Poesie
-”Musica è…”
Sul pianoforte dai tasti bianchi e neri
scivolano sciami di policromi pensieri
note dissonanti protese nell’abbraccio
note colorate risplendon come raggio
s’ aggregano danzanti com’atomi d’amore
e creano armonie che sgorgano dal cuore!
Lilly Attinasi
”Capitano, mio Capitano “
Dedicata a mia madre
Tu che hai sempre lottato
e mi hai insegnato la lotta
per realizzare i miei sogni
e superare mille paure e incertezze
nel tuo amore di sempre,
ti sei arresa ora al crudele destino di morte
come un soldato ormai stanco di mille battaglie,
ormai straziato da mille ferite,
con una mano sul cuore e il cuore in mano,
con una foto nel petto
e gli occhi pieni di fiori,
lasciandoci la tua mano tesa
sempre piena di caldo amore
generoso, pur nel tuo corpo
ormai freddo e immobile,
che ha assolto al suo più alto
dovere.
Donna-Albero
Imprigionato in un fusto d’albero, Donna,
il tuo corpo, diamante bianco-verde,
le cui membra scorrono verso il cielo
come rami aperti all’abbraccio del sole,
verso terra come radici profonde
a suggere limo fertile e vitale.
Il tuo volto è luce d’acqua viva,
linfa d’amoroso conforto,
“natura naturans, natura naturata”
e i tuoi muscoli sostengono dell’albero la chioma
quali vigorose liane evanescenti
e se ti abbraccio riprendo vita e movimento insieme;
se il buio della notte verrà,
tu, diamante incastonato all’albero,
abbraccerai la luna piena e formerai con lei
un calice con l’ostia.
Vibrazioni
Vibrami dentro, come corda di çitar d’Oriente,
per risvegliare note sonanti tra le vene tese.
Vibrami dentro come freccia d’arco scoccante
per aprire ai sensi piaceri piccanti.
Vibrami dentro, come vetro d’imposta
sferzata da venti incessanti
per mietere brividi di peccaminosi amanti.
Vibrami dentro, come diafana carta velina del tuo mondo
tra le mie labbra calde e impalpabili,
per accendere il mio desìo profondo.
Vibrami dentro, come asta vigorosa e precisa
d’antico guerriero avvincente,
per coronar di vittoria la tua brama costante.
Vibrami, vibrami, vibrami dentro, con tutto te stesso
e, con tutto il mio corpo, con tutta me stessa, risuonerò
e sarà il mio piacere la tua musica nuova
e la tua musica ancora il mio nuovo piacere
e una sola, sol una sarà, la nostra complice,
unisona vibrazione.
Costanza d’Altavilla : nel suo nome la costanza d’una suora regina
Dall’abito talare alla veste regale,
dal silenzio e la preghiera allo stupro d’una sera.
Così pensava fosse la sua prima notte di nozze:
intima, dolce e coinvolgente nell’alcova
piena d’amore d’uno sposo tedesco, non d’usanze rozze,
che l’avrebbe accolta e coinvolta in un’esperienza nuova.
Per una donna è un momento importante perdere la verginità
e dovrebbe portarla anche gradualmente alla maturità,
a maturare un rapporto coniugale,
senza subire violenza sessuale,
a costruire una perenne maternità,
che dia frutto di supporto e di letizia
alla propria esistenza e identità.
Costanza si ritrova, inconsapevole, in tutta costrizione,
con notai ed altri ad assistere alla sua penetrazione,
o, comunque estranei, a costatare la verginità
dal sangue che scorre dalla sua castità.
Al suo giovane sposo decide di dare una lezione e giura vendetta
attraverso il suo stesso seme di stirpe maledetta.
Alleva il suo figliolo siciliano più che tedesco,
per ritorcer contro il padre quel suo disprezzo animalesco.
Egli sarà lo “stupor mundi”, Federico II, vessillo avverso alle comuni denigrazioni,
che l’ additavan come monaca nobile avvezza alle fornicazioni.
Costanza fa allora allestire nella piazza di Jesi il gran tendone imperiale,
per dar pubblica prova della sua gravidanza reale.
A tutte le donne del paese, nobili, povere, giovani ed anziane
come ancor oggi accade nelle tende tribali alle africane,
ordina di assistere al suo parto tardivo e travagliato,
vista l’età avanzata con cui il bambino aveva concepito
e invita tutti gli altri ad esser testimoni dell’evento
per festeggiare infine coram populo il figlio d’Enrico d’Hohenstaufen,
perché divenisse ormai il suo unico, atteso tormento.