Esiste

Esiste, poco distante da qui, un luogo intangibile, sospeso nel tempo, nel quale i cuori affini si
aspettano. Dovrai svestirti delle tua età poiché lì gli anni non contano; del tuo genere, poiché lì sei
essenza di te stesso. Potrai lasciar scivolare via dal tuo volto la maschera di educata ipocrisia poiché
lì non è necessaria. Ti dimenticherai del tuo ruolo quotidiano, dei legami visibili, dei doveri della
mente. Ciecamente i cuori si attraggono e creano nuovi nodi leggeri, impalpabili eppur indissolubili.
Quando accade ciò, due cuori che si trovano, si sfiorano, si illuminano, tutto intorno a loro si
disegna come per magia: un volo leggero di matita a creare archi e colonne, pennellate lievi di
profumi a colorare fiori e viali, orizzonti si aprono e cieli si fondono. Quando accade ciò una nuvola
di pace piove gentile sulle anime di entrambi. E seppure resteranno per sempre lontani nella realtà,
ci sarà un luogo dove potranno trovarsi sempre e per sempre, nonostante tutto, nonostante l’invidia
della vita.
Esiste, poco distante da qui, un luogo intangibile, sospeso nel tempo nel quale i cuori affini si
aspettano. Cercalo con fiducia e lo troverai.


Luna

Lì, ad Est, ad un passo dal vuoto
tra il manto già nero del cielo
e il piano color grafite del mare
nasce una lucida nuvola d’avorio
fluido letto di satin di seta.
Ed ecco: lei sorge, morbida, ambrata
seducente nel suo lento incedere.
Ampia e piena, tonda e generosa
ventre di donna, mistero di vita.
Sorge e si eleva, si allunga sul mare.
Un brivido percorre l’universo d’acqua.
Una scia di platino, un soffio di luce
indicano agli occhi il suo percorso nel cielo.
Ad ogni palpito del cuore lei è più lontana
è più radiosa, serena, algida ed altera.
Madreperla di mille millenni
celata alcova di oscuri segreti
deriva di sospiri, lacrime e sogni.
Sussurra leggende e culla poeti,
ricama amori e svela profeti.


Sirene, bisbigli di conchiglie

Vite ormai spese
Scrigni di stelle
Perdute le difese
Fragili a pelle

Fiori tra le onde
Doni del mare
Da foreste profonde
Vengono a raccontare

Di oscure grotte sinuose
Di montagne segrete
Han visto sirene astiose
Han udito voci non liete

«Muore l’oceano
Ed il mare tutto
Per mano dell’uomo
Di quel gran farabutto»

«Crudele squalo di terra
Ci avvelena senza rimpianto
Prepariam la nostra guerra
La vincerem col nostro canto»

«Accoreranno le orche
Ci saran foche e balene
Attaccherem le loro barche
Di meduse saran piene»

«Riprendiamoci il mare
Schiacciamo gli umani
Han finito di navigare
Legherem timoni e mani»

«Giù nei nostri abissi
Saran tutti condannati
Senza far processi
Saran tutti impiccati»

Rabbia, odio e rancore
Vendetta agognata
Si preparava il terrore
L’ora era infine arrivata

Quando dal profondo
della grotta più nera
Ruggì il Re furibondo
«Mai verità fu più vera!

L’uomo merita morte
Per ogni crimine commesso
Quella è la sua sorte
Nessuna pietà, né compromesso

Ma non per nostra mano
Patirà la sua condanna
Ormai non è lontano
L’orizzonte che lo inganna

Credeva d’esser Dio
Di governare su ogni cosa
Pagherà presto il fio
Della sua brama boriosa»

Le Sirene sì smarrite
Non capiron quelle parole
Restarono ammutolite
Ed il Re le lasciò sole

La più mite disse piano
«Ho compreso mie sorelle:
Non possiamo andar lontano
Con quest’animo ribelle

Confidiam nella Natura
Madre di oceani, cieli e foreste
Solo lei conosce ogni cura
Non temete, non siate meste

Salvaci tu, Madre infinita
Cheta del mondo ogni dolore
Dal tuo grembo di vita
Sgorghino luce, pace e amore

Che l’uomo crudele
Capisca il suo errore
Che torni fedele
Metta fine all’orrore

Madre di stelle fiorita
Tu, di cielo ammantata
Indicaci la strada smarrita
Ché la fratellanza sia ritrovata

Tra l’uomo di terra
E le creature del mare
Mai più alcuna guerra
Né morte da paventare

Germogli presto la pace
Gioisca sempre la vita
Canterem ad unica voce
Amici, la guerra è finita!»


Cuore

C’è un’unica fiamma
e brucia un’unica volta.
Le altre sono luci
promesse di sogni
speranze di fuochi
riflessi di ricordi.

Tu bruciasti la mia
ed io mai la tua
che già consumata
cullavi d’inganno e
alimentavi di me
di lei, di un’altra,

nell’illuso tentativo
di inseguire un te stesso
sempre giovane
affamato d’amore
assetato di vita
splendente d’oro.

Caduta dalla tua mano
spenta d’ogni calore
m’incamminai al buio,
delusa da un’alba
tardiva tiepida sbiadita
in un autunno perenne.

Soffiai piano
urlai forte
cantai ad occhi chiusi
piansi a cuore muto
morii e risorsi.
Nacqui da me.

Impastai sentimenti
scavando l’anima
mi riempii di emozioni
mi colorai di sensazioni
mi consegnai al vento
alla terra e al mare.

Conchiglia che contiene
che colma, che vuota
che prende e perde.
Conchiglia che vive e muore
che racconta e tace
e conserva, ancora, un cuore.


 

Canzone di Capodanno

Tacer parole e zittire pensieri
voler ignorare tutti i dispiaceri
dissimular ogni tristezza
truccar bene l’amarezza
di un anno che inizia senza sole
mille lacrime soffocate nelle gole.
Grigia di salata solitudine
è la notte lunga d’inquietudine.
Sento i rumori della gente
che ride, suona e mente
tra mille auguri e tappi di spumanti
toni alti tradiscono gli amanti.
Sguardi spenti svelano le vite
di chi ha perso tutte le partite
di chi pensa già alla morte
propria o altrui, sceglierà la sorte.
Io intreccio i miei capelli
per catturare i momenti belli.
Vedo illuminarsi dolci sorrisi
bambini festosi, rosei visi.
Ecco la vita che bussa alla porta
ti ricorda che può essere corta.
Decido allora di andare e sognare
di prendere fiato per cantare
di sciogliere trecce e timori
di perdere il tempo e i dolori
di regalarmi un anno di giorni
prima che la lunga notte ritorni.


 

Maschere di vita

Beffarda vita
che ghigna contenta
se ti coglie di sorpresa,
ancora e di nuovo,
se ti sconvolge i piani
e ti fa ritrattare,
se ti capovolge i cieli
e d’improvviso ti fa cadere.

Maledetta vita
che ruba ciò che hai
e ti ricopre la notte
di doni che non immaginavi.
Ladra e befana
avida e prodiga
sei roba sua
finché non ti getta via.

Cattiva vita
più cieca della fortuna
che tira frecce
senza guardare il bersaglio
che tira a sorte
pescando nel mucchio
che colpisce
ci bastona e mi ferisce.

Benvenuta vita
quando si pente
e ti chiede perdono
quando si tinge
di un sapore buono
quando si finge
che nulla è successo
e tutto ciò che vuoi

d’ora in poi sarà permesso.