GIORNO DELLA PARTENZA

Fu il giorno della partenza

quello in cui nacqui.

Cosi ora lo stare qui ferma

Schiacciata in questi settanta chili

Troppo piccola tra cose grandi

Troppo grande tra cose piccole…

Cosi ora lo stare qui ferma

A un passo dall’amore, e non lo è mai…

Ah.. Non è terribile?

Questo esistere in una vita sola

e non aver coscienza d’altro

D’altre

vite

accanto?

Nessuna coscienza ma desiderio

Di essere uno in molti

E mai divisa

Questo anelito che anelito non è

E’ sfibrante luce che mi scappa

via dal corpo

Ah questo corpo che non tollero

Non tollero più

Per il suo limite

Che non è il mio

Non mi associo mai

Non mi unisco

Mi divido da me stessa

E non mi riconosco

Dentro, fuori

Non è uguale, non è uguale!

Non c è nessuna possibilità per l’amore

Nessuna per me

Ecco la rabbia:

Perché mi avete dato un animo

Facile allo stupore

Ma niente per placarlo

Un cuore facile all’amore

Ma niente per placarlo

Un occhio facile all’illuminazione

Ma niente per placarlo

Un orecchio facile al suono delle cose

Ma niente per placarlo

Un corpo facile alla con-fusione

Ma niente per placarlo

Niente per placarmi

Quando sono fatta di rabbia.

Mi vendico costantemente di noi

Praticando inutili atti di poesia

Che amore non è

E’ sangue, anarchia e rivoluzione

E’ strage e dittatura dove niente si salva.

Niente di ciò che mi appartiene.

Ogni giorno è questo:

L’alba, l’attimo in cui mi è concesso di raccogliere le mie vittime.

Il tramonto, la nuova esecuzione.

Non li piango neanche più i miei morti.

Non mi piango, mi svuoto.

E, per sbaglio, solo per sbaglio, non mi uccido mai.

Morire, partire, sognare forse.


 

PRIMA DI COSA

ho saputo di una via per tornare

a essere con te.

la seguo, la cerco, la valuto, la giudico.

smarrirsi non è triste

è cadere in un abbraccio morbido

è conoscere che la morte non è fine

è gioire dell’appartenere

a questo universo in qualsiasi forma.

sono stanca di sentirvi gridare che non vi piace

che non è bello

che lo preferivate come era prima.

prima di cosa.

i miei occhi sono sempre quelli

e guardano con amore alle fatiche di questi esseri confusi

di questo loro disperdersi

e disperderci.

guardo con amore

perché con amore salvo

l’innocenza del mondo stesso

e delle sue creature.

sono stanca di sentirvi ripetere

che state male

che non è questo che volevate

che moriremo

prima del tempo.

prima di cosa.

bello bello bello

è il cemento che fa case e strade

è la finestra telematica che osserva l’evoluzione

è l’ingegno dell’uomo che si arrovella per la sua vita

per la sua morte

bello è quest’incriccarsi dell’ingranaggio

che ci fa stare sospesi ad aspettare.

perché bello non è solo la nuvola

ma l’aereo che la squarcia fulmineo.

io canto che non c’è niente da aggiungere

niente da togliere

a quello che oggi è presente

perché è presente sempre.

e ringrazio il centro commerciale di essere nato

nei cosiddetti anni duemila.

triste è opporsi al cambiamento

invece di accoglierlo e indirizzarlo al bene

triste è cantare dei campi di fiori di prima.

prima di cosa.

sapendo che ai nostri avi

brillavano gli occhi nel vedere avanzare le città.

cosa vogliamo non lo sappiamo

e nemmeno sappiamo perché tanto ci affanniamo

affinché tutto ritorni come prima.

prima di cosa.

siamo madri che badano alla tana

ma i cuccioli intanto corrono nelle intemperie

e facciamo solo danni anche dicendo le cose migliori.

non c’è fiducia

non c’è sguardo d’amore

per te, oh nuovo mondo,

e ti fai brutto perché è brutto che loro ti vedono.

apro le braccia e resto senza nostalgia

ti amo così, nell ‘’ora’’

che mai esiste.