Dedicata  a  tre  bambine

image004

 

Il  Coniglio Pasquale  si stava  riposando  nella  coloratissima  Valle  delle  Uova-Fiore,  vicino agli alveari  delle Api Cioccolatose.

Sono Api speciali per dare al cioccolato delle Uova-Fiore uno  speciale gusto. Le api sono molto attente nell’esaudire i particolari gusti dei bambini e dei nonni, specie delle nonne e delle prozie.

Vicino agli alveari  ci sono prati fioriti con fiori di tutti  i colori, profumi e sapori. Il compito delle Api Cioccolatose è di portare il polline scelto nel pistillo delle uova fiore e il colore del fiore fa capire ai Folletti il gusto del cioccolato. Le uova  di cioccolato hanno il gusto  di calendula, rosa rossa, anemone blu, pervinca, gelsomino, fiore d’arancio, cannella , menta, margherita, citronella  e ancora.

Le Uova-Fiore hanno un bellissimo fiore  sopra l’uovo che cresce  come  cresce l’uovo.

Quando l’uovo sta per raggiungere  la grandezza desiderata i folletti mettono sul fiore  la sorpresa e dopo un po’ il fiore diventa farfalla e vola via.

Le Uova-Fiore di ogni gusto maturano insieme  e i Folletti  raccolgono tutte le Uova-Fiore mature  e  le portano alle Fate che le incartano con carte di tutti i colori e scrivono  il nome dei bambini .

Le api avevano superato ogni livello di fantasia e bontà: tutti gioiosamente  avevano  preparato le Uova con le Sorprese  che  le bambine e i bambini avevano richiesto in sogno.

Era proprio meraviglioso vedere quante uova erano state preparate. I Folletti e le Fate erano contentissimi perché i bambini avrebbero potuto gustare  quelle uova così buone.

Una grande quantità era stata portata nei negozi e nei supermercati, perché se qualche bambino o bambina avesse dimenticato di sognare, certamente i genitori avrebbero potuto acquistarne uno.

Ora le Fate e Folletti si  stavano riposando dal lavoro frenetico che li aveva tenuti occupati per giorni e giorni sotto un grande tendone a righe rosse, bianche e blu e gustavano tè, tisane  e pasticcini al cioccolato dal gusto speciale.

Ecco che mentre si stendeva sull’erba  tenerissima e gustava un uovo al cioccolato al gusto di carota, che era il suo preferito, il Coniglio Pasquale sentì venire da una casa in una bella città una voce afflitta.: “Oh, e adesso come farò? Ho dimenticato di dare la sorpresa al Coniglio Pasquale e le mie nipotine resteranno senza uovo!

Il Coniglio Pasquale guardò meglio con la sua lente d’ingrandimento e vide la Zia Pia seduta con tre pacchetti in mano che si lamentava.

Oh  com’era Afflitta, Addolorata, Preoccupata la Zia Pia… ecco  che come un fulmine  le si presentò davanti  il Coniglio Pasquale che le disse: “Calmati a tutto c’è un buon rimedio. Ora le Api Cioccolatose sono in pausa, ma ecco delle ovette speciali, fai con garbo tre belle confezioni e mettile sopra a ciascuna sorpresa.

Le bimbe saranno contente, perché ciò che si dà con amore e gentilezza dà al cuore   tanta gioia,  ed è questo che conta.

E … la zia  Affannata diventò Gioiosa e Ridente, prese  dei sacchetti speciali e fece tre belle confezioni.

Sì, pensò, “è proprio vero  se fai una cosa con amore, il cuore si riempie di gioia e contento è chi dà  e contento chi riceve.

Se  la storia vi è piaciuta fate un bel sorriso e tre saltelli , chiudete gli occhi e gustate un po’ di cioccolata fatata!


 

Acer

image006

 

Oops  Acer, una piccola disamara,  si era staccata  dall’albero madre.

Ora volteggiava felice nel vortice di un vento impetuoso.  Gradì molto farsi portare e intanto osservava tutto, colline, case ruscelli, prati, case. Il  suo volare durò molto e si sentiva un po’ stanca. Quando vide un piccolo giardino con delle rose, un albero di melograno, altri fiori e  tante casette intorno, chiese al vento di  poter scendere.

Lentamente cominciò a scendere  e si ritrovò tra le scale e un muretto. Era tanto stanca che si addormentò subito.

Riposò tanto che si svegliò piccolo stelo con qualche foglia.

Ohhh  non riesco più a muovermi! Che magia è questa? Sei ora un piccolo germoglio di albero!  Gli disse sorridendo Acerina una  piccola fata vicino. Io  sarò  il tuo aiuto.

Ogni giorno era sempre più bello e forte, si svegliava contento di scoprire  qualcosa di nuovo e di entusiasmante, quando si vide osservato da due occhi marroni luminosi, si presentò : “Io sono Acer, un piccolo alberello  e  tu? “Io sono Lilly la cagnolina di casa.”.

Iniziò  una bellissima amicizia. Lilly lo salutava sempre quando usciva e poi raccontava la vita con la famiglia. Acer ripensava sempre alle notizie di Lilly, cominciò ad amare tutti  i membri della famiglia  come  faceva la cagnolina.

Passò molto tempo. Passarono anni e si ritrovò molto alto. I suoi rami incurvati erano uno splendore. Il vento giocava ogni giorno tra le foglie e le disamare si muovevano graziose. Tutto sembrava perfetto.

Stava quasi per superare  in altezza il tetto del villino, quando Vicino, l’uomo che abitava accanto, se ne accorse  e tremò al pensiero  del pericolo. Ne parlò con decisione  al Signore e alla Signora della casa, che lo ascoltarono gentilmente senza farci troppo caso. Avevano troppo da fare , Lilly  non stava bene, i figli lontani  e altri problemi.

Vicino ogni giorno lo guardava con terrore e diceva: ”Non è possibile, è troppo alto. È pericoloso!” all’Amministratore e agli abitanti degli altri villini.

Ogni giorno Acer si svegliava  sempre più forte e orgoglioso di quei  bellissimi rami arcuati che  sembravano abbracciare l’aria. Era felice.

Lilly ogni giorno era sempre più stanca e faticava  a risalire i gradini e lui così grande non poteva aiutarla. Poi un giorno Lilly non venne più. Acer chiese  a Fata Acerina  come mai Lilly non venisse più, e Fata Acerina  parlò di un posto magnifico dove le piante e gli animali vivevano felici  e  senza problemi.

Venne  Giardiniere con la sega. Vicino aveva pensato a tutto, aveva chiamato Giardiniere, aveva prestato la scala e ora Giardiniere poteva tagliare i rami.

Non fu possibile salvarlo da Giardiniere. Acer sentiva le ferite che la sega portava ai suoi rami, li vedeva cadere, anche la cima di cui era stato così orgoglioso.

Acer era stato torturato a dovere, tagliato spezzato  e dimezzato.

Fata Acerina piangeva  per tale crudeltà. Allora Gnomo le disse: “Dai, prendiamo i rami e facciamo qualcosa in suo ricordo.  Vedrai che in questo modo i rami tagliati vivranno ancora e porteranno gioia .

Allora Gnomo sussurrò qualcosa alla Signora e lei dopo cominciò a tagliare i rami  in piccoli  pezzi  di misura differente. Ne fece dei mucchietti e andò a prendere il filo di canapa.  Con il filo di canapa  unì i legnetti  fra loro  facendo come una scaletta che pian piano  si allargava. Poi  Gnomo chiese alla fata di aiutarlo. Fata Acerina  capì, suggerì alla Signora di andare a prendere tanti piccoli oggetti   e la Signora  li appese, e usò fiocchi rossi e verdi.. sistemò  i piccoli  alberelli sul divano e uno lo mise sul tavolo in bella mostra.

È un piccolo alberello di Natale!  Disse la Signora quando la mattina il Signore vide  sul tavolo  l’alberello. È il dono del nostro albero  e lo regaleremo dicendo: “Questo alberello  è il dono di Acer e se lo osservi con attenzione  scopri che il tuo cuore cambia e senti  che ti dona pace, amore e gioia  perché fatto col cuore.”

Gnomo e Fata Acerina furono  molto felici  di aver suggerito di fare gli alberelli e pieni di gioia  andarono ad accarezzare Acer e gli raccontarono degli alberelli.

Auguri di tanti giorni felici per tutti!


 

Una festa riuscita

 

Era una bellissima giornata di inizio estate e Sofia guardava Margherita, la sua piccolina che aveva quasi cinque anni. I bellissimi riccioli d’oro vibravano ai movimenti che Margherita faceva mentre giocava e catturavano i raggi del sole che entravano dalla finestra aperta e le ciocche rilucevano di una luce  danzante.

Avevano da poco lasciato la città e vivevano in una vecchia casa in campagna. Una casa del  ‘700 con soffitti a botte e mura molto spesse. Era la casa in cui era nato il nonno. Sofia ricordava con gioia quando era tempo di trebbiatura e vendemmia e tutti andavano  dal fattore a vivere quei momenti particolari della campagna.

Il pranzo che offriva Emilia, la moglie del fattore, chiamata affettuosamente Miljett, era fantastico perché diverso e nuovo. Per questo aveva desiderato tornare alle origini, la casa in cui abitavano era piena di problemi, una cooperativa di insegnanti che la rispettavano poco  perché era una donna e così   si era trovata con un atto notarile sbagliato e aveva rischiato che la Banca vendesse all’asta la sua casa. Così quando la sorella, proprietaria della casa era andata in un’altra casa, le aveva chiesto di poter andare nella casa in campagna, perché voleva iniziare qualcosa di nuovo.

Era stato un gran cambiamento, ma a Margherita non era piaciuto: aveva paura di tutto, delle formiche, dei ragni, dei calabroni, delle lucertole… non voleva uscire se non per andare in bicicletta o con l’automobilina.

Così aveva inventato delle storie con le formiche che le piacevano molto. A una in particolare Margherita aveva dato un bellissimo giudizio. “Questa storia è stata proprio bella! Mi è piaciuta proprio.” E Margherita cominciava a stare meglio!

Tra pochi giorni sarebbe stato il suo compleanno e, come spesso era capitato, forse non sarebbero venute le sue sorelle con le loo famiglie. Era difficile per loro arrivare fin là.

Desiderava per Margherita una bellissima festa. Pensò, così, di preparare dei regali, ognuno  col nome di una sorella. Vedendo tanti regali da parte delle zie sarebbe stata contenta e certa del loro affetto. Poi, se fossero venute, tanto meglio, sarebbe stato più bello!

Il giorno dopo cominciò a organizzare. Ordinò una torta bellissima, molto alta, a vari piani e molto guarnita, come quelle che vedeva su Topolino e che faceva Nonna Papera. Poi scelse sette regali: due giochi, un libro, un costume per il mare, un completino intimo, album e colori per disegnare e, infine, un orologio da bambina. Fece i pacchetti, ognuno con una carta diversa e li nascose nell’armadio.

Dove lavorava c’era un forno che faceva dolci e salati buonissimi. Li ordinò un po’ per la scuola estiva dove Margherita andava e un po’ per casa.

Il giorno della festa aveva preparato la casa come si usa di solito: palloncini di tutti i colori e ghirlande. Dalla finestra aperta arrivava un dolce calore misto a un soffio gentile di vento. Sulla tovaglia di lino rosa aveva sistemato ciò che aveva preso dal forno: pizzette, fiadoni, rustici di pasta sfoglia, piccoli cornetti, ciambelline, bombette insieme a scatole di caramelle gommose, Smarties, cioccolatini dalle carte multicolori, confetti e i bocconotti di Lanciano, i preferiti di Margherita, che troneggiavano su un’alzatina dipinta da lei.

In un angolo aveva preparato dei giochi e tanti biglietti per una caccia al tesoro. Da sempre per lei festa significava organizzare una caccia al tesoro. La festa è come cercare, scoprire e alla fine ricevere un tesoro.

Erano appena arrivati Daniele, il papà e Marco il fratellino con la torta. Appena  arrivato Marco cominciò con Margherita una corsa intorno al tavolo, dicendo: “Mangiamo, mangiamo che si fredda!”

A interrompere questa pazza e furiosa corsa arrivò il suono del campanello. Era la zia Nora, la sorella maggiore,  che entrò dicendo: “Siete pronti? Stanno arrivando tutti!”

Arrivarono, poco dopo, i cuginetti, le zie, gli zii e fu grande festa.

Margherita fu molto contenta, non fece caso al numero eccessivo dei regali e, come fanno tutti i bambini, giocò on i cuginetti divertendosi molto.

Fu una bella riunione di famiglia. Tutti gustarono il cibo, ma apprezzarono ancora di più l’aver avuto l’occasione di stare insieme. La famiglia è proprio questo, stare spesso insieme, parlare, condividere, amare  e, se qualcuno è in difficoltà, accorrere  in aiuto.

Mangiarono tutto  e a me restò una bella fetta di torta! L’ho gustata molto e ne sono ancora contenta.  Ah ha!