Poesie
T’ ASPETTO…
Stridulo garrire riecheggia nell’aere
dipingendo scarlatta, sul finire, la sera!!
Il mio viaggio : deliri, attese, squarci imprevisti e ritorni,
essenze che sfuggono al tempo e dilaniano il cuore,
puro, struggente dolore..!
Rivedo l’amato casolare dove tu
mi ammaliavi col sentire e col parlare:
mi afferravi serrandomi la mano,
carezzavi il mio crine e mi cullavi tra terre e sogni lontani…
…Dove il cielo turchino rischiarava le nubi degli amori angustiati,
varcava le paure , rimarcava le aspettative,
ridisegnando col proprio corso l’avvenire nello specchio
dei tuoi occhi unica, inesauribile fonte
da dove essi stessi, freschi torrenti, dissetanti
lagune, mi spingevano suadenti all’amore e a indicibili istanti.
Fragile, inerme scricciolo, cosa cerchi di dire,
cosa ti aspetti che sia, l’avvenire?
Grondano fiumi di speranze in risacche ormai sature ,
ormai battute. Calde frequenze mi attraggono,
mi attanagliano da dove vorrei agilmente fuggire
per rivivere solo in te. Forti, inestricati aliti,
estesi cieli, infiniti ristagni di speme,
aspergete speranze future,
immergetevi il mio crine e il mio capo
che stremati, sospettan la tregua!!!
DOLCE AMAREZZA
Mi manchi quando ti cerco e non ti ho,
quando non riesco a carezzare
le rassicuranti spalle tue, porti sicuri
di inequivocabile ristoro;
quando non riesco a sfiorare
col palmo,
la delicatezza del tuo setoso crine.
Mi manchi, quando le mie labbra
non assaporano
l’essenza impalpabile
che esala dal tuo cuore,
quando non riesco a chiudere gli occhi
e a non immaginarti solo mio.
Mi manchi, così ogni volta
un po’ di più.
MADRE
Madre, già ti vedo avanzare in punta di piedi
e sorridendomi con teneri strattoni,
mi sussurri: è l’ ora, vieni fuori !
Poi ti porti via,
docile, austera, fiera di me,
come di sè lo stanco aratore
quando cogli occhi gode
del frutto del suo sudore e alfine
, al ciel si vota e intona
come estremo liberatore,
un centenario, gioioso canto
che spira dal cuore.
Balzi poi celere in cucina,
tra mestoli pentole e posate
s’ avverte in lontananza
un tintinnar di suoni noti,
di profumi che a dir poco
inebriano il palato e la fantasia.
Madre, madre mia!
E io giù dal letto,
d” un tratto mi ritrovo a te vicina
e t’ abbraccio,
con un affettuoso slancio
che afferra il mondo intero !
E ti ritrovo donna sincera,
giovane madre, amica vera,
e nei tuoi immensi, sereni,
trasparenti occhi
dove anche il cielo si specchia
terso e gaio,
anch’ io m’ affaccio
come pace a cercare
nel mio continuo, ansante, caparbio errare.