi sempre con quella variabilità di umore che ti è consona, e la capacità di non capire i miei stati d’animo, anche dopo tanti anni insieme per cui alla fine, stanca, lascio correre . Niente di grave, no. Ma io sogno quei vecchini che continuano a tenersi teneramente per mano, e per mano vanno, vanno , per sempre.
E alla fine è sera, dopo lintervallo di una visita di amici di vecchia data, visita che non ha mutato il mio umore capriccioso che mi riporta agli stessi insoddisfatti pensieri di prima. Le cose cambiano, la realtà è mutevole. La vita va, anzi corre.
. Anche questa amicizia è andata. C’ è ma potrebbe non esserci e non cambierebbe nulla . Come la gioventù, è andata, non c’è più . Ma non è triste. Per fortuna c’è un cuore che ama indipendentemente dalle persone mutevoli e dagli accadimenti indifferenti o d’interesse . Accorgersi di essere diversi, di sentirsi un passo più in là, di poter fare a meno, di non aver bisogno di , di non fare al fine di, … ed essere sereno , pago , in pace con se stessi nel cammino della vita è una conquista della maturità .
Condividere ma essere oltre.
E questo è bello. Perché la vita è bella. Perché è bello dare senza aspettare. Perché sai che non sei solo, che c’è chi ti segue in silenzio senza farsi accorgere . Basta sentirlo. Questo, mi direte , è follia.
Invece no,amici miei cari, per chi vuole seguire le mie “allucinazioni”, è un invito ad ascoltare, nel silenzio dell’anima, la voce di Dio che parla, come nel mio sabato bestiale.