Alice Setti - Poesie

Eliana

 

Sorella cara

che sorrisi mi hai donato

salvando ciò che desideravo
Ricordo le passeggiate

circondate dalle tue dolci risate

illuminavano il mio giorno

ad ogni mio ritorno
E ogni volta che mi parlavi

gentili mani mi mostravi

maleducazione non osava

nei tuoi gesti non sostava

lontana le sei sempre stata

come una stella ti guardavi

allo specchio sistemando il cappello

e grande sei cresciuta

aumentando di statura

mentre amore e fiore sbocciavano

in tuo onore
E il mio cuore si rammarica

per ogni lacrima o sogno svanito

nel tuo disegno prestabilito 

Stilosa e profumata ti sei presentata

ma non mi hai mai dimenticata

solo ringraziata e supportata


La visone 

 

 

Quando ti cerco

Il mio corpo si contrae,

come carta stroppicciata

e maltrattata.

I miei occhi s’illuminano 

ma rimangono socchiusi

come le nostre porte.

In una antica corte

esse racchiudevano segrete stanze,

piene di ricchezza e falsità

potere e scarsità.

Non badavamo 

a ciò che pensavano,

sapevamo bastarci l’uno con l’altra.

Eri un nido,

come a casa mia,

Amore e Odio erano fratelli,

nel mio cuore malato

da nessuno ritrovato

spezzato e dimenticato.

Ero invisibile al passato

fino al tuo sguardo velato.


Luccicante viaggio

 

 

In quei pomeriggi vuoti

la mia mente ti ha cercato,

lasciandoti spazio;

comprendendo lo stato 

decadente ma prudente.

Incline ma rigido come marmo

il mio pensiero si fermò

a guardare le stelle.

Come sei strano

sei un astro senza un piano

perso nel blu oceano,

nel luccichio che 

le tue sorelle creano.

Domande vanno e vengono

come un viandante,

non essendo un abitante

provi a nasconderti

senza risponderti.

Con mille difetti

apprezzi ma rimpiangi

i giorni che ti sono stati dati

su questa terra

che senza radici confondi.

Confermando il tuo rimorso,

lancerai al cielo un grido

sperando nel suicidio.


Palpebre come ali

 

 

Prima che 

avessi gli occhi stanchi

anch’io amavo esplorare

come tutti quelli che li hanno

come anche i ciechi sapranno

Se oggi mi dicessero

Tu potresti avere il sole

Mi scioglierei udendo tali parole

Il mio cuore si spezzerà

se mai vicino quel giorno giungerà

E come una foglia volerei

leggera e soffice

senza meta o speranze

Confidando in me stessa sempre

gettando occhiate superflue

a chi fa lo stesso 

ma con ribrezzo


Autunno

 

 

Il petalo cade

su un prato di sventure, 

un cuore fatto di paure

morbido al tatto,

ma aculeo all’interno.

Ti fidasti tutt’un tratto

fino a risentirne il ricatto,

seguendo quel muscolo pulsante

che vibrava in modo esasperante;

ricordandoti sempre ciò

che casa vuol dire,

un sentimento estraneo.

Eri un marinaio senza rotta

su un mare tempestoso

pieno di pensieri fluttuanti,

volevi scappare ma non potevi;

perchè ciò che rimaneva

era il prodotto di noi.


Il peso del dolore

 

 

Ogni dolore
che incontro camminando
accolgo senza domande
con uno sguardo comprensivo
soppesandone il male interno
Mi chiedo da quanto lo portano sulle spalle
Da quanto gridano
-amo la delicatezza-
ma ella non appartiene ai loro sogni
è pregiata come polvere di stelle
ma unica come i tuoi occhi
Vedo una bimba
Al paese dei balocchi
una bimba felice
cercava la gioia
come la lince una preda
Una cascata di sentimenti
travolse il suo umore
portandola a casa
Sola e se stessa
Era un fiore denutrito
pronto a spezzarsi se nutrito


Nominando doni

 

 

Quante anime

si perdono nel buio

perdendo i petali del loro mantello

Periscono senza ragione

il tempo rubò la loro bellezza

in sorte di sapere

E quanti conferiscono nome

a sconosciuti eventi 

senza sapere da quale galassia

siano stati creati

Ignari del dono violaceo

che fu consegnato ad altri occhi

E quanti giovani artisti 

sperano di volare

nelle famose dicerie di antichi

immaginando di essere ricordati

da menti superflue

quanto vecchie

Rincarnandosi nell’ essenza

dei loro cuori

un tempo amori


L’infinita speranza

 

 

Se i nostri attimi migliori durassero

potrei viverti. 

E invece continuo a sognarti,

senza vedere una fine

nei miei occhi che sanno patire.

Lascio viaggiare l’immaginazione

padrona della mia migrazione.

Seguo quella debole luce

pronta a spegnersi in un secondo,

e in un millesimo

mi hai mostrato il mondo.

Speranza e fiducia sono sorelle

nella mia anima pura da te illusa.

Erosione si manifestó 

in tempeste di lacrime gridó-

Te ne vai cosi

senza lettere o sguardi

cosi mi lasci ai miei impavidi traguardi-

Nella tenda si ritiró 

e nella nebbia scomparse.


Il lutto

 

 

Mi impressionava ogni giorno-

sempre era di colore diverso

come se in quell’istante si spaccasse il cielo e liberasse l’inferno.

Mi ardeva, l’ oscurità, 

mi assaliva in sogno;

e ancora si rattristava nel mio sguardo

ad ogni raggio al mattino.

Credevo le persone tempeste-

violente ma nulla rispetto a lei.

Con questo Madre Natura perse la mano,

e la lanció nell’oceano.

Il giorno dopo la disgrazia

successe piú spesso.

Lei veniva con forte impatto

armato il cuore si difendeva,

scudo e spada combattendo.

La Natura indifferente continuava,

la sua camminata

senza badare o prestar attenzione

ai nuovi fiori sbocciati,

come se volesse ostentare la felicità

ai miei occhi sbarrati.


Fragile anima

 

 

Quando la mia anima

avrà sofferto fino al limite

ti verrò a cercare 

Non esitante come la prima volta

ma coraggiosa e spavalda

come lavanda.

Delicata e spensierata sarò

quando le mie mani 

stringeranno le tue.

E so che sarai casa

quando i miei muri si annulleranno, 

mostrandomi ciò 

che ho perso nel tempo

che all’impazzata correva,

senza aspettare il luccichio

o l’amore della sua vita

sperando nel mito.

Le anime trovano sempre

il modo di incrociarsi ancora.