Carino

Stasera usciamo. Andiamo a mangiare wurstel, crauti e birra cruda. Il ristorante è segnalato nelle guide alla cucina etnica della città. Viene dopo Bangladesh e prima di Cinese Canton. Bavaria, profonda Germania. Mi piacciono quei sapori, ma sulla porta del ristorante esito. Le cameriere sono vestite con il costume tradizionale locale e corrono su e giù portando enormi pinte di birra, brezel secco e morbido e piatti fumanti. C’è anche qualche ragazzo, anche lui agghindato secondo tradizione. Non riesco a entrare. “Abbiamo prenotato?” chiedo a mio marito. “Sì, e gli altri ci stanno aspettando”. La musica mi trapana il cervello. Sono canzoncine tradizionali della Bella Germania, sono canzoncine da lager. Non voglio entrare: mi sembra un tradimento. Il peggiore tradimento. “Hanno trasformato il nazismo in un luna park”. “Cosa?” chiede mio marito, quando ormai ha varcato la soglia d’ingresso. “Ho detto che hanno fatto del nazismo un luna park!”. E poi penso che quelle musiche sono in ogni film sulla Shoà, in ogni orribile documentario. Identikit della Bavaria: Specialità, canederli in brodo – Musica: folk locale – Souvenir: Sterminio. Sterminio. Sterminio.

Experience, dicono le pubblicità. Fate esperienza delle cose, provatele. Non sia mai che cenare sia solo cenare…“Carino qui, ti piace?” Mi interrompe i pensieri lei, con quella voce atonale, piatta. “Sembra proprio di essere in Germania – continua – o in quei bei posti che ci sono in Tirolo”. Sì, sembra. Invece, è la mensa di Hitler. Ma lei parla così, come stesse leggendo l’ultima tavola riassuntiva di una ricerca di mercato, o un depliant promozionale. La volta precedente ci aveva fatto scoprire le delicatezze vietnamite e ora siamo qui, nel greve, grasso mondo bavarese. La guida ai ristoranti etnici era segnalata tra i must have di stagione e lei, scientificamente, la sta sperimentando ogni giovedì. L’unica concessione è non seguire l’ordine alfabetico, ma poi sull’indice segna i mondi già provati, per non rischiare di tralasciarne qualcuno. E avere sempre una risposta a domande come: Ti piace la cucina tibetana? Del Tibet non sa nulla, ma fa niente. Ha seguito i consigli della guida: proprio come esserci stata. È in un perenne tour virtuale della vita, personalizzato per lei dagli altri, come la nuova versione di google, che ci fornisce indicazioni sui nostri prossimi desideri. Desirepedia.

“Non vi sedete?” ci chiede, guardandosi attorno un po’ smarrita. Mi accorgo di essere rimasta pietrificata, a venti centimetri dal tavolo, con lo sguardo incollato al perlinato delle pareti. “No, grazie. Preferisco un kebab”.