Corridoi di memorie
Lungo il viale dei ricordi
il vento danza
al ritmo di foglie ingiallite
dall’età delle stagioni.
Mastico il passato tra i denti
e sputo gocce di memoria
nel fango umido di pioggia.
Oro di luna incandescente
cola dalle mie mani,
mentre gli occhi consumano
gli ultimi istanti di luce dorata,
tatuaggio di vita
impressa nell’anima.
Notte di attese
Le ombre si muovono su passi argentei.
Pallide spalle di avorio
rivelano spigoli di me,
sospesa nel limbo di un’attesa.
Dolce miele di labbra,
avide di baci
soffiati altrove
e sussurro di notti
che sorprendono gli astri.
Mani si intrecciano
come solide catene.
Occhi si perdono
nei mondi di fantasie,
che fanno a gara
per conquistare una sensualità
di femminile eleganza.
E l’orizzonte lontano
invita a sorgere
un sole curioso
e sfrontato.
Labirinti segreti
Gomitoli di pensieri
si snodano tortuosi
fra gli incroci della vita
al bivio tra sogno e realtà.
Un filo riavvolge le lunghe trame,
sordo al frastuono del mondo,
illuminato dalla timida luce
di un giorno incerto.
Io,
come una Parca,
invento segreti da tessere
nella densa melassa
di attimi infiniti.
Flash back
di vecchie foto ingiallite
assaporano il fascino del mio film.
La complice immensità applaude
ed un giglio solitario
parla di me.
Padre
Frastuono di cieli
fra mani di attese
e silenzi nebulosi.
Disegno il tuo profilo canuto
che affiora
dai contorni vacui di un sogno.
Aria fredda,
dolce conforto
di lacrime prigioniere.
Fragranza purpurea di melagrana
colora boccioli di margherite,
languida promessa di primavere
che fuggono antiche stagioni.
La gelida realtà
inchioda il cuore al suo dolore
mentre un sorriso
inonda gli occhi di amore vivo.
Ci sono.
Ci sei.
La forma delle nuvole
Languore di vento
agita un angolo di cielo,
assordante scia di cavalli
al galoppo di emozioni,
imbrigliate
in nudi di donna.
La fantasia crea orizzonti
come soffi di infinito.
Al di là del cielo
si apre una finestra,
spalancata su terrazze di nuvole,
che accoglie un tempo
ansioso di manifestare l’essenza.
Femminilità ribelle
Imbratto un angolo di solitudine
in mezzo al frastuono del mondo,
vita di ovatta
che scorre velocemente
fra le mie dita di porcellana.
Inciampo nelle parole rimaste in gola,
restogusto amaro
di emozioni in cartapesta
e graffio muri di gomma,
consumati da anni
che non conoscono clemenza.
Uno specchio bugiardo
riflette l’immagine
di una femminilità ribelle,
prigioniera
di giorni troppo stretti.
Eco di amanti
Il tempo si sbriciola
in clessidre di nero inchiostro,
sbiadito dalla polvere
di ore senza fine.
Un nudo calamaio
disegna nubi di pietra
mentre scandiscono i rintocchi
di una tempesta
che affretta il passo.
La gente allunga ombre di alabastro
sui marciapiedi
asciugati dal vento.
Fra noi,
solo uno sguardo
che annebbia di luna
i nostri occhi rapaci,
ladri di emozioni viandanti.
Rapiti da quell’istante,
perduto
dentro il rumore della banalità.
Conto i miei passi
Conto i miei passi.
In un mattino
che lascia riposare i pensieri
su cuscini di nuvole.
Ascolto un cuore pulsante
che travolge le onde dei giorni
ed osservo mani di cera
che modellano
il fuoco di passioni ribelli.
La mia anima indomita,
orfana di casa
è prigioniera di lidi sconosciuti
in un luogo
che dimora
fra le pagine di un’altra età.
Io continuo a camminare
e conto i miei passi.
Ricordi
Nel lungo abbraccio delle stelle
gioco a nascondino
con un ricordo capriccioso
che sfugge ai contorni di una melodia.
Conservo l’odore salmastro
delle braccia che lo hanno cullato
fra le pieghe di un sorriso
ed un battito di ciglia.
Bianche scie di barche
solcano in silenzio un mare cantastorie.
Del loro passaggio
si custodisce
l’abile maestrìa
di chi sa cucire racconti
sulle tele dorate dei sogni.
Mi giro ed eccolo lì.
Il ricordo mi sorprende alle spalle.
Mi affretto a stringerlo in un pugno
prima che trovi riparo
nella complice oscurità.
Il coraggio di aver paura
Il coraggio e la paura s’incamminarono lungo il sentiero della vita. L’uno a fianco all’altro.
La paura, però, rimaneva indietro, esitava. Spesso, si fermava per prendere fiato e, temendo di rallentare il passo spedito del coraggio, gli chiese di lasciarla lì e proseguire la strada da solo. Lei sarebbe stata un fardello inutile.
Il coraggio, allora, sorrise e le disse: “Io non potrei esistere senza di te. Tu sei lo stimolo che alimenta la mia determinazione. La forza che nutre la mia volontà. Alzati e riprendiamo la via. Insieme”.
La paura, allora, guardò negli occhi il coraggio, grata e commossa. Strinse la mano che lui le porgeva e cominciò di nuovo a camminare in silenzio.