Laura Mechelli

Poesie


Pentimento

A volte dovrei invero tener chiusa la bocca
se la lingua mia rompe tutto ciò che tocca.
Meschina, lei alla ragione non dà retta,
a sputare il suo letale siero non aspetta.
Ti ha offeso, bruciato, deluso e risentito
lasciando il tuo ego di colpi tramortito.
Me ne affliggo oltremodo, adesso, Amore
che anch’io provo lo stesso tuo dolore.
Spero soltanto ormai, linfa della mia vita,
di poterti leccare, con la lingua, la ferita.


Un singolare dono

«Nonno mi racconti la storia del Velino
che, in una tiepida mattina di primavera,
incontrò lungo il suo cammino
la fulgente, cristallina, limpida Nera?».

«Andava, in un tempo da noi lontano,
il pastore Velino col gregge transumante
quando dalla rupe udì arrivare piano
un canto leggero, soave ed intrigante.

Stava una giovane fanciulla gentile e graziosa
tessendo di fiori e foglie una profumata collana
lo vide, sorrise la Ninfa divertita e curiosa,
e Velino subito l’amò, tra una rosa e una genziana.

Un amore pulito profondo eppur profano
che dispetto fece a Giunone divina:
“Una Ninfa non può, per fato, amare un umano
-sentenziò- quest’amore sarà la loro rovina!”.

Amara per la Ninfa fu l’immanente punizione:
in fiume Nera si vide trasformata, triste destino.
Non c’era per lei alcuna speranza o consolazione
di ritornare accanto al suo amato Velino.

Il pastore l’aspettava e non vedendola arrivare,
temendo ciò che poteva esserle accaduto,
da una vergine sibilla udì parole amare:
“Scorre giù dal monte il tuo amor perduto!”».

Il bambino stupito dalla storia incantata
chiese: «Raggiunse mai Velino la sua Nera?».
Il nonno intenerito: «Si trasformò in Cascata,
e saltando dalla rupe, si unì con lei la vita intera.

Bambino mio, di Velino e Nera segui l’ insegnamento:
chi s’ama va tenuto stretto in un perenne abbandono
lotta per lui e di lui vivi con passione e sentimento.
L’amore sia per te, per sempre, un singolare dono».