Annamaria Gallo - Poesie

STELLE CADENTI

 

Le notti d’agosto

avvolte nel silenzio

a luci spente lo sguardo al cielo.

 

Come attori sulla scena

puntini luminosi appaiono.

 

Sfavillanti stelle

si lasciano contemplare.

Qualcuna immersa

nella propria vanita’

perde l’equilibrio

e cade giu’.

 

Povera lacrima

che scivola

sulla guancia candida

e lascia in bocca

il sapore amaro della fine


 

 RESPIRI

 

Non il rumore

dei tuoi passi

e’ rimasto nella stanza vuota

ma i nostri respiri

che intrecciandosi

dal letto salivano piano.

 

Ansanti o quieti

dolorosi o stanchi

uniti o distanti.

 

Stanotte sono

la condensa sul soffitto

la ruggine sul lampadario

la macchia scura sullo specchio.

 

Sono la guardia d’onore

al mio essere assente

rimasugli di un passato

che la ragione

vorrebbe cancellare

che il rancore

vorrebbe ripulire


 

 AUTUNNO

 

Foglie d’Autunno

volteggiano incartapecorite

facce rugose

di vecchi stanchi

e presto precipitano

al suolo.

 

Calpestate dall’Indifferenza

urlano un dolore inascoltato

e si frantumano.

 

Un guizzo…..un altro

 

Piu’ niente.


 

LA NOTTE

 

Con passo leggero

la notte

entri nei miei sogni.

 

Batte impaziente

il tacco

al tuo ritardo

perche’ breve

sara’ il viaggio

prima che l’alba

ti riporti via.

 

Insieme esploriamo

luoghi vicini

o mete lontane

e il tuo sguardo

mi cuce addosso

due ali candide.

 

Tutto e’ cosi’

semplice e naturale

come la menzogna

piu’ veritiera.


 

FATINA

 

Nessuno meglio di te

sapeva cogliere

l’innocente candore

dell’infanzia.

 

Li hai amati tutti i bambini

un po’ meno forse quelli

troppo belli

da copertina

 

Tanto i monelli capaci

di farsi perdonare

con un disarmante sorriso.

 

Assai i piu’ timidi, quelli

con una lagrima sul ciglio

e gli occhi bassi.

 

Ti hanno amato anche loro

e oggi

ti ritrovano

nei sogni della notte

fatina buona

che scacci via

l’orco cattivo.

 

Tranquilli

dormono i genitori

che non credono piu’

alle fate.


 

SOLITUDINE

 

Apre la porta

entra e mi cerca.

 

Mi trova la’

dove mi nascondo

mi resta accanto.

 

Mi vuole tutta per se’

mi lusinga

con parole dolci.

 

Mi nasconde

alla vista degli altri

gli altri

nasconde alla mia.

 

Siamo sole

tra la folla

mentre fissa i suoi

occhi nei miei e

mi parla

con alito fetido.

 

Odiata nemica

sempre presente

nella nuova vita.


 

CLIFF OF MOHER

 

Volteggiano i gabbiani

dalle ali bianche giocando

col vento implacabile che

sferza i nostri volti

senza riparo.

 

Il loro e’

nei sicuri anfratti

dei giganti guerrieri fedeli

custodi delle genti.

 

I piedi piantati nel profondo

hanno impedito

secolari approdi

di navi nemiche.

 

Oggi

con tonfi pesanti

qualche pezzo improvviso

precipita

inevitabile tributo

alla missione sacra.

 

Come fiumana

disordinata e rapita

ci sparpagliamo tutt’intorno

poi andiamo.

 

Domani le scogliere

scintilleranno ancora

ai primi raggi dell’alba.

 

Noi non saremo qua.

 

L’eternita’

non ha figura umana.


 

STROMBOLI

 

Una lunga scia di pietre scure

galleggia.

Grandi come noci

friabili

al tatto subito si sgretolano.

 

E’ lava dello Stromboli

in quest’estate cosi’ eruttiva

portata dalla corrente

al mar Tirreno.

 

Isola selvaggia

esplorata anni fa

mai piu’ incontrata

se non nell’immaginario

di case bianche

abbagliate dal sole

spruzzate di viola

ferite al cuore

dai rossi pomodori.

 

Due canoe in acqua.

Otto braccia si tendono al massimo

nello sforzo di pagaiare.

E’ la gara della vita.

 

Allora il vulcano

eruttava piano.


 

OMAGGIO A VAN GOGH

 

Tra tutti lui

il preferito : Vincent

che esaltava la luce

amava la realta’ e

la trasfigurava

lasciandola com’era.

 

E i volti parlavano

e le misere sedie

diventavano pezzi rari

e i bar di paese

luoghi magici

e gli sguardi pensosi

rivelatori di sogni

ormai andati.

 

Vincent

che si superava

nel vorticoso luccichio

delle notti incantate

mescolando

cielo terra e canali.

 

Vincent

troppo grande per condividere

tanta bellezza

troppo solo

per restare.


 

IMBARCO ACQUA

 

Una vecchia barchetta

e’ affondata

non lontana dalla riva

dove pensava di approdare

e rimanere sino

alla fine dei suoi giorni

riposando.

 

Ma imbarcava acqua

dalle troppe ferite

prima gocce

poi zampilli

e il suo stesso peso

l’ha trascinata presto

verso il fondo

verso l’Oblio.