Addio mare/amore

Quell’onda che prima mi accarezzava gaia,
travolge me e i miei castelli di sabbia,
mi sbatte sugli scogli e mi trascina sulla ghiaia,
mi annega con rabbia.

Non ha occhi il mare,
del mio rispetto non ha memoria, né del mio amore,
solo la voce del vento ascolta,
solo le nubi di tempesta:

“Abbandona calma e trasparenza..perdi la testa!”
“Cambia colore!”
“Mangiati il confine della costa!”
“Fatti onore!”

É forte il mare, più della concreta terra;
É bello il mare se non ci devi far la guerra.


Pressoché…

Sempre…,
tutto …,
niente…,
mai…,
uguale…,

di tale sostanza é forgiato l ‘irreale,
Il delirio, l’ossessione, la fobia e la mania,
con questi mezzi si fugge la complessità del reale,
ogni insicurezza nasce dal percorrer, di tali pietre, la via.
L’ideale assoluto non tocca
col piede il terreno,
mentre nello sfumar avverbiale si sfiora sia il cristallo che il suo arcobaleno,
l’inerte e la vita
la possibilità (pressoché) infinita.


Maledetto mondo-interno benedetto

Sei lì, in ogni momento, con me,
palcoscenico di un unico spettatore,
dove tragedie e comici si susseguono senza intervalli.

Non c’é limite all’invenzione
né censura ai contenuti,
tempo e spazio ignorano le leggi care ai sensi.

Memorie e fantasie,
dalle corporee emozioni suggerite,
si alternano tumultuose

E mi distraggono,
purtroppo o per fortuna
Dall’odierna, inevitabile, relativa mediocrità.