Memini (a zio Nino)

Fiori
– e bianchi –
sulla nuda pietra
– grigia.
Il gelo è caldo
– alito di gioventù.
A distanza di anni,
– edera perenne –
lei
– il cui sepolcro è sui ciotti –
viene da te
– e sospira,
risanando
la tua vita spezzata.


 Demiurgo

Lessi

Pagine bianche.
Fui io – e io sola

A imporporarti le guance,
a dare colore
ai tuoi occhi spuntati.
Io Ti ho ceduto ossa – le mie –
perché ti reggessi.
Vivesti – senza saperlo –
in quell’angolo ottuso,
tra due pareti bianche o color pesca.
Senza odori,
di spalle.
Bastavano quei tuoi capelli
per dare un manto alle stelle
e alla montagna di lava.
Gli occhi si chiudevano presto
nella gioventù che annulla il tempo.
Da allora, immoto il mio pensiero.
Acceso solo per raggiungerti.
Non so se senti ancora
l’eco lontana
d’un amore che non chiese.
Anche adesso,
esaurito l’inchiostro,
lei scrive.
Mi parla di te.


 

Tu sei

Segno di contraddizione tu sei
e vivi nascosta, alla vista di tutti,
stimata – e odiata parimenti.
Vesti i tuoi panni e le tue bugie
che graffiano te sola.
Eppure, i tuoi silenzi dolgono
più del Caos altrui.
Il mondo apprezza l’apparire sboccato
che tu non sei.