Cento favole

Stasera è un’altra di quelle sere,
dove l’alcool si mischia al sangue
dentro le mie vene.
E mentre ti ripenso,
resta ancora il tuo profumo
nell’aria carica di fumo denso.
L’inchiostro va veloce,
sporca le mie dita
sporca questa pagina
lascia una ferita
che non sa guarire.
E resta chiusa a chiave una tua foto da guardare,
perché farebbe troppo male
rivederti circondata dall’azzurro di quel mare.
I silenzi calmi,
la spiaggia deserta all’alba,
i nostri corpi caldi
nudi nella sabbia.
Un’altra sigaretta accesa tra le labbra
tra le mille che ho già spento,
l’ultima che ha preso il posto del tuo sapore
svanito come il vento.
Con la morte nello stomaco
e la consapevolezza che del resto,
sei stata solo un’altra delle cento favole
diventate poi un disastro.


 

Il bianco e il nero

I segreti e gli sguardi indifesi.
Le parole non dette,
l’orgoglio,
i sogni.
La paura di non essere abbastanza,
la voglia di essere di più,
più di una fragile speranza.
La vodka alle tre di mattina
le occhiaie da nascondere
la penna sempre in mano.
Il dolore e la gioia insieme,
la forza che è mancata.
il tempo che scivola lento,
una festa saltata.
Compleanni festeggiati a stento
iridi verdi contro iridi nere,
è solo la vita che brucia.
Disperatamente brucia.
il silenzio che hai scelto per andare,
i pensieri dove io,
lontano da tutti,
ti verrò comunque a cercare.
ricordi lontani di foto in bianco e nero.
sei di nuovo giovane da stanotte,
e questa volta lo rimarrai per sempre.


 

Ricordi di lei

Io e lei insieme, giorni folli.
Nel caldo soffocante di Luglio le sue labbra sfioravano le mie, mentre i suoi capelli, mossi dal vento leggero, mi accarezzavano il viso.
Quando il sole scendeva, decine di falene venivano attirate da lampade lasciate accese nella notte sul portico di case sconosciute, in un paese sconosciuto.
Non avevamo niente, ma ricordo le feste e i suoi occhi verde smeraldo, che guardandomi, sorridevano come non mai.
Le bottiglie di vodka e rhum.
Le sigarette spente male, e i tatuaggi sulla nostra pelle.
Cicatrici indelebili, che negli anni rappresenteranno chi eravamo e quanto ci abbiamo creduto.
<< Se mai un giorno tutto questo finirà, se mai un domani il nostro esserci appartenuti sarà solo un ricordo lontano, e noi ci sentiremo estranei… >>
Mi diceva, << loro comunque rimarranno per sempre. Sbiadiranno, e ad un certo punto delle nostre vite potranno addirittura sembrarci fuori luogo, ma lo stesso, spiegheranno ciò che eravamo noi. Parleranno di tutte le albe e i tramonti che abbiamo vissuto insieme, e delle centinaia di lune argentee e sfavillanti che abbiamo visto anche nelle notti più buie. >>
Poi, piccola e dolcissima, abbassava lo sguardo come a voler fuggire da quello che lei stessa aveva appena detto, e io la baciavo piano, senza dire niente, mentre i sapori di rossetto e profumo costoso invadevano i miei sensi.
I diamanti e gli stivali impolverati.
Gli occhiali da sole e la mia camicia di jeans.
La stessa che indossava lei, quando strappando petali di rosa e margherita, piangeva muta le sue lacrime amare.
Di noi, rimangono solo poche foto in bianco e nero e tutte le lettere che ho scritto, senza mai aver trovato il coraggio per spedirle.
Parlano tutte di promesse tanto vere e sentite, quanto grosse e disperate.
Perché non si può imprigionare l’eternità.
Non si può domare l’infinito.
Io e lei insieme, giorni folli.
Io e lei insieme.
Non è vero che si dimentica.