LA METRO

Nella caotica nebulosa fermata della metro… occhi si incontrano… corpi si accalcano… monadi che nell’anonimato cercano se stesse e trovano sollievo nell’indifferenza… insicurezze nella confusione scoprono un appiglio e appagano la loro sete di relazione… avviene l’impensabile…due mondi si percepiscono…

Inizia uno strano gioco…il nessuno diventa ognuno e si ritrova nel noi…

Due entità così lontane che per un attimo infrangono le leggi della metropoli e si riconoscono l’una dinanzi all’altra…accade l’insperato…il non calcolato, qualcosa che frantuma la normale corsa monotona della routine.

Un io che si rivolge ad un altro io…

Mani che si sfiorano, si accarezzano, si toccano, si stringono…

Il profumo di un mondo si mescola a quello dell’altro…

Tutto è immobile… l’onirico risucchia ogni percezione… quell’attimo frenetico e surreale… INTERROTTO.

Brusca si apre la porta della metro per destare…

Un mondo si stacca e varca la soglia di quella porta…

Il gioco è al bivio… suspense nell’aria che arriva come un uragano…

Salire ed esistere insieme o lasciare che quei bei ricordi vadano a depositarsi in qualche anfratto della memoria o del cuore?

Un ultimo sguardo e non servono parole…il non verbale è esplicito…

La porta si chiude, il tempo scorre, la prossima fermata è vicina… qualcuno scende, qualche altro sale, ma c’è chi resta seduto in attesa…

Il grande gioco continua.


 

L’IMPREVISTO

Strano…ma quando succede è bellissimo.

Non si può dimenticare, non si può nascondere il marchio che ti lascia sulla pelle come scolpito dal più bravo degli scultori, un bassorilievo che ti resta impresso per secondi, ore, giorni, mesi, anni… lo porti in te e con te per sempre.

Evento di estrema rarità che compare dal nulla che varca l’orizzonte dell’aspettata ragione per intingersi di stupore. Unico nel suo genere come il mito di Atlantide, ma qualcuno ci crede…

Perché credere in qualcosa che non è calcolato, che non è previsto da leggi fisiche, che non ha valore economico? Perché perdere tempo?

Già il tempo…il nostro cronometro di ogni giornata…tutto ha un ordine, tutto è scandito dalle lancette…orario di lavoro, orario di svago, orario di lettura, orario per prendere un treno…

Lui è il caos…si erge potente per spezzare le catene di cui siamo schiavi…se non ci fosse forse saremmo meno umani.

Ecco la sua rarità, è colui che rende ogni istante unico.

Lui è silenzioso, non si mette in mostra… tuttavia penetra come l’aria in uno spiffero… c’è sempre una preferenza che è nelle mani del singolo… una scelta… un bivio… Aprire la porta per fare circolare aria fresca o chiudere per sempre quel leggero spiraglio di vita?

Se non lo allontani dalla tua esistenza ti lascia senza fiato… è come un “jolly” che spunta nei momenti più impensabili e che puoi giocarlo a tuo favore… puoi lanciarlo e far assaporare anche ad un “due di picche” la bellezza dell’inaspettato… potresti creare un contagio… sarebbe divertente vedere la gente colpita da una sorta di rara magia, una follia che dilaga tra la folla… ci si colpisce a vicenda… Come? Con incantesimi di probabilità.

La curiosità è la molla che fa scattare il meccanismo perpetuo… il suo potere così viene ampliato. L’impassibilità assopisce e diluisce come il whisky con il ghiaccio, che a poco a poco tende a far perdere quel sapore intenso e deciso… finisce inesorabilmente con il cancellare quel frangente che non potrà più tornare.

L’imprevisto è un nonsense… impossibile, ma possibile… irrealizzabile, ma realizzabile.

Chi gli dona tutta questa forza?

Odio l’imprevisto e nello stesso tempo lo amo… è la vita e la morte… è gli opposti che si attraggono… è il caos nell’ordine… è la sola verità della vita…

Imprevisto come puoi prenditi la libertà di aleggiare e di scompigliare la vita degli esseri umani? Negativo o positivo? Nessuno può saperlo… si accende la pellicola è un nuovo film ha inizio…


 

LA LOGGIA BARESE

Lo sguardo si perde… un attimo di tristezza…

Un tempo uggioso che racchiude in sé una storia…

Nel grigio della città barese si accende la vita…

I pensieri vagano e gli occhi si soffermano, osservano, scrutano e cercano di varcare un insondabile mistero…

In lontananza su di una loggia, poco curata, o così sembra, il bulbo oculare si perde e inizia a raccontare…

Due finestre si intravedono… unite, ma separate… due destini mescolati, ma tra loro distinti…

Due sedie in legno, lasciate a sé stesse, affiancano le due persiane chiuse… accarezzate dal sole, cullate dalla pioggia, tormentate dalle intemperie… eppure resistono immobili… disposte l’una dinanzi all’altra… tra loro un muro spesso, come a segnare un confine invalicabile…

Un muro… che ascolta… che parla… e l’occhio mette a fuoco… non si ferma… coglie, capta e continua la sua narrazione…

Su quella massiccia coltre di cemento uno strano oggetto cattura l’attenzione… l’immaginazione entra in scena… si distingue un pendolo, forse lo è davvero… le lancette sono ferme… tuttavia scandiscono nel loro silenzio il tempo che scorre… lento… come l’aria che densa trasporta, ma che resta satura… quasi ad opprimere.

Uno strano suono acuto distrae… ma il senso della vista, ormai, è preso…tutto è proiettato unicamente su quel balcone… pian piano anche gli altri sensi vengono coinvolti in questa strana parata di ambivalenze… il grigio del cemento si incide di parole… parole che restano separate.

Due alterità che non vogliono regalarsi… i sussurri, le grada, i pianti, le gioie, le passioni di un uomo vengono lentamente assorbite e così dalla parte opposta quelle della donna… un grigio che diviene un prisma di emozioni e sentimenti… basta solo spostare di qualche centimetro quelle sedie per potersi incontrare… ma… la solitudine, cara consigliera, accompagna i passi… le paure paralizzanti di varcare le soglie dell’ignoto bloccano.

Lo sguardo è perso… vaga, non comprende… riprende a consolarsi nel grigio, nel vento che scompiglia e armoniosamente si lascia avviluppare ciondolandosi su quei pensieri… il pensiero diventa ossessione e la mente imprigionata torna e ritorna a quelle due sedie… si sente impotente… vorrebbe abbattere quel muro… ma forse non servirebbe… ciò che rende unica e speciale quella loggia è proprio l’esistenza…

Un raggio di sole fa capolino… il tepore avvolge.