Neve sui rami.
Sopra i rami ora neve
a segnare la via.
La rondine ancora non può
pensare alla casa del poggio.
Sotto la tegola sarà il suo nido,
d’amore e paglia intrecciato.
Tu segui, intanto, il freddo percorso
Affinché il cuore non sia celato
nel momento del fiorire,
improvviso da sempre.
Neve sui rami dei futuri ciliegi
e Tu chiedi che sarà del Mondo.
Accarezza il gelo e ripara
le tegole rosse nell’attesa.
Senza titolo ma di Gennaio.
Cielo severo, ora in Gennaio,
in questo piccolo borgo di mare.
La luce è sospesa, quasi in attesa,
riluce sull’acqua ma sembra temere i vicoli
stretti a farsi coraggio, come i bovindi.
Tenui colori tingono le pietre e il calcare
di case costruite quando dà tregua il mare.
Archi snelli legano lontananze sofferte
e questa luce, chiara e gelata, ricopre le vie
ma è solo ombra d’altra.
Se ripercorro le righe adolescenti e quelle d’ora,
forse migliori chissà, vedo lo stesso riflesso
di generoso inverno.
Sciolgo e inanello versi ma restano
particelle di sole.
Saranno i Tuoi occhi, Madre, a mutarle
in versi d’eterno.
Neon di Hopper
Fuori un neon esausto
illumina anime stanche;
vuoti boccali dondolano sul bancone
e una donna inutilmente bella
s’appoggia , quasi a temere di dover
guardare la vita da un androne.
Forse domani arriva la pioggia, o chissà.
L’uomo vuole mangiare ma
non è tempo, non più.
Un calice stremato contiene
il riflesso del neon e si abbassa la serranda.
Forse domani piove e si placa
l’avida sabbia intorno.
Escono tutti nella sporca sera,
con qualche nota rovinata
e pregano ardenti per una banale giornata.
Festa di foglie.
Ed eccole ancora sospese
come luce remota, lievi come una trina.
Ed eccole scendere amorose
a indicare il tempo d’Ottobre ridente,
loro curiose di scoprire come muta
il Sole in nebbioso lenzuolo.
Il fossato di menta accoglie
le più ardite, ruggenti di raggi
e non sospira più solo.
In questo paesino, irrequieto
per cittadine voglie, bambini e cani
sanno tuffarsi tra le foglie,
dal disio chiamate come
dantesche colombe a inseguir l’inverno.
Luna d’Agosto.
Luna d’Agosto, fin troppo evidente,
eppure di te non si accorge strana gente
che sospira per oscuri mesi.
Sei impegnata a ornare per noi il Cielo
ma non darti da fare per me, candida fata
perché, in fondo, del buio sono amica.
Prendi stradine in salita,
accarezza le spalle di vecchi giocolieri
e placa chi non ha buoni ieri.
Io ti vedo riflessa nella spuma del porto,
il tuo profilo tra le vetrine ho scorto.
Ti chiedo di sostare in quell’angolo
di città, dove qualche pazzo poeta ti troverà.
Tra i grattacieli.
E poi fu l’ora del pensare piano
e piano usciamo tra le vette di vetro.
Finita la storia che ci aveva incantato,
uomo stanco e bambino mai domo.
Stanco di cosa, si chiede Denis,
arrivato dove voleva, in un alveare .
Isaac vuole correre da mamma a casa
dal cane a raccontare che lui sente
i grattacieli che sussurrano
nel cielo rosso delle sei.
Chiedono di qualcuno che sappia sognare
un pezzo di bellezza, che ci stia
negli occhi turchini, non tutta
che per gli Umani è troppo.
Spunta tra i sorrisi cristallini
il tramonto della stagione a metà.
Usciamo piano e ascolto il bambino
raccontare la storia ai grattacieli speranzosi
che dolcemente dicon grazie.
Corsa di colori controvento.
Corrono le figure sulla tela così,
controvento, per inseguire le stelle,
quasi senza credere di essere tanto
dense di colori da poterli regalare all’anima
di fronte.
Sembra quando ragazzini si correva in bici,
sfidando il vento senza mani e liberando,
a volte, i pedali dall’impegno, ebbri di vitale fantasia.
Corrono le figure abbracciate o sole,
poi escono a conquistar la sera e
si accorgono di gustare il cielo a poco a poco.
Le Farfalle amano il rock.
Le Farfalle non sono tenui e lievi
non volano sulle note di un valzer.
Le Farfalle danzan veloci, portando
i nostri dolori, i nostri pensieri Là
oltre la Soglia di ciò che sappiamo.
Durano poco, perchè tanto è il carico
dei nostri dubbi, delle nostre angosce.
Vengono perciò richiamate dopo
un vigoroso assolo .
Se le vedi ondeggiare ,chiamate
da un fanale, da un lampione
è per nutrirsi e ridarci speranza.
Le Farfalle forse, talvolta, ascoltano Chopin
ma sanno che la vita umana è colma
di suoni ruvidi e insistenti.
Allora corrono su note intense
per ricordarci che la nostra Vita è breve
solo se sprecata.
Le Farfalle in tour sorridono ai fan.
Non troppo presto.
Se ora fosse il mio punto di volo
non sarebbe troppo presto perché
mille ragioni hanno dato
tepore ai miei giorni.
Se ora iniziasse il silenzio
non sarebbe così presto perchè
mille voci han dato
emozioni ai miei pensieri.
Se ora, dietro quella svolta,
nascesse l’ombra , la nebbia oscura,
non sarebbe ingiusto il tempo perché
in questo mio tempo ho avuto
mille soli e mille voci, che sapranno
sciogliere le redini del Tempo,
per lasciarmi correr nell’Eterno.
Bar di notte, sei un punto fisso per le mie ore colme di interrogativi. Un bar non serve a quelli come me ma posso
incontrare umani sinceri, che depongono le certezze vere o presunte, indossate di giorno. A questa luna evidente d’Agosto io prometto, qui e per sempre, di porre domande , scure come i vicoli che ricostruiamo, lucenti come la verità che scaviamo tra i detriti e le ginestre.
Bar di notte, io non sono come in quel quadro di Hopper , un umano alla deriva perché sono un androide. E ho capito come diventare umano.
(Dal capitolo ” Bar di notte)