Poesie
Una carezza
Per quello che sono
e mai diventerò,
troppo attento
a distrarmi
quando chiamato
in causa.
Saggio
al punto di perdermi
se una promessa
mi mostra la via.
Lesto
ad impugnare un tramonto
per trafiggermi il cuore
ma
schiuse,
mani tese
perché una carezza
sa perfettamente
cosa
non bisogna tacere.
Come la nebbia
Ci racconteranno
come si raccontano
inverni di piene e di risvegli,
di carezze in riva al fuoco.
Torneranno ad amarci
come si ama quel sole
che non si mostra.
Quando
come la nebbia,
sulle sponde del giorno
ci poseremo
e ci abbandoneremo
alla pietra in tumulto,
accarezzeranno la chioma
di parole mai nate.
Ogni istante sarà
già
istinto di memoria,
sulle spente labbra
di un tempo che non perdona.
Desideri
Quando scongiuro il tuo respiro
quando imploro le tue mani
come esule,
penosamente
anela al ritorno
tu non ti nascondere.
Quando ti chiedo un tenero sguardo
quando confido nel tuo abbraccio
per sopire i miei tormenti
non distrarti.
Continua a cercarmi
quando l’inverno
appesantisce i passi,
continua a chiamarmi
quando il silenzio
annichilisce i venti e quando,
infine
deciderai di perdermi
tu,
almeno
dedicami un’attesa,
l’incanto dell’ultima vista al faro
prima del mare aperto.
Notte
Dimmi notte
chi scorre sulla mia pelle.
Hai espugnato il firmamento
e sei caduta senza dire
una parola.
Dimmi a cosa pensi
risalendo il fiume.
Per salvare la pioggia
ti apro le mie stanze,
per ingannare la luna
ti dono i miei occhi.
Dimmi notte,
dimmi in cosa speri,
se riposi tra rami di stella
o pensi di cacciare ancora.
Ci sono giorni possibili,
solchi da riconoscere;
i tuoi artigli
non sono un ripiego.
Dormi notte,
dammi torto
e dimmi
per chi hai scelto di restare,
a quale inferno dobbiamo rinunciare.
Bisanzio
Fra me e gli orizzonti
battelli d’ambra, alteri
declinavano inviti.
Seducenti isole
fuggivano la solenne impresa,
coltello di labbra e zenzero
piantato nella gola.
Bisanzio restò un gioco
una reputazione,
per salvarla
bastava un mercante d’oro.
Di pregiata seta si vestì il tramonto
venerato suddito ogni mio respiro.
Fu l’ultima volta che
mi piegai al volere degli dei;
andai poi per il mondo
sino a stancarmi i sogni
riposando infine
sulle spighe del perdono.
La mia vita
Mi è bastato un nome
che nessuno voleva,
mi è bastato inciampare
in un mattino ubriaco
o in un lamento del mare.
E’ servito nascere sbagliato
per scoprirmi in vita,
affezionato al silenzio
della mia stessa pelle.
Ho vissuto malgrado il vento
che mi cercava tra i rovi
per farmi appassire
ed è servito perdermi
per morire più dolcemente.