Il cantico delle creature corrotte
Messer fratello sole è diventato
un killer assai spietato,
e per tenersi allenato
tutta l’ozonosfera ha bucherellato.
Trafigge la pelle di noi poveretti
dall’Antartide a Collesalvetti
coi micidiali raggi ultravioletti.
A dire il vero tutti gli altri elementi
non fanno mica tanti complimenti
nell’evitarci danni permanenti.
Sorella aria avvelena i nostri respiri
con i gas nocivi e le polveri sottili
elargiti da ciminiere e camini.
Rimodella poi gli architettonici stili
di monumenti religiosi e civili,
utilizzando anidride solforica a chili.
Da artista a botanico, l’aere non erra:
le alte dosi di CO2 fornite alla Terra
faranno di essa un’enorme serra.
Sempre più il termometro sale
e con esso il livello del mare.
Sparirà qualche specie animale,
ma è solo un danno collaterale.
Nostra madre Terra, in piena rottura,
i doveri di brava massaia trascura:
non prepara più barattoli di confettura
e si rifiuta di buttare la spazzatura.
Essa ormai ricolma di tanti e tali
rifiuti urbani, tossici e speciali,
ci nutre con frutti e vegetali,
arricchiti di particelle nucleari.
Sorella acqua non è più pura:
ama gli smalti e la tintura.
Di oro nero ha una continua fornitura.
per il nuovo hobby della pittura.
I fiumi e i mari sono pantani
ne sanno qualcosa i cormorani.
Nemmeno i pesci sono più sani,
come termometri li usano i gabbiani.
Le piogge acide sono così abili
nell’incidere acqueforti inestimabili,
che ai mercanti d’arte non bastano i contabili.
Peccato per le sorgenti non più potabili!
Il carattere delle creature certo è assai mutato
da quando San Francesco di loro ha cantato.
Ma, un momento! È arrivato un espresso.
Esse nessun reato han commesso:
per quanto detto sopra c’è un reo confesso.
Uomo, perché hai contaminato
quello che Dio per te ha creato?
Corri ai ripari, forse fai in tempo.
Metti i filtri ai tubi di scappamento.
Fai la raccolta differenziata
e usa la carta riciclata.
Solo così non sarai un ingrato,
e Dio non avrà sbagliato
ad affidarti tutto il Creato.
Pioggia acida
Goccia dopo goccia
la pioggia disegna
linee taglienti
come lame sottili
che trafiggono
e avvelenano
il mondo.
Gocce di pioggia
La pioggia riga
il volto della Terra
con le sue gocce inquinate.
È il pianto disperato
di un pianeta in agonia
senza più la speranza
di un arcobaleno.
La pioggia
Non è l’antico scroscio
melodioso e vivificante,
ma un suono cupo di morte.
Dal cielo plumbeo
scendono lacrime nere
sui nostri volti pietrificati,
sugli alberi ischeletriti,
sulle città sepolte.
A Novembre…
(Sul pullman)
Solite facce
tristi e assonnate
ritrovo ogni mattina.
Mi siedo e intanto
la città corre via.
Tra profumi e odori
di fumo, pane caldo,
arancini, aglio e sudore,
Cinesi, Nigeriane e
Catanesi vanno al lavoro:
a scuola, in piazza, sulla via.
Alla radio la stessa canzone
e tra noi tutti gli stessi discorsi:
scioperi, figli, problemi, malattie.
Tu mi guardi
e io fingo allegria,
mentre fuori è novembre.
Dietro i vetri un paesaggio,
triste e spoglio, corre via.
Ma sul pullman “novembre
accende la città in un istante”.
Vita
Percorro a fatica
un’irta salita.
Cado in burroni,
precipito in crepacci
e spesso mi impantano.
Riemergo ogni volta
con nuova speranza,
ma, giunta in vista
della vetta,
ripiombo nel vuoto
e la gioia si muta
nuovamente in tristezza.
Il sogno
Ti sognai.
Medicavo la tua mano ferita.
Al risveglio ripensai al sogno
e pensai a te, lupo solitario,
ai tuoi silenzi, alle tue fughe,
alle tue brusche premure.
Nel tuo cuore avevi forse una ferita
che solo io potevo guarire.
Mi illusi.
E d’improvviso mi innamorai di te.
Tentai di resistere all’amore,
ma le sue ondate mi vinsero
prima di conoscere la verità.
La ferita adesso è nel mio cuore
e tu non potrai mai curarla.
Il viaggio
Di città in città,
di spiaggia in spiaggia,
libero la mente
e allargo il cuore,
sospendendo la mia pena.
Ma il viaggio finisce
e ritorno prigioniera.
Amore
Linfa vitale e
mortale veleno,
ti cerco e ti fuggo.
Ieri non potevo averti,
oggi non posso più sognarti.
Serenità
Mi sembra di raggiungerti,
ma un vortice di pensieri
risucchia il mio spirito.
Mi allontano e
ricomincia il cammino.
Il miracolo della natura
Un fiume si trascina
nel suo letto di morte.
Lacrime acide piangono le foglie,
sempre più pallide e rade.
Non cantano sui rami gli uccelli,
né guizzano i pesci nelle acque.
Più non ridono i prati,
sempre meno solleticati dalle api.
Ma, dietro un anfratto roccioso,
appare un’incontaminata radura.
D’un tratto torna a sorridere il cielo.
Questo è un miracolo della Natura.
Il cantico delle creature inquinate
Per colpa dell’ozono bucherellato,
messer fratello sole è diventato
un killer assai spietato.
Sorella aria avvelena i nostri respiri
con i gas nocivi e le polveri sottili.
L’anidride carbonica nell’atmosfera
ha trasformato la nostra madre Terra
in una immensa serra.
Sempre più il termometro sale
e con esso il livello del mare.
Sparirà qualche specie animale.
Sorella acqua non sa cosa fare:
sono un pantano i fiumi e il mare;
delle sorgenti è meglio non parlare.
Un uso improprio del regno animale
si aggiunge al disastro ambientale.
Vacilla nella stalla la mucca pazza
e nel pollaio l’influenza impazza.
Uomo, perché hai contaminato
quello che Dio per te ha creato?
Corri ai ripari, forse fai in tempo:
metti i filtri ai tubi di scappamento;
lascia la macchina, vai in bicicletta;
il protocollo di Kyoto accetta.
Solo così non sarai un ingrato
e Dio non avrà sbagliato
ad affidarti tutto il Creato.
Carrette del mare
Nel mare mezzo verde e mezzo azzurro
appare un barcone senza remi
che pare dimenticato tra il vapor leggero.
E agghiacciante dal relitto viene
l’urlo d’angoscia dei migranti,
tra lo sciabordare delle onde
con tonfi spessi e lunghe preghiere.
Il vento soffia e scricchiola la zattera
e la guardia costiera ancora non arriva.
Quando partisti non immaginasti
che la vita a volte è un fondo nero.