Massimo BaroniSono nato in Toscana a Viareggio nel 1969. Il primo avvenimento da ricordare, forse quello che ha plasmato il mio spirito o meglio quello che già esprimeva i colori del mio destino, è stato “il battesimo del palcoscenico” a pochi giorni di vita, tra le braccia di Madame Butterfly (opera del maestro Puccini), in riva al lago di Massaciuccoli a Torre del Lago. Difatti il periodo da fanciullo è stato particolarmente riempito di arte, mio padre collaborava con il premio Viareggio e con il Festival Pucciniano ed io mi nutrivo di quel respiro artistico. Ricordano i miei genitori che passavo molte ore a recitare, scrivere sceneggiature, componimenti poetici e cantare, fino a quando per alcuni traumi familiari decisi di soffocare queste attitudini artistiche e cominciai un viaggio di ricerca di risposte sul senso dell’esistenza e del mio mondo sommerso, che mi ha portato tra l’altro a laurearmi in Scienze religiose, a seguire svariati corsi di comunicazione e relazione d’aiuto, a seguire un master in Scienze del matrimonio e della famiglia all’Istituto Giovanni Paolo II.  Traumi di vario tipo hanno segnato molti anni della mia vita ma al contempo hanno rappresentato grandi opportunità di esplorazione dell’animo umano. In questo mio viaggio, il fil rouge è rappresentato da questa dimensione artistica che dal primo vagito ha cercato di esprimersi, lottando per avere spazio. Il 2012 per me ha significato l’inizio di un periodo di grande trasformazione della mia vita che ha raggiunto nel 2015, l’anno della rivoluzione, il picco massimo. La mia vita familiare è caratterizzata dalla ricchezza dei miei meravigliosi figli, forse il progetto più ambizioso della mia vita. Oggi finalmente sono consapevolmente riconnesso con questo nocciolo artistico e posso finalmente in libertà esprimerlo nello scrivere e recitare, affidandolo ogni giorno all’universo e vivendolo come una pratica zen, la porta al mio destino è spalancata. Verso il cosmo è stato il mio primo lavoro edito da Kimerik.

Non è vero che il destino

entra alla cieca nella nostra vita.

Io credo che entri dalla porta

che noi stessi gli abbiamo spalancato.

Giorgio Gaber