Poesie
IN SOSPENSIONE
PRECARIAMENTE SU QUEI TRAMPOLI, STAVA, IN EQUILIBRIO CON TACCHI ALTI AD
ASPETTARE.
LI’ COME SI ASPETTA IL SOLE ALL’ALBA PER SPOGLIARSI DI SE STESSA.
ROSSO E LUNGO, SPACCATO SULLA COSCIA E SCOLLATO SULLA SPALLA, LUMINOSA SETA
ADERIVA A CONTORNARE FORME ORA SOTTILI ORA TONDE E MORBIDAMENTE FORMOSE, COME
AVREBBE DETTO QUELL’UOMO CON PAROLE VERE.
SULLA SPALLA SCENDEVANO NERE CIOCCHE DI CAPELLI FULGIDAMENTE MOSSE E,
FRETTOLOSAMENTE PORTATE AL LATO DI SEDUCENTI COLONNE OVE RISIEDEVANO IL
DESIDERIO SUO, PIU’ ANTICO, NON ANCORA SCOPERTO DA ALCUNO.
FREMENTE, SUPPLICE, ABBANDONATA A COSA NON SAPEVA ESATTAMENTE, CON UN SENSO
D’ANSIA MERAVIGLIOSAMENTE, RISIEDEVA LI NEL PETTO SUO.
MISTO DI EMOZIONI CHE CONTRASTANTI SI FACEVANO VIOLENTI, COME PURE DOLCISSIME
GOCCE DI MIELE SULLE GOTE SUE, DI BAMBINA CHE, NELL’OBLIO INFERRIATI I RICORDI,
RISIEDEVANO.
STANCA IN SOSPENSIONE, DELICATAMENTE SI ACCOMODAVA SU UNA PANCHINA LI’
POSTA COME UN MIRAGGIO.
ACCAVALLAVA ARMONIOSAMENTE LE COSCE, INTRECCIAVA I PIEDI A SOTTILI POLPACCI,
ELEGANTEMENTE RIPRODUCEVA FASCINO E FEMMINILITA’.
RIVOLGEVA LO SGUARDO,VERSO IL TRAMONTO ROSSO, COME IL FUOCO CHE LEI RICONOSCEVA
COME FAMILIARE, I SUOI GRANDI OCCHI DI AMMALIANTE MISTERO UMIDI DI NETTARE
DELL’ANIMA.
SENZA TEMPO IL DESIDERIO, SENZA TEMPO, IL RICORDO DI UNA PRESENZA COSI’ IMPERFETTA E
COSI VIVA E TANGENTE.
IN ATTESA STAVA, QUASI INFINITA -ELLA PENSAVA- MA LI’ STAVA.
BELLEZZA AUTENTICA E GRAFFIANTE NELLE SUE SVARIATE DIVERSITA’ E UNICITA’ DI
UMANO.
QUELLA FORTE MANO, CALDA E IMPERFETTA DI MASCHIO SI POGGIAVA FINALMENTE SULLA
SPALLA NUDA ARDENTE, CHE ATTENDEVA.
ABBANDONAVANO INSIEME, SUBITO, QUEL LUOGO PREGNANTE DI PASSIONE CHE, COME
LUCCIOLE NELL’ARIA VOLTEGGIAVANO.
VECCHIA
SEI VECCHIA,VECCHIA COME UN TRONCO SECCO,VECCHIA COME UN ORTO DI APPASSITI
OLEANDRI,VECCHIA COME UN MAGLIONE CONSUMATO E GRINZITO, VECCHIA COME UNA STRADA
CALPESTATA MILLE VOLTE E MILLE VOLTE ANCORA, VECCHIA E GOBBUTA STANCAMENTE TI
AVVII.
PERCHE’ SEI VECCHIA, NON SENTI CHE C’E’ VITA IN TE, NON SENTI LA SUA FORZA, LA SENTI
CHE TREMANTE SI AFFACCIA IN TE, NON LA SENTI VIBRANTE.
IO LA SENTO E, LA SENTO COME FRESCA BREZZA DI PRIMAVERA, COME LINFA VITALE, COME
FIORE SBOCCIANTE, COME ARIA CHE RESPIRO, COME FARFALLA CHE SI POSA SUL FILO D’ERBA
SEMPRE VERDE.
VIENI QUI CONSEGNAMI LE TUE RUGOSE MANI, ACCOMPAGNAMI SUL VIALE DELLA GIOVINE
ETA’, CONTA PASSI VELOCI, ATTRAI IL SOLE CHE COCENTE SI AFFACCIA.
NON LASCIARE CHE IL TEMPO SI IMPOSSESSI DEL TUO RESPIRO, DEI TUOI OCCHI BRILLANTI,
DELLE TUE SPALLE LARGHE, DELLE TUE LABBRA ROSSE DI FUOCO ARDENTEMENTE IN ATTESA
STANNO, DI UN’ALTRA BOCCA DA INFUOCARE.
SCIOGLI QUELLE CIOCCHE DI CAPELLI, DI UNGRIGIO SFUMATO DI GIALLO, FA SI CHE TORNINO
NERE E LUNGHE COME QUANDO IL TEMPO REGALAVA LORO MORBIDEZZA E LUCIDITA’.
OSSERVA QUELL’ORIZZONTE DI MONTAGNE E DI VERDASTRI ALBERI TINTEGGIANTI LI A
GUARDARE DA LONTANO STANNO, NOI CHE LI AMMIRIAMO.
IL TEMPO, IMPLACABILE, COME IL BUIO CHE CI AVVOLGE PIU’ DELLA LUCE, MA SE DAL BUIO
SIAMO NATI NEL BUIO RITORNEREMO
SERENI ED ACCETTANTI DI QUESTO NOSTRO ARRIVO.
BRUTTEZZA SUA
ERI PICCOLA ED AUTENTICA, ERI PICCOLA E SINCERA.
ERI PICCOLA ED INGENUA, ERI PICCOLA ED ERI PULITA DI UN’ANIMA LEGGERA E, ALTRESI’
COLORATA.
ERI PICCOLA E DI FANTASIA ED IMMAGINAZIONE DIPINTA.
GIOCAVI CON L’OMBRA CHE LONTANO SI ALLARGAVA E VICINA SI RIMPICCIOLIVA.
GIOCAVI CON LE BAMBOLE DI FALSA GOMMA, PETTINAVI I LORO LUNGHI CAPELLI, CUCIVI
ARRANGIANDO I LORO VESTITINI, DISEGNAVI SU FOGLI BIANCHI E STROPICCIATI, MARI E FATE.
CORREVI ATTRAVERSO ALBERI DI ULIVO E VIGNETI, IL MANDARINO E L’ARANCIO LA
OSSERVAVANO E LA SEGUIVANO NEL SUO CORRERE, SCALZA CON IL TUO VESTITINO
SVOLAZZANTE CON RICCI E VOULANT, I TUOI CODINI CHIUSI DA ELASTICI A FORMA DI CILIEGIA,
SALTELLAVANO NELL’ARIA DISEGNANDO MILLE CERCHI DIVERSI.
LE TUE UNGHIE ROSICCHIATE DA DUE INCISIVI SOMIGLIANTI A DENTI DI TOPOLINO, COSI LA
GIUDICAVANO,UN DIFETTO FISICO IMMOBILIZZANTE, COME PURE BALBETTARE PAROLE
TIMIDAMENTE INESPRESSE.
TUTTO AD UN TRATTO CAMBIAVA, GIOCHI E INCUBI, LA VITA DI UNA TENERA BIMBA DI ROSA
VESTITA.
COME UN TURBINIO DI TEMPESTA IN QUEL CIELO CHE PRIMA AZZURRO, POI NERO, INTACCAVA
LA FRAGILITA’ DI UNA CREATURA PURA.
COME UNGHIE DI STREGA GRAFFIANTI E STRIDENTI SULLA LAVAGNA CANCELLAVANO
QUELLA FATINA,CON UN VELO AZZURO, DISEGNATA.
TRISTEZZA E PAURA ENTRANO NEL SUO CUORE, LI HA CONOSCIUTI,L’HANNO MARCHIATA,
CON CICATRICI, IL PETTO E I RICORDI, CHE INDELEBILI L’ACCOMPAGNAVANO.
NON PIU’BELLA CREATURA, ORA BRUTTA LE FATTEZZE DEL SUO CUORE CHE DOVRA’
RICOSTRUIRE COME UN PUZZLE, CON IL TEMPO.
ORA QUEI SOLCHI PROFONDI DELL’ANIMA ,VENGONO PIAN PIANO RICOPERTI DI FARFALLE
COLORATE IN UN EQUILIBRIO PRECARIO, MA PUR SEMPRE EQUILIBRIO, MANO NELLA MANO
DELLE TANTE DONNE CHE ABITANO IN LEI, E QUELLA BIMBA ORMAI SALUTATA E LASCIATA
CORRERE FELICE TRA LE CAMPAGNE.