Alessandra Prosperi

Poesie


Scrittrice imprevedibile

Mi ritrovo così a scrivere, seguo un pensiero nato un po’ per caso e un po’ per gioco, elaboro situazioni che mi vengono raccontate e che sento in giro, così dal nulla prendono vita i miei pensieri e i miei scritti.
Parole d’amore e di tristezza, parole semplici che raccontano storie di vita vissuta, di amori infranti, vissuti, di amicizie nate per caso a volte direi quasi per sbaglio ma poi nopn a caso diventate importanti.
I miei pensieri e le mie parole toccano corde ed emozioni che non credevo fosse possibile provare e involontariamente vado a scrivere d’amore, di amicizia, della vita e dei sentimenti che si provano inconsciamente,
vivendo situazioni sentite e raccontate che diventano quasi reali tanto che scrivendo vado ad emozionarmi e i miei pensieri diventano affolati mentre cercano di districarsi nel mio cervello per riprendere un filo logico.
Inevitabilmente mi ritrovo un po’ per gioco
e un po’ per sbaglio a fare una scrittrice
che scrive l’imprevedibilità della vita.

©Alessandra Prosperi (INEDITO)

 


 

Anteprima di: Inevitabilmente

Mi svegliai una mattina con un’ansia incredibile, tutti i miei sogni infranti, distrutti da un’assurda notizia. La mia azienda stava andando in bancarotta. Avevo bisogno disperatamente di fondi per evitare di licenziare le cinquanta persone che dipendevano da me e dalla mia famiglia da ormai cinquant’anni.
Mi alzai facendomi la doccia, mi vestii e truccai accuratamente cercando nella mia testa una soluzione a questa catastrofe.
In tarda mattinata avrei incontrato dei probabili finanziatori, sperando di trovarne uno pronto a investire sull’attività di famiglia. Dopotutto facevamo mobili per la casa, non sarebbe stato difficile riuscire a trovare qualche investitore pronto a finanziare, senza licenziare nessuno. Anzi… Magari avrei trovato anche qualcuno pronto a investire e ad assumere.
Dovevo prima trovare finanziatori per la mia ditta, poi magari in un futuro chissà!
Salii nella mia 500x rossa di seconda mano, una vera occasione, presa da un affascinante ragazzo di nome Paolo, che aveva deciso di venderla e tramite degli amici in comune (che lo conoscevano da quando era bambino) riuscii a prenderla a buon prezzo, restando di stucco quando vidi il ragazzo che la vendeva… Quindi chiesi notizie di questo ragazzo a Monica un’amica di mia cugina, era lei infatti che mi aveva messo in contatto con Paolo. Mi raccontò che lui era andato a vivere con la mamma da piccolo, perché i suoi genitori erano divorziati, ma sua madre era morta da poco, e lui era voluto tornare ad Ascoli dal padre.
Da quel giorno non facevo che pensare a lui… (alto, biondo, occhi azzurri, aitante…)
Uscivo da una storia lunga e dolorosa, erano ormai due anni che non avevo relazioni.
Ogni volta che salivo in macchina era inevitabile pensare a Paolo, comunque sia tornai con la testa al presente e appena scesa dalla macchina mi precipitai in ufficio preparandomi mentalmente per questo importante incontro.
Quando entrai in ufficio la segretaria Renata mi salutò:
«Buongiorno Alessia.»
Entrando nel mio ufficio riflettei che non conoscevo nessuno dei finanziatori convocati per quella mattinata, ma una cosa mi era chiara: dovevo assolutamente salvare l’azienda di famiglia.
Dovevo farlo per mio padre, lui aveva fatto ogni sacrificio possibile per tirarla su. Purtroppo la crisi, e la mia totale inesperienza in quel settore avevano contribuito alla disfatta. Ora andavano solo grandi aziende, quelle piccole come la mia stavano tutte chiudendo…
Il telefono mi riportò al presente: era Renata che mi diceva che i finanziatori erano arrivati.
Assunsi l’aria più professionale possibile, mi guardai allo specchietto per controllare il trucco e mi alzai dirigendomi nella sala riunioni, ripetendo dentro la mia testa:
“Coraggio Alessia ce la puoi fare.”
Passando per la grande vetrata che dava sulla via centrale della magnifica e storica Ascoli Piceno entrai nella sala riunioni e mi preparai ad accogliere gli investitori.
Entrarono quattro persone di una certa età, mi strinsero la mano e si misero a sedere, preparandosi ad ascoltarmi.

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Anteprima di: La rinascita di una fenice

Mi chiamo Elena Carbone, sono nata ad Ascoli Piceno, conosciuta come la città delle cento torri.
È una città medievale che nasce tra due fiumi, il Tronto e il Castellano.
E questa è la mia storia.
Aprii gli occhi nella mia città: Ascoli Piceno.
Mi alzai per iniziare a prepararmi a questa intensa giornata.
Era arrivato il giorno del divorzio.
Avevo combattuto tanto per il mio matrimonio, per salvarlo, ma se si è soli a lottare prima o poi si cede, ed è questo che era successo a me… avevo ceduto.
Da avvocato sapevo benissimo a cosa andavo incontro divorziando.
Specchiandomi mentre mi lavavo e mi truccavo cercavo di capire come avevo fatto ad arrivare a questo punto.
Riflettevo sui lunghi anni di matrimonio, e ripensavo ai primi periodi del mio fidanzamento con Mauro.
In particolare, ricordo una discussione poco prima del matrimonio:
“Mauro, ma tu sei sicuro che se ci sposeremo, non ci lasceremo? Io non sono sicura che i nostri caratteri siano compatibili, ho paura che poi a lungo andare…”
Ma lui non mi aveva fatto finire il discor- so: “Elena, stai tranquilla, vedrai che andrà bene!” Mauro era stato così sicuro che mi aveva convinta.
Ma ora con il senno di poi, anche se era finita, non potevo non esserne contenta perché avevo avuto i miei tre figli da lui. Ritornai al presente scuotendo la testa. Ero pronta per uscire.
Mi ero vestita in maniera più professionale possibile, con un pantalone nero a sigaretta e un twin-set rosso, il trucco molto sobrio, solo un po’ di ombretto e un po’ di fondotinta, contornato il tutto da un leggero lip gloss sulle labbra carnose, (unica parte di me che mi piaceva.) Ricontrollai tutti i documenti di cui avevo bisogno.
Andai in cucina per bere un caffè e rilassarmi dieci minuti prima che i ragazzi si alzassero, iniziai a pianificare la giornata: io in tribunale, poi la spesa e il ritorno a casa ormai da divorziata. Avevo preso un giorno di ferie dal mio studio e una volta conclusasi la causa sarei potuta tornare a casa. Alle 7:00 svegliai le mie ragioni di vita.
Ripensai all’anno appena trascorso che mi aveva portato a prendere la decisione più difficile che potessi prendere. “Mauro dobbiamo parlare… la nostra storia ormai non va più, lo vedi pure tu che non abbiamo nulla in comune. Credo che sia il caso di divorziare.”
Senza parlare mi lanciò uno sguardo raggelante: “La decisione è la tua, se hai deciso così ok!” Non potevo pentirmi di questa decisione e non avevo assolutamente ripensamenti. Da quel giorno ero ritornata gradualmente ad essere me stessa, una donna dinamica, con la voglia di vivere e ridere; stare con lui negli ultimi tempi mi aveva spento.
Ero diventata irriconoscibile.
Non voglio dire che non abbia avuto momenti di sconforto o di pianti, sarei un ipocrita se non dicessi che avevo passato dei periodi bui, ma la vicinanza dei miei figli, della mia famiglia e dei miei amici erano stati di grande aiuto.
Già! I miei figli! Proprio per loro non avevo mollato, soprattutto Antonella… lei era quella che mi aveva detto: “Mamma devi pensare a te, papà sarà sempre papà, ma se tu non stai bene, noi stiamo male insieme a te…”
Mentre ripensavo a quanto ero stata stupita da questa affermazione, li sentii che si alzavano e si preparavano per andare a scuola.
I ragazzi uscirono a piedi dato che abitavamo proprio davanti alla scuola di Gabriele e Antonella.
Invece Vanessa doveva camminare un tratto di una decina di minuti per andare a scuola in centro, ma ero tranquilla, perché andava con gli amici con cui era cresciuta. Controllai il cellulare per vedere se c’erano messaggi, ne trovai uno di Federica mi mandava un grande incoraggiamento e un abbraccio: con lei e i miei cugini…

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