Annalisa Spinelli - Poesie

Corridoi di memorie

 

Lungo il viale dei ricordi

il vento danza

al ritmo di foglie ingiallite

dall’età delle stagioni.

Mastico il passato tra i denti

e sputo gocce di memoria

nel fango umido di pioggia.

Oro di luna incandescente

cola dalle mie mani,

mentre gli occhi consumano

gli ultimi istanti di luce dorata,

tatuaggio di vita

impressa nell’anima.



Notte di attese

Le ombre si muovono su passi argentei.

Pallide spalle di avorio

rivelano spigoli di me,

sospesa nel limbo di un’attesa.

Dolce miele di labbra,

avide di baci

soffiati altrove

e sussurro di notti

che sorprendono gli astri.

Mani si intrecciano

come solide catene.

Occhi si perdono

nei mondi di fantasie,

che fanno a gara

per conquistare una sensualità

di femminile eleganza.

E l’orizzonte lontano

invita a sorgere

un sole curioso

e sfrontato.



Labirinti segreti

Gomitoli di pensieri

si snodano tortuosi

fra gli incroci della vita

al bivio tra sogno e realtà.

Un filo riavvolge le lunghe trame,

sordo al frastuono del mondo,

illuminato dalla timida luce

di un giorno incerto.

Io,

come una Parca,

invento segreti da tessere

nella densa melassa

di attimi infiniti.

Flash back

di vecchie foto ingiallite

assaporano il fascino del mio film.

La complice immensità applaude

ed un giglio solitario

parla di me.



Padre

Frastuono di cieli

fra mani di attese

e silenzi nebulosi.

Disegno il tuo profilo canuto

che affiora

dai contorni vacui di un sogno.

Aria fredda,

dolce conforto

di lacrime prigioniere.

Fragranza purpurea di melagrana

colora boccioli di margherite,

languida promessa di primavere

che fuggono antiche stagioni.

La gelida realtà

inchioda il cuore al suo dolore

mentre un sorriso

inonda gli occhi di amore vivo.

Ci sono.

Ci sei.



La forma delle nuvole

Languore di vento

agita un angolo di cielo,

assordante scia di cavalli

al galoppo di emozioni,

imbrigliate

in nudi di donna.

La fantasia crea orizzonti

come soffi di infinito.

Al di là del cielo

si apre una finestra,

spalancata su terrazze di nuvole,

che accoglie un tempo

ansioso di manifestare l’essenza.



Femminilità ribelle

Imbratto un angolo di solitudine

in mezzo al frastuono del mondo,

vita di ovatta

che scorre velocemente

fra le mie dita di porcellana.

Inciampo nelle parole rimaste in gola,

restogusto amaro

di emozioni in cartapesta

e graffio muri di gomma,

consumati da anni

che non conoscono clemenza.

Uno specchio bugiardo

riflette l’immagine

di una femminilità ribelle,

prigioniera

di giorni troppo stretti.



Eco di amanti

Il tempo si sbriciola

in clessidre di nero inchiostro,

sbiadito dalla polvere

di ore senza fine.

Un nudo calamaio

disegna nubi di pietra

mentre scandiscono i rintocchi

di una tempesta

che affretta il passo.

La gente allunga ombre di alabastro

sui marciapiedi

asciugati dal vento.

Fra noi,

solo uno sguardo

che annebbia di luna

i nostri occhi rapaci,

ladri di emozioni viandanti.

Rapiti da quell’istante,

perduto

dentro il rumore della banalità.



Conto i miei passi

Conto i miei passi.

In un mattino

che lascia riposare i pensieri

su cuscini di nuvole.

Ascolto un cuore pulsante

che travolge le onde dei giorni

ed osservo mani di cera

che modellano

il fuoco di passioni ribelli.

La mia anima indomita,

orfana di casa

è prigioniera di lidi sconosciuti

in un luogo

che dimora

fra le pagine di un’altra età.

Io continuo a camminare

e conto i miei passi.



Ricordi

Nel lungo abbraccio delle stelle

gioco a nascondino

con un ricordo capriccioso

che sfugge ai contorni di una melodia.

Conservo l’odore salmastro

delle braccia che lo hanno cullato

fra le pieghe di un sorriso

ed un battito di ciglia.

Bianche scie di barche

solcano in silenzio un mare cantastorie.

Del loro passaggio

si custodisce

l’abile maestrìa

di chi sa cucire racconti

sulle tele dorate dei sogni.

Mi giro ed eccolo lì.

Il ricordo mi sorprende alle spalle.

Mi affretto a stringerlo in un pugno

prima che trovi riparo

nella complice oscurità.



Il coraggio di aver paura

Il coraggio e la paura s’incamminarono lungo il sentiero della vita. L’uno a fianco all’altro.

La paura, però, rimaneva indietro, esitava. Spesso, si fermava per prendere fiato e, temendo di rallentare il passo spedito del coraggio, gli chiese di lasciarla lì e proseguire la strada da solo. Lei sarebbe stata un fardello inutile.

Il coraggio, allora, sorrise e le disse: “Io non potrei esistere senza di te. Tu sei lo stimolo che alimenta la mia determinazione. La forza che nutre la mia volontà. Alzati e riprendiamo la via. Insieme”.

La paura, allora, guardò negli occhi il coraggio, grata e commossa. Strinse la mano che lui le porgeva e cominciò di nuovo a camminare in silenzio.