NUVOLE

Creature del cielo
angeli in veste di velo
il vento è una musica
di primavera
dolce e sinfonica
vi fa ballare
vi fa volare
libere e gioconde
gomitoli di cotone
adombrate a macchiette
l’arco sereno e celeste

Il sole fugge
guardingo s’allontana
dal grembo vostro
bianco come panna
ma voi audaci ed affiatate
ogni raggio catturate
vi adornate di splendore
come eleganti e ricche signore

E quando arriva la notte
tenebrosa stende
la coperta d’ombre
la nera terra
s’ammanta d’argento
con la luce del firmamento

Il cielo bucherellato
del vostro gregge
grigio maculato
con la luna e le stelle
è un mosaico a pecorelle.


ARTE IN CIELO

Lassù,
nell’idillio del tramonto
il vento è salito
alla teleferica del cielo
con il kit da pittore
ha ritratto
effigie di nubi
adornando ognuna
acquerellata tintura
tenebroso viola
fiammeggiante rosso
acceso biancastro

Or s’improvvisa
prestigiatore
a loro dà la vita
soffiando aliti
di raffica delizia

Angeliche creature
in leggiadro movimento
religiosa processione
per il tragitto etereo
a contemplar
la morte del giorno
animato quadro
di un incantevole sogno

Cielo, tripudio di colori
col vestito arlecchino
s’inchina al vento
del lavoro certosino.


A ME PIACE IL MARE

A me piace il mare
e perdo lo sguardo
nel suo blu profondo
mi piace anche in fermento
in costante balia
delle onde e del vento
il profumo di salsedine
mi parla con la tua voce
lontana con il corpo
vicina con la mente

La spiaggia è deserta
conchiglie a riva
una colannina
il regalo mio per te
ti aspetto!

La spuma che tinge
iridescente la battigia
riflessi cristallo
sotto il sole
come i baci dati
non li ho scordati

A me piace il mare
ma sono solo
e giunge ancor
il crepuscolo
d’un vuoto giorno

E’ notte
più bello è il mare
non fa rumore
manchi solo tu, amore
io ti aspetto

Verrai?


MARE MOSSO

Mi trovo qui, con lo sguardo perso e incantato, seduto su qualcosa che sembra roccia. Gradevoli suoni cullano i miei timpani e la notte ammaliatrice d’argento mi sussurra un tenero incanto. Il paradiso che ho davanti mi rapisce gli occhi, la mente e il cuore e… non mi muovo, questo luogo profumato di pace è una prigione per l’anima mia che s’è innamorata con tutta sè stessa senza alcuna possibilità d’ evasione. Sto ammirando… ma è un sogno?
Nel pomeriggio novembrino mi sono recato al mercatino dell’antiquariato e mai avrei pensato di imbattermi in quel particolare quadro esposto in vendita tra gli altri oggetti. Sono uscito di casa per concedermi una passeggiata e spezzare la routine quotidiana. La giornata aveva il volto incerto, una densa foschia velava l’orizzonte e nel cielo un pallido sole giocava a nascondino intrufolandosi tra banchi di nubi stratiformi. Una pioggia colorata di foglie denudava i rami degli alberi in attesa che arrivasse il momento del sonno invernale. Avevo voglia di distrarmi, anche semplicemente camminare per le vie paesane, incrociare la gente.
Ho visto quell’oggetto in una bancarella di prodotti artistici dove la mia vista veniva incuriosita dal vasto assortimento esposto: statuette di angeli, elfi e fate, piatti finemente dipinti, ampolle e vasi con decorazioni ma quando ho posato lo sguardo su quel quadro ho provato un istantaneo senso d’innamoramento, le mie iridi intrappolate nella sua tela come insetti caduti nella ragnatela tessuta alacremente da un ragno e mi piaceva molto questo stato d’incantamento e poi era seguito un attimo di silenzio assoluto, si era creato il vuoto attorno a me, nessun rumore di voci, di passi, solo a tu per tu con il quadro che pareva mi dicesse: “Comprami, portami con te!”. Esso raffigurava un paesaggio marino nella notte mentre in lontananza, in secondo piano, un faro ammantava con la sua luce una scogliera accarezzata dalla schiuma delle onde. Primeggiavano tonalità di blu tenebroso che mi trasmettevano un fascino ipnotico. Non ci ho pensato su due volte per effettuare l’acquisto.
Giunto a casa, il primo pensiero mi aveva ordinato di appenderlo alla parete della camera da letto ed ero felice di constatare che si trattava di un qualcosa di adatto a rasserenare il mio umore: il mare è simbolo di solarità e spensieratezza, mi faceva scordare che attualmente imperava l’uggioso autunno, stagione solita a infondermi noia e tristezza. Finita la cena, mi sono accomodato sul divano alla ricerca di un programma interessante alla TV ma quello che facevo era un continuo zapping con il telecomando e non appena mi sono stancato di picchiettare con il pollice i tasti ho deciso di andare a letto. Aperta la porta della camera e accesa la luce, un surreale brivido di freddo mi ha accarezzato la pelle e il quadro mi ha come guardato negli occhi: leggevo un’espressione di contentezza per essermi finalmente deciso a dormire, come se mi aspettasse. L’ho guardato anch’io e in quell’incrocio di sguardi captavo un messaggio, un richiamo. Per un attimo mi ero concesso di volare sulle ali della fantasia immaginando di assaporare quello splendido scenario ma subito dopo la razionalità aveva preso il sopravvento invitandomi ad iniziare il viaggio onirico quindi ho spento la luce.
Non capivo se fossi riuscito a prendere sonno o il tempo che era intercorso da quando avevo schiacciato l’interruttore ma ho udito un fruscio, un rumore fioco, uno strano grattare alla parete. Immediatamente ho acceso la luce e sono rimasto in ascolto: non era affatto un rumore alla parete, era… un infrangersi! Sì, acqua spumosa che s’infrange. Con gli occhi mezzi chiusi dal torpore ho appoggiato i piedi sul freddo pavimento e mi sono posto davanti al dipinto. Per qualche momento ho lasciato abituare la vista ancora appannata ma quel rumore era reale, giungeva chiaro e limpido alle mie orecchie e più intenso, sì perchè non appena i miei occhi focalizzavano bene l’immagine ho notato che il quadro si animava, il suo paesaggio marino innalzava dolcemente la spuma delle onde che s’infrangevano ilari sulla spiaggia. Eppure ero sveglio, non poteva essere un sogno. A passo felpato mi sono avvicinato con il respiro che diventava sempre più affannoso, qualche goccia di sudore gelato imperlava la mia fronte e il mio cuore tamburellava ritmicamente nel petto come fosse un batterista in concerto. Ad un tratto i miei passi si sono arrestati perchè avvertivo dentro una insolita sensazione di alleggerimento come se dovessi cadere svenuto, mi trovavo vicinissimo al quadro. Invece di afflosciarmi a terra ho sentito un vuoto d’aria e ho visto i miei piedi innalzarsi dal pavimento, come se avessi le ali e spiccavo il mio primo volo. Il quadro mi stava prendendo dotato di braccia virtuali e tutto è durato un attimo! L’ansia, il tremore di poc’anzi si sono trasformati in benessere generale. Nel cuore ho provato un tale innamoramento per quella scena marina al tal punto che il quadro è riuscito a leggere questo mio stato d’animo trasportandomi nel suo interno e adesso lo sto vivendo nella sua naturalezza.
E’ notte, l’arco tenebroso è punteggiato da miriadi di stelle che sembrano minuscole scintille, una processione di lucciole che vagano silenti nel buio e lassù mi osserva con il suo diafano fascino la faccia della luna la quale pare darmi il benvenuto. Le mie narici vengono inebriate da una gradevole brezza salmastra prodotta da un sottile velo di bruma marina che offusca lievemente l’acqua. I miei sensi giocano nell’osservare lo splendore della notte e allo stesso tempo nell’ascoltare il rumore delle onde che s’infrangono a riva ed il risultato è un’estasi di suoni d’echi lontane, immaginarie e misteriose. Cammino sulla sabbia, la sento soffice e fresca e la battigia assume cristallini riflessi grazie agli spruzzi residui delle onde le quali portano ai miei piedi piccole e graziose conchiglie, alcune seminascoste tra la sabbia bagnata. Raggiungo finalmente la scogliera illuminata a giorno da un imponente faro che col suo fascio di luce accecante vigila l’intero lido e mi presto a trovare una sistemazione adeguata e comoda per sedermi.
Questo mare irraggia gocce di linfa vitale ai miei sensi che cadono, precipitano, sempre più giù, in un oblio di tenera armonia tanto che desidero restare qui per sempre e se si dovesse trattare di un sogno spero che le prime luci del mattino non mi destino mai. Questo mio desiderio pare infatti venire esaudito perchè non mi muovo più, il mio corpo è immobilizzato sulla scogliera, non riesco più a compiere nessun movimento, nè con le braccia, nè con le gambe, nemmeno con la testa e mi accorgo automaticamente di essere diventato il protagonista di questa tela come se il quadro abbia voluto introdurre una figura umana mancante e la sua scelta è caduta su di me. Ora i miei pensieri con dolcezza vanno a naufragare e la mia mente ed il mio cuore s’annegano nel profondo blu di questo mare.


IL MATTINO

Su un letto d’alba
dorme la notte
principessa
dentro un incantesimo
ove ugole d’usignoli
vestono la brezza
a note di dolcezza

Nell’immenso blu
treni di nuvole
spaziano
sulla ferrovia del cielo
a festa intonano
un corale buongiorno

Si sveglia il sole
una fontana di raggi
irrora di luce
la fredda terra

La rugiada sull’acero
posa il suo fresco
perlaceo bacio
incantevole magia
da bianco
diventa scarlatto

Il mio cuore
spirale d’emozioni
s’innamora
a un davanzale d’aurora
con ali di farfalla
nel vento vola
in un giardino
inebriato d’armonia