Alfredo Serafino - Poesie

Venerdì.

Fermi come il silenzio.
I tuoi occhi, vetri attraversati dal sole.
Intorno poca luce.
Vedo la vita attraverso te.
Seduti, in attesa di guardarci e poi perderci nei nostri sensi.
Millesimi di secondi e tu scatti verso me.
Ti aspetto invano come le nuvole il deserto.


 

Vento.

Siamo come l’aria fresca sulla Caronte
dritta sul tuo viso a farti lacrimare gli occhi.
Siamo il tuo sorriso e l’orizzonte.
Siamo gabbiani in volo controvento.
Siamo casa al polo nord.
Siamo la colazione fuori al balcone.
Siamo solo io e te, persi nel vapore.
Siamo svegli alle 6.
Più vicini.


Blu.

Le tue lacrime sul mio cuscino.
I tuoi occhi blu sembrano il mare, pieni di brezza invernale.
I tuoi capelli come polvere.
Le tue mani calde a stringermi.
I silenzi lunghi mesi a guardarci dentro.
Resti, resti come il profumo dei tuoi sensi tra le lenzuola,
tra i palazzi in luce, la notte, quando vuoto mi abbandono.


Oltre.

Il vento nel silenzio e non sentirlo.
Luna piena dove è buio, ombre sui cuscini.
Sonno pieno, mente vuota, carezze all’aria.
Attimi dispersi in mezzo al cosmo.
Lacrime felici in un mare di città, sole.
Ruggine sulla rugiada, prati d’asfalto lunghi chilometri.
Pennellate morbide su cotone steso.
Serrande sempre abbassate.
Muri di vetro per guardare oltre.
Guardare e basta.


Solo come un’ombra.

Il tempo muove lento.
Da sole al buio sembra eternità.
Bruciante come la tua pelle, confusa alla mia.
Sera. Solo. Vuoto come il cielo estivo.
Rimango carta straccia trascinata dal
vento dall’altra parte della città.


 

Vuoto.

Luci nell’acqua torbida
vuoto siderale.
Il buio dei tuoi occhi
fammi male come solo tu sai fare.
Perdimi dentro la tua borsa
scaldami al mare su uno scoglio cocente.
Mi possiedi da sempre.


Caldo

Svegliarmi di colpo e trovarti,
il tuo respiro è il mio.
Nel tuo corpo trovo pace.
Sei casa.


Autunno

È la cenere l’unica prova delle stelle.
Le luci sono secche, appassite e le
tegole bagnate fanno defuire l’acqua
che, cadendo, tinge i prati di malinconia.


In centro

Vorrei immortalare ogni fnestra da cui
mi sono affacciato, ogni volta una storia
diversa, vorrei parlare a vanvera per ore
in un bar del centro.


Tu

Quando alzi gli occhi al cielo, quando tremi
d’inverno.
Quando hai sonno, quando il sole ti colpisce
di proflo e il vento ti fa chiudere gli occhi.
Quando appoggi le gambe sulle mie, quando
mangi poco.
Quando lasci le cose da me, in disordine.
Quando vai via e mi resta il tuo profumo.