Il fondo della notte

Ci siam divisi il fondo della notte.
L’ abbiamo spezzato
come il pane di Cristo.
Ci siamo ustionati la pelle,
con le nostre vene bollenti.

Ho visto i cormorani
spiccare il volo
dai tuoi occhi,
e tingerti di nero l’anima.
Portarti via il cuore.

Le nostre oscurità
si sono unite
nell’amplesso
che solo la luce
rivela.
Rimangono sorde
a fare l’amore,
mentre noi non ce ne accorgiamo.

Io resto
dalla mia parte di mondo,
quella dei matti,
ad osservare la tua bella schiena
disegnare il buio
sulla sponda dei sopravvissuti.


Il gabbiano

Pallidi tagli nel cielo
sfiorano seducenti
la laguna,
in un intimo, concitato
amplesso,
come l’ultimo bacio
dell’amante.

In in turbinio
di vento,
di sale ,
di brandelli di blu,
si schiantano
nel ventre del mare.


Rimanere

Rimanere.
Un accartocciarsi
di foglie di platano,
con gli arti contorti dai crampi.

Ripiegarsi
con l’ostinata tenacia
di un sussurro.

Dopo gli anni passati,
volersi ancora,
malgrado il dolore
di guerrieri inesperti.

Abbiamo accettato
la Croce,
Abbiamo vissuto il martirio.
Non c’è gloria,
in questo cammino.