L’olio del nonno.

Ci si alzava presto,alla prime luci dell’alba,si aspettavano le altre lavoranti  davanti al fuoco scoppiettante ,dove la pentola per l’orzo era già pronta e, dopo il buongiorno  e una tazza di orzo fumante ,si partiva tutti insieme.

Le più giovani canticchiavano mentre si inerpicavano su per il sentiero fangoso,irto e scivoloso.

Le più anziane sprofondavano con le loro scarpe larghe e consunte nel fango e talvolta imprecavano contro il destino e la miseria.

Alcune venivano a piedi dal paese vicino altre con un carretto trainato da un asino.

Le più giovani le aiutavano a liberarsi dal fango e le canzonavano:

“Se c’era un bel giovane ad aiutarvi,non vi lamentavate di certo!”.

“Certo che no !” rispondevano loro ridendo e aggrappandosi agli arbusti della macchia mediterranea  ,che crescevano folti e numerosi tutt’intorno, per non cadere .Spesso qualcuna di loro scivolava e si imbrattava anche il vestito di fango ,che ripuliva alla meglio con ciuffi d’erba stappati lungo i cigli del sentiero.

Finalmente si arrivava nell’enorme uliveto.

Le donne piegate sulla schiena,con il volto rosso per il freddo e la posizione,con mani rese troppo  ruvide dal lavoro  più che dal tempo  ,con enormi grembiuli  ,con i capelli raccolti sulla nuca e un ampio fazzoletto scuro sulla testa, raccoglievano quei preziosi frutti maturi sparsi ovunque sul terreno , dal colore tra il verde,il marrone e il nero- bluastro,talvolta macchiettati,a volte striati e dicevano:

“Speriamo che il tempo si manterrà buono finchè non avremo ultimato la raccolta,così l’olio sarà di ottima qualità!Se arriva la pioggia,siamo rovinate!Le olive cadute marciranno un po’ e dopo la macina ,l’olio sarà acidulo a meno che non si rinunci a raccogliere tutte le olive rimaste per giorni sul terreno .”

“E come si fa?”rispondeva una delle anziane,che ogni tanto si sollevava per dare un po’ di sollievo alla schiena.La posizione,infatti, danneggiava la schiena e a lungo andare procurava dolore e fastidi.

“Se lasciamo tutto questo ben di Dio per terra,il nostro compenso si ridurrà di parecchio e addio olio per quest’anno. Dovremo usare solo lo strutto durante l’inverno.”

“Chi potrà permetterselo….”aggiungeva qualche altra.

“Ma che dite ?Volete lasciare il raccolto a metà?Non è possibile !” risuonava  la voce del fattore alle loro spalle,sempre guardingo e in ascolto.

“Non si recupererebbero le spese .E il tributo dovuto al proprietario del frantoio?Avanti belle mie ,che il lavoro è tanto e le chiacchiere fanno solo perdere tempo.E poi chi l’ha detto che pioverà in questi giorni?Su forza …. tra due ore c’è la pausa pranzo e potrete parlare di qualsiasi cosa ,ma ora  pensate a lavorare !”.

“Tranquillo, fattore!Raccoglieremo quanto più è possibile, finchè la luce ce lo consentirà!”

“Certamente !” rispondeva Annina,la nuova arrivata  ,che portava con sè sul lavoro un figlioletto di circa sette mesi e lo lasciava in una cesta sotto uno degli ulivi più grandi;quando occorreva si allontanava  per allattarlo e di tanto in tanto per controllarlo. Calcolava il tempo delle poppate con il sole  o con il pianto del bambino ,che si svegliava quando aveva fame.

Qualcuna per aiutarla versava di nascosto nel suo sacco parte delle olive raccolte per impedire che il fattore  la rimproverasse per il tempo sottratto al lavoro o le riducesse il compenso,già minimo in verità. Qualche volta la poverina se ne accorgeva e diceva :

“Grazie,Dio ve ne renderà merito!”

Ma non sapeva  mai chi ringraziare  di preciso,anche se aveva qualche sospetto. Poi abbassava lo sguardo e si concentrava sul lavoro,cercando di recuperare parte del tempo perduto. Talvolta le girava un po’ la testa ,non era molto forte fisicamente,mangiava poco e allattava più volte al giorno il suo bambino ,rischiava perfino di svenire ,ma continuava a lavorare per timore di essere licenziata. Quando riusciva a riempire il suo sacco come le altre ,era così felice che i suoi occhi brillavano come due stelle, in un volto sciupato e rosso per lo sforzo. Sapeva che in quel modo la sua razione d’olio ,almeno per quel giorno,era assicurata insieme a degli ortaggi e un po’ di pane biscottato ,come era nei patti. La nonna,conosceva bene la sua situazione e le aggiungeva sempre un litro di latte fresco. La paga per una giornata di lavoro ,era retribuita in questo modo.A fine settimana o in prossimità delle feste, il nonno aggiungeva un po’ di carne di maiale,delle uova e una bottiglia di vino.

Annina era la più povera di tutte  e la sua situazione era ulteriormente peggiorata da quando aveva perso il marito in un brutto incidente sul lavoro. Era rimasto imprigionato in una galleria ,sotto le macerie e i soccorsi  arrivati sul luogo in ritardo,non avevano potuto fare più nulla per lui ,se non recuperarne il corpo.

Quando non pioveva ,nel tardo pomeriggio accompagnavo il nonno al frantoio ,per la consegna dei sacchi raccolti in quella giornata. L’asino a stento riusciva a trainare il pesante carico. Talvolta si fermava ,sembrava raccogliere tutte le sue forze e poi procedeva verso il frantoio. Dopo anni conosceva la strada così bene ,che non occorreva guidarlo.

Giunti al frantoio bastava un fischio e due garzoni sbucavano rapidamente dall’interno, con abiti pieni di enormi macchie d’olio,e subito scaricavano il carico sotto gli occhi vigili del nonno,lo pesavano  e ne registravano il peso in un registro ugualmente macchiato come i loro vestiti dove  sia il nonno che il proprietario del frantoio firmavano.

C’era un odore forte ,pungente ed acre  di olive frantumate e spremute che ti stordiva,ma era bellissimo guardare quel flusso continuo di olio vergine  che sgorgava come un ruscelletto  dal colore tra il verde chiaro e il giallo ,dalla pesante ed antica macina di pietra. E tutti i contadini che aspettavano per portare a casa la quantità  d’olio spettante per metterla negli otri a  maturare. Qualcuno assaggiava l’olio nuovo  e diceva : “E’ una meraviglia ! E’ dolce come il nettare e sa di olive appena raccolte !Il prezzo quest’anno dovrà essere un po’ più alto!Mi raccomando ,passate la voce .Cerchiamo di metterci d’accordo nel mantenere il prezzo che il nostro olio merita e ricordate che se qualcuno, invece, ha fretta di vendere ,saremo tutti fregati!”

A volte i compratori erano già sul posto e contrattavano il prezzo dell’olio dopo averlo assaggiato su un pezzo di pane .Mio padre, che era uno dei migliori assaggiatori della zona ,invece,lo sorseggiava  e lo tratteneva un po’ in gola prima di ingoiarlo.Era il sistema migliore  per scoprire la minima traccia di acidità.

Aveva insegnato sia a me che al nonno questa tecnica di assaggio.

Per fortuna non tutti i compratori la conoscevano e spesso acquistavano a un prezzo normale anche olio leggermente acido.

La produzione migliore difficilmente veniva lasciata al frantoio di notte incustodita perchè poteva essere facilmente sostituita con una partita più scadente. Era già successo ai meno accorti. E allora si aspettava fino a tardi che l’olio fosse pronto ,dopo di chè si versava in otri di pelle di capra,la cui bocca veniva legata accuratamente con un grosso spago, e una volta sistemati sul carretto si trasportavano a casa ;si mesceva il loro contenuto in enormi otri di terracotta e si lasciava riposare finchè non arrivavano i compratori dal paese o dalla città vicina.

La vendita dell’olio portava a casa un bel po’ di danaro e ,quindi, anche un po’ di tranquillità perchè sapere che c’erano dei soldi per i momenti di difficoltà o di malattia,faceva sentire tutti più sereni.

Le lavoranti ricevevano ,come pattuito una porzione di olio buono ,il resto era di seconda scelta. E poi ogni sera potevano prendere un po’ di olive da portare a casa per lavorarle e conservarle per tutto l’anno.Il modo più frequente consisteva nello schiacciarle,denocciolarle  e conservarle, dopo un periodo di alcuni giorni in acqua e sale per l’addolcimento,in olio aromatizzato.Un altro modo consisteva nell’essiccarle al sole ed usarle  per accompagnare il pesce al forno o in bianco,per la pizza o altri piatti della cucina tradizionale cilentana.

C’erano giorni in cui mi piaceva andare su all’uliveto con il nonno ,ma mentre lui era occupato a controllare le lavoranti ,io mi soffermavo ad osservare ogni cosa.

Era bellissimo guardare quegli alberi maestosi che si ergevano verso il cielo con rami  enormi ,ricolmi di quel frutto pregiato. Alcuni erano più che centenari e il tronco ampio ,nodoso rivelava la loro età.  La proprietà,infatti, era stata tramandata in eredità per diverse generazioni  e quindi l’uliveto era davvero antico.

“Chissà quante storie  e segreti conoscono ,quante cose hanno udito e quanti amanti si sono abbracciati sotto la loro chioma ,giurandosi eterno amore?”

Mi chiedevo spesso queste cose dando ampio spazio alla mia immaginazione e così finivo per immaginare storie d’amore felici e contrastate,di fatica estenuante di gente semplice;mi sembrava di udire grida gioiose di bambini,ma  pensavo anche a storie di briganti e malfattori,di spartizioni di bottini sottratti con la forza e il sangue ….

La voce di qualche lavorante o del nonno interrompevano il flusso della mia  possente immaginazione.

“Vieni è  l’ora della pausa,dobbiamo mangiare qualcosa !Sbrigati!Che fai lì da sola?”

Dopo qualche minuto ero parte della loro compagnia.

Era fantastico sedere in un posto un po’soleggiato a mezzogiorno con tutte le lavoranti ed ascoltare le loro storie ,i loro aneddoti e tanti antichi proverbi cilentani ,mentre consumavamo un pasto frugale.

Ricordo che il nonno diceva:

“Quest’anno l’olio sarà più buono degli altri anni.Sentite che profumo !”.

E schiacciava un’oliva ,poi un’altra e l’odorava a lungo ,con intensità e  soddisfazione;sembrava inebriarsi .Poi assaggiava quelle più scure e di conseguenza più mature ,dopo averle strofinate un po’sui vestiti ,si avvicinava  e mi diceva: “Senti ,senti che profumo e che sapore!”

“Sì ,nonno,hai ragione .E’ una fragranza gradevolissima. L’olio sarà proprio buono quest’anno”.

“E se il tempo sarà clemente ,riempiremo tutti gli otri .Ricordati,cara nipote, che questo è il nostro oro,la nostra ricchezza!”

“Sì ,nonno !Sarà così,avremo il miglior olio del Paese quest’anno!”

Ricordo che  ciò lo rendeva felice ed orgoglioso della sua terra,del suo lavoro e del suo olio!