Le guardie del cuore

C’è stato un momento in cui ho lasciato la porta del mio cuore chiusa per il piacere di sentirvi bussare, molti viaggiatori vi hanno bussato e io aprendo un po’ li osservavo; alcuni avevano troppi bagagli, pensavo: “Staremo stretti”, quindi il viaggiatore andava via. Altri invece non avevano nessun bagaglio, pensavo: “Devo dargli tutto ma io non ho abbastanza per tutti e due”. Così il viaggiatore andava via. Poi non bussò più nessuno per molto tempo, allora lasciai la porta del cuore aperta ma vi entrò un vento che spazzò via tutto e il freddo e la neve gelarono le pareti; fu l’inverno più freddo e lungo nel mio cuore. Decisi di chiudere per sempre le porte e misi due guardie all’ingresso, una era la sfiducia e l’altra l’arroganza. Dalla mia stanza vuota potevo sentire ogni giorno le urla delle guardie che scacciavano i viaggiatori. Un giorno come tanti, col cielo non più blu del solito, nessun grido si udiva, andai a vedere e trovai le guardie a terra e una luce meravigliosa che il mantello di un cavaliere emanava, lo feci accomodare e riempì la stanza di luce e gioia, gli chiesi chi fosse e di che tessuto fosse il mantello e lui mi rispose: “ Io sono la speranza e il mio mantello è intrecciato con trama d’amicizia e fede, finché mi terrai nella tua dimora non temere nessun inverno”.


Il pino innamorato

Lungo una stradina di terra battuta, da un lago, in piedi come una bella signora, stava una lunga staccionata color ghiaccio con lunghe gambe e calzini muschiati donatigli col tempo dalle acque argentate. Guardava incantata il lago… Dietro di lei, dall’altra parte della stradina, vi stava un grosso pino verde brillante, il povero pino stava lì ad osservare la staccionata come un bambino un vassoio di caramelle. La notte parlava  con la luna del suo grande amore segreto e il giorno, con fare furtivo, scuoteva le sue pigne perché rotolassero fino a lei. Quando il sole era più forte cercava di sfiorarla con la sua grande ombra in un abbraccio fantasma. Ma la staccionata, sempre con aria di superiorità, pareva non vederlo. Una fredda mattina la staccionata si svegliò al forte vento che prima non aveva sentito mai così freddo, con grande spavento si accorse che il pino non era più là a ripararla. Col passare del giorno sentì forte la sua mancanza e quella della sua ombra che come un abbraccio gli teneva compagnia. La mattina seguente si svegliò con un senso di forza come se si sentisse sostenuta e guardandosi vide che era stata allungata: altre travi stavano di fianco a lei. Ma queste non erano travi di un legno qualunque era il legno del pino e lei avrebbe riconosciuto i suoi nodi dovunque. Fu felice di poter stare finalmente nel suo abbraccio e anche il pino di essere un tutt’uno con lei. Vissero felici così per un lungo, lungo tempo.