Il corvo

Un volo eterno, scivolando desto sui tetti,
evoca un grido lontano, suoni poco netti;
gracchiando svolazzante il corvo bussa a porte
chiuse e forse mai aperte delle cripte della morte.
Dormono tutti, lamentando la bellezza mai avuta,
e uno spirito vendicativo canta un’ode perduta
tra rovi rotti dai pianti di vittime decadute:
risorti spiriti della notte in strade già battute
vagano cercando la luce, fischiando le foglie,
e cercando finite voci nella notte spoglie.
Il corvo guarda le colline gridare per la libertà.
Lo spirito decaduto vaga alla ricerca della verità.
Fruscianti fiumi parlano di notte non più incessante.
L’uomo trova la sua tomba sulla riva del torrente:
il vero bello. Il corvo dall’occhio vitreo batte vago
le ali: svanisce e appare con la luce di spirito pago.


Il lupo della selva

Tremolante voce nella notte
vagante nella selva piena
di fruscianti ramoscelli
consumati da troppi urti.
Boschi rocciosi irti
sui banchi di nebbia
per una luce di salvezza.
Ricerca di un conforto
morto sotto le fauci
dell’incomprensione.
Timidi passi di curiosa
volontà per un luogo
rifugio per il desiderio.
Ululati per i poveri
compagni persi in aspre
tormente di polveri.
Lupo bramante di occhi
sinceri diretti con
compassione alla notte di
anni passati in esilio.


Pie illusioni

Società dai mille volti
ma zero voci.
La passività sta
sopra i campi
di fiori appassiti a causa
del profumo della noia.
Lo spirito è in una gabbia
funesta, donde il disilluso
lamenta la propria condizione
di essere solo.
Qui i sogni sono pie illusioni
infrante su realtà senza identità;
la metafora della vana aspettativa.
Si spera che il mondo cambi per noi
ma si accetta il nulla dietro
la maschera del silenzio.

Ma dobbiamo cambiare,
sognare come i vagabondi e poi
volare come i volatili: infine
dare un senso alla vita.