IL VIAGGIATORE

Osservo le persone muovere il niente intorno a me,
ognuna ha un suo spazio una sua dimensione.
Entro nelle loro vite ed esco: nessuno se ne accorge.
Sento i respiri, incrocio gli sguardi, imparo a conoscere le persone senza parlare.
Qualcuno scende.
Chissà dove va.
Rubo frammenti di apparenza : parole, gesti, espressioni, movimenti.
Ognuno inconsapevole partecipa a questo scambio.
Percorsi comuni, che si perdono nel nulla.
Spengo la musica per ascoltare meglio,
abbasso i miei pensieri per essere più attenta.
Mi lascio cullare dai rumori metallici, assecondo il lineare movimento
il paesaggio scorre veloce ed io con lui senza soffermarmi.
Respiro aria comune, cerco la mia nicchia
assumo posizioni naturali per risultare invisibile.
Attendo la voce robotica ed informale, è la stessa sempre,
non come i miei compagni, loro spariscono dopo ogni viaggio.
Si aprono le porte , le due realtà comunicano.
Lascio quel mondo mobile con i suoi equilibri e le sue abitudini.
Fino a che le porte si richiudono, le realtà si scindono
tutto velocemente corre via, lontano da me
come se non ci fosse mai stato.


L’INVASIONE DELL’ESERCITO DI BAMBOLE

Questa realtà ci offre codificati modelli a cui aspirar
per fare in modo che rimangano in pochi a pensare.
Per far trionfare l’apparenza
sul raggiungimento di spessore e consistenza.
Non siamo pronti a voler alterare
ciò che intorno non ci piace guardare.
Canali televisivi pieni di burattini senza talento
che cercano notorietà sfruttando ogni intento,
che predicano la dottrina per la quale bisogna prima arrivare
invece di perdere tempo a studiare.
Canali in cui sfilano capelli finti e corpi scolpiti
donne con i sederi non più appiattiti.
Uomini cosparsi di creme e lozioni
che si imbottiscono i pantaloni.
Tempo non più destinato all’arte e alla cultura,
ma al colore della capigliatura.
Se ti fermi un secondo,
realizzi che è così in ogni parte del mondo.
Tutti si svenano per essere uguali
faticando nel pompare gli addominali.
In questa società tutta superficialità
mi chiedo : “Che fine ha fatto la personalità?”
Dov’è finita l’imperfezione
che rende uniche le persone
dove abbiamo nascosto i difetti
che ci rendono speciali e prediletti.
La bellezza ormai omologata
da il via ad una parata
dove tutti identici e ritoccati
battiamo piedi e mani ai tempi dettati.
E mentre di aria si nutrono le bambine,
le donne corrono svelte a botulinare le rughine
che per carità farebbero trasparire la loro vera età!
Ciò che siamo veramente
non consiste nel digiunare assiduamente
per entrare in una taglia inesistente.
Dovremmo imparare ad esaltare le nostre specificità
che fanno parte della nostra famiglia, della nostra storia, delle nostre verità.
Non vale la pena perdere tutto per un bisogno di accettazione
da parte di quelle persone
che in fondo, soffrono dello stesso malore.
Di sicuro nessuno apparirà piacente
se non è in armonia con il cuore e con la mente.
Tutto questo, inevitabilmente
porterà pericolosamente
alla creazione di un esercito esistente
di gente costruita astutamente,
ad immagine e somiglianza del niente:
che purtroppo non si riconoscerà neanche guardandosi attentamente.
Così penso a voi, a voi che passate tutto il giorno in discoteca o in palestra,
ricordo a voi che oltre al corpo c’è anche una testa,
un’intelligenza, una sensibilità un pensiero:
la bellezza d’animo quella si che è rara davvero!
L’animo, il proprio essere non si può duplicare, non si ricicla
ma si coltiva con pazienza e fatica.
Esso è la discriminante, la più intensa separazione
tra le mille bambole e le uniche persone.


 

APOLLO E DAFNE

Amore sfuggente ed impossibile,
amore che conduce all’infelicità eterna.
Amore alimentato dallo sguardo,
dalle lente movenze del corpo,
dall’immaginazione.
Amore senza possibile soluzione,
vissuto e goduto,
intenso e palpitante,
amore quindi!
Paura di soffrire, paura per il domani
continua lotta con i dogmi con le verità altrui;
insopportabile peso l’amore.
Ricordo intenso, vivo
sostenuto dal cuore e dall’inverosimile capacità di emozionarsi,
di farsi completare.
Decisione di donare la propria anima evanescente
concretizzandola nell’ultimo passaggio
che rende definitivo ciò che non si può delimitare.
Ossessione e tragica fine.
Accettazione, pura accettazione, oppure follia.