Madrigale Spirituale

 

E cammino sul notturno sentiero

Dell’esistenza mia,

Sulle ferali vie del mio pensiero.

Senza stelle e senza luna sulla via,

Solo Baluginanti

Lampade, rischiarando i bruni sassi,

Guidano a poco a poco quei miei passi.


 

Dove sei tu Signore?

 

Quand’ecco il suono di campane sonore

E dalla Chiesa uscire dei canti,

Ed io pensavo al figlio che risorge.

Le copiose lagrime giù scendono,

Le lampade si spengono,

Su di un sentiero dolce

Il Sole sorge, risplende Gaiezza,

E vince l’altre cose di Bellezza.


 

Madrigale I

 

Da quanto tempo più non sento ed odo,
Salmastro e roboante,
Il suono delle onde blu marine:
Che, scrosciando ed infrangendosi sopra
Mediterranei sassi,
Un altro cielo contendono a luna.
Io solo il gorgoglio
Di questo mio ruscello posso udire,
Dove amor seco mi mena ogni notte.
Ma benigna è per me quest’aria bruna,
Mentre è rio il posto ove, con me, tu gisti;
Luce degli occhi miei… perché fuggisti?


 

Madrigale II

 

Tra i fluttuanti steli d’erbal fiume

Si tuffa una bambina.

Nuota tra verdi fili,

col luminoso volto e biondi crini;

Sorride la monella

E col grazioso riso,

ella severa dal prato mi mira.

Potessi ad ella non dire parola

ma sol, con sguardi afflitti, ricambiare;

Ora capelli corti e mori vanno

il prato attraversando

e le spalle (o mio dolor!) van voltando.


 

Madrigale III

 

Sento nell’aria un odore soave;
Sento quell’aria antica
Che alla mente rimembrar mi fa vecchie
Emozioni: un passato
Tempo che ormai è stato.
Zefiro torna e li, con lui, il ricordo
Della ormai prima giovinezza mia.
E il triste fato scordo,
Per quei pensieri e affetti
Alla mia prima giovane età cari.
Or Zefiro è tornato,
Bel tempo ha, assieme con lui, rimenato.