Osservazione

 

Mi guardo

Che cosa si è spezzato

Dentro di me?

Fuori sempre la stessa vita

Dentro no

Il dolore mi chiude lo stomaco.

Ripenso.

Quante volte ho cercato

Amicizia, affetto

Ma tutto mi è stato negato!

ho pensato

Tutto dipende da me.

Allora mi sono data da fare

Ho teso per prima la mano

Ho sorriso ho ascoltato

Ma perché questo dolore?

Tutto è complicato

E ora non voglio più agire!

Voglio fermarmi

Mi farà bene.

Sento i gabbiani

Che mi spingono a volare

Voglio correre nel cielo

E sentire l’aria nelle nuvole

Sì nella luce dorata del sole

Mi illumino

E sorge possibile la speranza.

Ora vado più lieta

verso un nuovo cammino.



Naufraghi

 

Come naufraghi

In un mondo alla deriva

Ci teniamo per mano.

Un pensiero

una certezza

una volontà

insieme

possiamo ricominciare.



La sabbia

 

Io sono come uno che ha sopportato l’insulto.

Ho gridato!

Ma nessuno ha raccolto il mio grido.

Silenzio, solo silenzio.

Ho riempito la bocca di sabbia

Troppo, troppo poco:

di nuovo mi riempio la bocca di sabbia.



Pensieri

 

Fuoco bollente nella mia mente

I miei pensieri

Come gelato si sciolgono

Scivolano via

Non sono più

E smarrita io resto.



Messaggio

 

Esco dal portone

Su una mattonella

L’impronta umida di un cuore

Mi fermo

E comprendo

Il segno che aspettavo:

“Amare sopra ogni cosa”.


Ssssstt

 

Silenzio

Solo silenzio!

Che nessuno parli

Io non ascolto

Ora piango

E questo dolore

Mi uccide.

Muoio come il bruco

E ora sono farfalla.


 

La strada

 

C’è una strada dorata

Nascosta.

Se la cerchi

ti apparirà.

È la strada dell’amore.

Amati con ardore

Osservati come una persona speciale

Perdona te stesso

Per tutto ciò che

ti è accaduto

ti accade

ti accadrà.

Questa è la strada che ti porta all’altro.

Solo così non sarai più solo

Incontrerai amici, fratelli

e compagni di strada.

Ti aprirai all’amore

e sarai felice.


La casa dei ricordi perduti

 

Mi sono trovata in un mondo strano, molto buio. Non si poteva capire quale era l’ora del giorno.

Sentivo che mi trovavo in un mondo in cui le persone si erano scordate delle cose belle che danno la voglia di andare avanti. Vivevano una vita strana, né triste né felice, posso dire che erano inconsapevoli, quasi vuote.

Io avevo uno zaino e mi era stato detto di andare in un certo posto. Quando arrivai mi sembrò di riconoscerlo, come se ci fossi già stata.

C’era un cancello rosso scuro molto alto, dalla vernice scrostata con dei rampicanti che lo avviluppavano, difficilissimo da aprire.

Appena riesco ad entrare vedo come una foresta di alberi molto alti, un glicine che erra intorno agli alberi.

Una  voce mi dice di entrare.

Il giardino mi meraviglia perché enorme, ma sembra un giardino dimenticato, senza nessuna cura, lasciato all’abbandono.

Scorgo una fontana enorme con angeli, tutta scheggiata e rovinata. Mi avvicino e mi sembra di scorgere una bellezza offuscata nella struttura, nella composizione armoniosa, nella ricercatezza dell’espressione dei visi degli angeli. Mi accorgo che doveva essere molto bella con giochi d’acqua in cui la mia gente è maestra.

Scorgo acque scure, acquitrinose che mi fanno rabbrividire, piante spinose che si erano sviluppate dovunque. Mi spavento e penso che possano avvilupparsi anche intorno a me se non mi muovo.

Una voce mi dice che è il luogo dei ricordi abbandonati, perduti e dimenticati. Mi rendo conto che il luogo, un tempo, doveva essere bellissimo. Ora era diventato cupo e triste, i fiori come spenti, la loro bellezza perduta per l’incuria, lasciati crescere selvaggiamente. Vedo tanti arbusti, rampicanti a non finire, un arco di pietra interamente coperto dalle piante. È un luogo suggestivo ma inquietante.

La voce mi invita ad entrare, il portone è semiaperto ed entro. La casa è enorme, in mezzo c’è una scalinata imponente, si intravedono molti piani, e dove mi trovo vedo un susseguirsi di stanze quasi interminabile.

Mi colpisce la quantità di cose che abbondano sui tavoli, sulle sedie, sugli scaffali, dappertutto e perfino per terra, cammino calpestando e rischiando di cadere finché vedo una videocassetta che cercavo da tempo e la metto nello zaino. Continuo a camminare sugli oggetti per andare avanti, non c’è proprio alcun spazio. Tutto è alla rinfusa, senza alcun ordine. Vado avanti trasognata, è la casa dei ricordi di tutti. La casa delle cose che la gente ha dimenticato nel corso degli anni: i giochi, i libri dell’infanzia, le cassette, la musica, le foto.

Cerco di mettere ciò che trovo nello zaino, ciò che mi interessa, ma più riempio, più mi è difficile proseguire. So che c’è un mostro che si sta avvicinando e la paura mi toglie le forze, ma non voglio lasciare nulla di ciò che ho messo nello zaino.

In ogni stanza prendo qualcosa, ma, mentre lo riempio lo zaino diventa più grande e pesante e non riesco a passare per la porta.

 

Incontro una donna dagli occhi verdi e un dolce sorriso. Sul vestito azzurro cupo brilla una piccola borsa rossa a tracolla. Mi sembra di conoscerla, mi ricorda mia madre e prende un foglietto dalla borsa e poi va via. Leggo e c’è scritto che devo solo non dimenticare questo posto e non prendere le cose, tanto non serve.

“Prendi solo ciò che realmente vuoi tenere con te”. Questa frase è sottolineata.

Non riesco a capire che cosa prendere e che cosa lasciare. Il mostro si avvicina sempre più, tolgo velocemente le cose e lo zaino diventa più piccolo.

L’angoscia mi prende, è ancora troppo pesante, tolgo quasi tutto e trovo più in là una foto di mia zia appena morta e una foto della mia cagnolina, pure lei morta.

La casa comincia a muoversi, sembra stia per crollare. Tolgo tutto dallo zaino e lascio solo le foto.

La donna torna e mi dice che non è importante riempire sé stessi di cose, di oggetti pieni di ricordi, ma solo che i ricordi vibrino nel nostro cuore per rinnovare la gioia e il dolore che ci rende vivi.

Allora vedo che tutto sembra crollare e oltrepasso veloce il portone. Anche il giardino si muove, come se fosse scosso da un terremoto. Faccio appena in tempo ad uscire dal cancello e tutto sparisce.

Porto con me le due foto. Sono ricordi di tenerezza, di momenti particolari, di qualcosa che è accaduto e che vive ancora dentro di me. Lascio che le lacrime scendano dai miei occhi e mi sento rinnovata.

Mi rendo conto che quella casa mi ricorda quella di un’altra mia zia: piena di cose, di cianfrusaglie, caotica e specialmente spenta. Una volta non era così, era più curata, accogliente, simpatica.

La zia, ora, sembra vivere in un mondo lontano, presa da ricordi particolari che non la nutrono. È dimagrita moltissimo. Forse posso aiutarla a liberarsi di quei vecchi ricordi che le hanno rovinato il cuore.

Sembra legata ad una oscura vita senza luce, senza gioia e mi fa pena vederla così.

Mi sveglio e capisco che ho sognato. I sogni sono messaggi che vengono dal profondo di noi stessi e io so che è bene fare qualcosa.

Questo sogno mi porterà ad una soluzione di aiuto e contenta mi riaddormento

M. P.