Poesia dedicata ai miei figli, Dario e Eduardo, con tutto il mio amore!

Grazie!

Come vi potrei mai ringraziare

Per quello che mi avete fatto sentire?

Quando non ci sono parole al mondo,

Per poter descrivere questo sentimento!

 

Di come mi avete fatto volare,

sulle più alte nuvole solari.

Di come vi ho portato alla luce,

sentendo che tutto ciò che ero, finisce.

Di come, una volta nati,

ho visto quanto eravate perfetti.

Di come ero un semplice foglio bianco,

su cui solo allora a scrivere ho iniziato.

Di come mi avete fatto vivere

l’insieme delle più belle emozioni.

Di come avete lavorato il mio carattere,

e fatto capire quanto io sia forte.

Di come mi avete fatto capire,

tornare bambina che bello può essere.

Di come vi respiro e vi adoro,

di quanto vi amo e di voi non mi sazio.

Grazie per avermi fatto vivere

L’esperienza più bella della mia vita!


Mi piace

Mi piace vederli quando (con)dividono le cose, quando si consigliano a vicenda, sottovoce e complici, su come giocare o con cosa giocare o dove giocare.

Mi piace il precario e fragile equilibrio  della loro armonia e collaborazione. Ora giocano come i fratellini che si vogliono tanto bene, e dopo due attimi gridano uno ad altro; ora sono i migliori amici del mondo, e dopo due attimi volano delle mani per aria in ricerca dell’altro, per poi tornare la pace, per poi (ri)cominciare la guerra, per poi tornare la pace. E cosi via.

Mi piace quando il grande aiuta il piccolo a vestirsi (o spogliarsi), quando gli fa solletico e l’altro ride con tutto il corpo in un modo cosi contagioso che finiamo tutti e quattro in risate.

Mi piace quando il grande insegna al piccolo i versi degli animali, o quando mette il tetto alla casa dei mattoncini di lego che il primo ha dimenticato fare, o quando gli spiega che non si può fare quel che l’altro vuole per forza fare.

Mi piace la loro competitività, chi arriva primo, chi e più veloce, chi disegna meglio, chi finisce primo di sistemare i giocattoli, chi fa, chi disfa per primo.

Mi piace quando giochiamo il gioco dei sentimenti, quando uno deve imitare (camminata, mimica facciale, gestualità) uno stato di rabbia mentre gli viene da ridere.

Mi piace quando giochiamo a battaglia di cuscini, quando ridiamo fino a perdere il fiato, quando uno sbaglia la mira e tutto accigliato si prende la rincorsa con più forza e determinazione  per poi sbagliare di nuovo.

Mi piace che se uno vuole una cosa, non ha importanza qual sia quella cosa, in quel preciso instante pure l’altro vuole esattamente la stessa cosa. Se uno mi bacia, subito vuole pure l’altro baciare;  se uno si siede accanto a me, a destra per esempio, pure l’altro vuole sedersi, sempre a destra, pero non vicino ad altro, no, no, ma proprio dove sta già seduto l’altro; se uno prende qualcosa da mangiare, subito anche all’ altro viene la fame (o la sete, o voglia di ballare, o qualsiasi cosa).

Mi piace che ora sono IO la loro principessa. Ora combattono tutte due per me, e solo per me. Mi voglio godere al massimo questi anni, immagino che non sarà per sempre cosi…

Mi piace quando entrano nella tenda degli indiani, e stanno li raggomitolati in uno spazio di  1 m², e si portano dentro tanti di quei giocattoli che nemmeno una mosca potrebbe entrare.

Mi piace che (ancora) copiano e imitano tutto che faccio io. Si, incluso il rossetto sulle labbra, lo smalto sulle unghie, le scarpe con tacchi alti o le borse ( i miei abiti non hanno presentato interesse per loro), o in cucina, o quando metto vestiti a lavare, o quando li metto fuori ad asciugare, o (specialmente) quando pulisco la casa. Proprio i giorni scorsi avevano preso (ogni uno la sua) scopa, e uno spazzolava verso destra, l’altro verso sinistra, e io con la paletta in mano non sapevo più di che parte andare. :))

Mi piace che (ancora) dipendono da me, che hanno bisogno di me, che sono la loro aria e la loro acqua, il loro cibo e la loro fonte di inspirazione.

Mi piace quando, il pomeriggio o la sera, giochiamo tutti insieme. Molti dicono che gli adulti „scendono” alla loro altezza, al loro potere di capire/ intendere le cose. Io invece dico che gli adulti, quando giocano con i bambini, si alzano più di quanto possano immaginare e imparano (o potrebbero imparare) mille cose.

Mi piace guardarli, un po cosi, come un grande artista o un grande maestro guarda il suo capolavoro. Li guardo, li annuso, li tocco, li respiro, li ammiro, li ringrazio e assorbo cosi la felicità  in stato puro. E tutte queste sensazioni e emozioni le metto nei cassetti del mio cuore e della mia mente, per averle sempre in me, con me e dentro di me.

Mi piace, mi piace da morire, essere la Loro mamma, essere Loro i miei bambini!


La solitudine

Quante volte ci è capitato,

Di sentirci soli e persi,

Quasi sospesi nel tempo,

O quasi fuori spazio.

 

Nessuno con cui parlare,

Nessuno con cui sognare,

Nessuno a sentire il grido del silenzio,

Nessuno a capire la vicinanza del precipizio…

Nessuno a farti una carezza,

Nessuno a dirti una dolcezza.

Nessuno che bussi alla porta,

Nessuno accanto che ti conforta.

Solo tu, con le tue lacrime,

Solo tu, in mille sfumature,

Solo tu, con te stesso,

A portare avanti il peso.

 

Ma sempre tu hai capito che,

Tutto quel che serve è dentro di te.

Che più alti muri tu alzi,

Meno uscite trovi dinanzi.

Guarda in te, e capirai che,

Da soli, mai non si è.