Non-poesia

Io, che ho consumato anni
a colorare carta di parole,
non scriverò un solo verso
per te.

Non c’è niente da dire,
nessun cadavere
– forse quello di un’anima mai nata? –
su cui piangere, la tomba è vuota:

non fiori, non opere di bene
saranno donati
ai nostri spettri, loro,
mai morti.


Sauvignon

Una mosca è caduta dentro
Il bicchiere di vino sul tavolo;
il mesto insetto si dibatte invano
come un naufrago in balia delle onde.

Lo sforzo è troppo, l’aria già manca:
a che serve ancora lottare?
Si lascerà infine annegare,
un nero dettaglio nell’ambra fluida di Sauvignon.

La medesima, dolce sorte
vorrei potesse toccare anche a me;
io che al vino mi aggrappo soltanto
per non affogare in ben altre paludi.


Cose di casa

C’è uno spazio,
nella mia mente,
vuoto come il posto a tavola
dove non ti siedi più.
Chiunque lo occupi, da quel giorno,
assomiglia sempre un po’ a te.

E quando ho tolto il piumone dal letto
– perché ormai è Estate, sai –
l’ho abbracciato stretto
fino a soffocare,
sussurrandogli l’addio
che avresti dovuto darmi tu.

L’accappatoio, poi,
ho dovuto gettarlo via;
l’immagine di te avvolto nel viola però
l’ho conservata.
Continuerò ad asciugarmici:
quella è fatta con spugna più resistente.

Cose di casa, queste, che
vorrei davvero poter chiudere
nello sgabuzzino,
oppure poggiare fuori dalla porta
insieme alla spazzatura.
Se solo ne fossi capace.