Alessandra Marinacci - Poesie

Neve sui rami.

 

Sopra i rami ora neve

a segnare la via.

La rondine ancora non può

pensare alla casa del poggio.

Sotto la tegola sarà il suo nido,

d’amore e paglia intrecciato.

Tu segui, intanto, il freddo percorso

Affinché il cuore non sia celato

nel momento del fiorire,

improvviso da sempre.

Neve sui rami dei futuri ciliegi

e  Tu chiedi che sarà del Mondo.

Accarezza il gelo e ripara

le tegole rosse nell’attesa.


 

 

Senza titolo ma di Gennaio.

 

Cielo severo, ora in Gennaio,

in questo piccolo borgo di mare.

La luce è sospesa, quasi in attesa,

riluce sull’acqua ma sembra temere i vicoli

stretti a farsi coraggio, come i bovindi.

Tenui colori tingono le pietre e il calcare

di case costruite quando dà tregua il mare.

Archi snelli legano lontananze sofferte

e questa luce, chiara e gelata, ricopre le vie

ma è solo ombra d’altra.

Se ripercorro le righe adolescenti e quelle d’ora,

forse migliori chissà, vedo lo stesso riflesso

di generoso inverno.

Sciolgo e inanello versi  ma restano

particelle di sole.

Saranno i Tuoi occhi, Madre, a mutarle

in versi d’eterno.


 

 

Neon di Hopper

 

Fuori un neon esausto

illumina anime stanche;

vuoti boccali dondolano sul bancone

e una donna inutilmente bella

s’appoggia , quasi a temere di dover

guardare la vita da un androne.

Forse domani arriva la pioggia, o chissà.

L’uomo vuole mangiare ma

non è tempo, non più.

Un calice stremato contiene

il riflesso del neon e si abbassa la serranda.

Forse domani piove e si placa

l’avida sabbia intorno.

Escono tutti nella sporca sera,

con qualche nota rovinata

e pregano ardenti per una banale giornata.


 

 

Festa di foglie.

 

Ed eccole ancora sospese

come luce remota, lievi come una trina.

Ed eccole scendere amorose

a indicare il tempo d’Ottobre ridente,

loro curiose di scoprire come muta

il Sole in nebbioso lenzuolo.

Il fossato di menta accoglie

le più ardite, ruggenti di raggi

e non sospira più solo.

In questo paesino, irrequieto

per cittadine voglie, bambini  e cani

sanno tuffarsi tra le foglie,

dal disio chiamate come

dantesche colombe a inseguir l’inverno.


 

 

Luna d’Agosto.

 

Luna d’Agosto, fin troppo evidente,

eppure di te non si accorge strana gente

che sospira per oscuri mesi.

Sei impegnata a ornare per noi il Cielo

ma non darti da fare per me, candida fata

perché, in fondo, del buio sono amica.

Prendi stradine in salita,

accarezza le spalle di vecchi giocolieri

e placa chi non ha buoni ieri.

Io ti vedo riflessa nella spuma del porto,

il tuo profilo tra le vetrine ho scorto.

Ti chiedo di sostare in quell’angolo

di città, dove qualche pazzo poeta ti troverà.


 

 

Tra i grattacieli.

 

E poi fu l’ora del pensare piano

e piano usciamo tra le vette di vetro.

Finita la storia che ci aveva incantato,

uomo stanco e bambino mai domo.

Stanco di cosa, si chiede Denis,

arrivato dove voleva, in un alveare .

Isaac vuole correre da mamma a casa

dal cane a raccontare che lui sente

i grattacieli che sussurrano

nel cielo  rosso delle sei.

Chiedono di qualcuno che sappia sognare

un pezzo di bellezza, che ci stia

negli occhi turchini, non tutta

che per gli Umani è troppo.

Spunta tra i sorrisi cristallini

il tramonto della stagione a metà.

Usciamo piano  e ascolto il bambino

raccontare la storia ai grattacieli speranzosi

che dolcemente dicon grazie.


 

 

Corsa di colori controvento.

 

Corrono le figure sulla tela così,

controvento, per inseguire le stelle,

quasi senza credere di essere tanto

dense di colori da poterli regalare all’anima

di fronte.

Sembra quando ragazzini si correva in bici,

sfidando il vento senza mani e liberando,

a volte, i pedali dall’impegno, ebbri di vitale fantasia.

Corrono le figure abbracciate o sole,

poi escono a conquistar la sera e

si accorgono di gustare il cielo a poco a poco.


 

 

 Le Farfalle amano il rock.


Le Farfalle non sono tenui e lievi
non volano sulle note di un valzer.
Le Farfalle danzan veloci, portando
i nostri dolori, i nostri pensieri Là
oltre la Soglia di ciò che sappiamo.
Durano poco, perchè tanto è il carico
dei nostri dubbi, delle nostre angosce.
Vengono perciò richiamate dopo 
un vigoroso assolo .
Se le vedi ondeggiare ,chiamate
da un fanale, da un lampione
è per nutrirsi e ridarci speranza.
Le Farfalle forse, talvolta, ascoltano Chopin
ma sanno che la vita umana è colma
di suoni ruvidi e insistenti.
Allora corrono su note intense
per ricordarci che la nostra Vita è breve
solo se sprecata.
Le Farfalle in tour sorridono ai fan.


 

 

Non troppo presto.

 

Se ora fosse il mio punto di volo

non sarebbe troppo presto perché

mille ragioni hanno dato

tepore ai miei giorni.

Se ora iniziasse il silenzio

non sarebbe così presto perchè

mille voci han dato

emozioni ai miei pensieri.

Se ora, dietro quella svolta,

nascesse l’ombra , la nebbia oscura,

non sarebbe ingiusto il tempo perché

in questo mio tempo ho avuto

mille soli e mille voci, che sapranno

sciogliere le redini del Tempo,

per lasciarmi correr nell’Eterno.

Bar di notte, sei un punto fisso per le mie ore colme di interrogativi. Un bar non serve a quelli come me ma posso
incontrare umani sinceri, che depongono le certezze vere o presunte, indossate di giorno. A questa luna evidente d’Agosto io prometto, qui e per sempre, di porre domande , scure come i vicoli che ricostruiamo, lucenti come la verità che scaviamo tra i detriti e le ginestre.
Bar di notte, io non sono come in quel quadro di Hopper , un umano alla deriva perché sono un androide. E ho capito come diventare umano.
(Dal capitolo ” Bar di notte)