Ayrin Pettorosso
Poesie
A volte ti penso
A volte ti penso,
penso e ripenso al tempo che ho perso
perché starti vicino mi sembrava scontato,
i messaggi non li sapevi mandare
e a me non è mai piaciuto telefonare.
Ripenso alle nostre risate,
a come ci scambiavamo i libri
e come il tuo viso fosse sempre un punto fermo.
Sul fondo di qualche cassetto,
c’è ancora quell’orribile braccialetto che avrei voluto regalarti
perché so che ti sarebbe piaciuto tanto.
L’ultima volta l’ho scordato,
mi illudevo che ti avrei vista ancora.
Non ti vedevo spesso ma eri una costante,
come un’ombra,
c’eri sempre.
E ora che non ci sei sento che mi manca qualcosa.
Sono stata arrabbiata per molto tempo,
credevo avessi scelto di abbandonarmi,
o non so
provavo così tanto e così poco
che mi si offuscano i ricordi
Ma so che mi hai fatto male,
davvero tanto
mi avevi fatto credere di stare bene
che di tempo ce ne fosse
e poi d’un tratto è stato come cadere in un burrone.
Però dopotutto ti capisco,
qui hai lasciato tanto
ma forse lo sforzo era troppo…
Non tutti siamo fatti per la fatica
Soffrivi tanto
ma speravo che chi avevi intorno ne valesse la pena
o forse volevo essere io a valerne la pena
Non so ancora dirti se ti ho perdonata,
sentirti scivolare via così mi ha segnata…
Avrei dovuto stringerti più forte
A volte quando sono stanca mi sembra di vederti,
ti riconosco nei volti di persone comuni
e non capisco cosa faccia più male:
se avere la consapevolezza che non puoi essere tu
o rendermi conto che, nonostante tutto,
spero ancora di non aver sbagliato.
E’ passato del tempo,
sono cresciuta,
ma il vuoto che hai lasciato è sempre lì
e vorrei dire che spero tu sia in pace,
ma non è vero,
voglio mancarti come tu manchi a me,
voglio che provi lo stesso dolore che provo io
Perché so che avresti voluto vedermi crescere
ma te ne sei andata via prima che finissi la scuola,
prima che capissi cosa voglio dalla vita…
Avrei voluto sentirti dire che sei fiera di me,
che sono diventata la ragazza che ti eri immaginata.
Non potrò più parlarti di nulla,
ma ogni tanto ti penserò,
imparerò a non piangere,
però ci vorrà tempo…
Spero porterai pazienza
Donne
“Va bene il femminismo,
ma fino ad un certo punto”
E fai un colloquio di lavoro:
devi essere bella, ma non troppo
truccata, ma naturale
Se vesti elegante sei esagerata,
vesti sportiva e sei trasandata
Devi essere magra ma con tante forme
“E perché hai scelto un lavoro da uomini?”
“Volevi la strada facile vero?”
“Vorresti avere figli? Allora non fai per noi”
Che se arrivi in alto
“Ma chi ti sei portata a letto?”
Devi saper dire di no
altrimenti sei una facile,
ma devi anche dire “si”
perché “Cos’è? Pensi di avercela solo tu?”
E fai una fatica bestiale
ma gli uomini si credono soltanto a vicenda,
l’aggettivo che ti da il primo
ti rimarrà per sempre attaccato addosso
Cammini per strada e hai paura
“ma dai sei esagerata”
e le cuffie con la musica
dopo le dieci non te le puoi permettere,
e se si fa serata in due
una deve rimanere sempre vigile
perché “tranquilla, sta sera sto attenta io”
E se ti lamenti di qualcosa
sei sempre tu ad aver provocato,
che con quel vestito dove volevi andare?!
“se ti comporti così, cosa ti aspetti?”
E ti fischiano,
ti urlano apprezzamenti
e se non ti mostri riconoscente
“ma dai, non sai nemmeno accettare i complimenti”
Che la paura di un uomo al primo appuntamento,
sono i peli sulle braccia
o qualche chilo di troppo,
mentre per le ragazze è tutto un
“ti mando la posizione, così se non torno mi trovi”,
un “scrivimi ogni ora”
“avvisami quando sei a casa”
Che ormai la gentilezza ci fa paura,
ti chiedono indicazioni
e di avvicinarsi alla macchina non se ne parla
Poi ci sono le occhiate di traverso,
chi si china per guardarti le gambe
“ma dai bella, dove scappi?”,
in autobus la gonna corta va coperta
ed è meglio morire di caldo che togliere la giacca
E la prima volta che ti importunano
sei ancora una bambina,
poi già a scuola i compagni
ti toccano,
fanno battute
e se reagisci è sempre eccessivo,
la colpa è comunque tua
e pure le professoresse,
che sono donne come te,
non fanno nulla per proteggerti
Poi arrivi all’università,
che si sa
un trenta non lo prendi mai per aver studiato,
ti diranno tutti che è grazie alla scollatura,
e pure in quei casi devi stare attenta,
perché i professori corretti sono davvero pochi,
che come al liceo tenevano i pedofili
qua restano i viscidi
e pure gli stalker
Ma nonostante nessuno voglia assumere
una donna che desideri una famiglia,
se i figli non li vuoi
sei tu quella strana,
ma non devono essere nemmeno
il centro del tuo mondo
perché “scusa, ma davvero ti lasci andare così?”
E se non riprendi subito la forma
non ti sei impegnata,
ma se lo fai
“davvero ti importa solo quello?”
Poi è con il tempo che arriva
un’altra fase critica,
compare la prima ruga,
il primo capello bianco
e ormai il tuo tempo è passato,
perché tu donna
mica puoi invecchiare,
devi riuscire a fare tutto con indosso
sempre lo stesso sorriso,
senza versare una lacrima
e portando la stessa taglia di quando avevi vent’anni
E se un tuo pari
ha un salario più alto,
mica puoi aprire bocca
perché tanto “hai tuo marito che ti mantiene”
Devi andare avanti a testa bassa,
senza farti notare
ma senza passare inosservata
perché “tu sei donna e devi dimostrare la tua forza”,
ma poi agli uomini
le donne forti non piacciono,
le nostre idee non contano
tanto pensiamo solo a farci le unghie e sistemarci i capelli
Ma in fin dei conti
cosa sarà mai tutto questo…
perché tanto
“A voi donne offrono sempre da bere”
Lettera a me
Grazie per esserci stata
grazie per non aver mollato
e per essere rimasta salda anche quando io sono andata via.
Ti ringrazio per essere stata più forte
di quello che sono io,
per aver guardato a terra
finché non ti sentivi pronta a combattere;
Grazie per essere l’unica a capirmi,
l’unica a sapere cos’ho affrontato…
Sei l’unica a conoscere il buio che avevo dentro
Solo tu hai visto cosa c’era nel mio cuore,
il grigio di cui si era tinto il mondo
non ho veri ricordi a colori di quei giorni…
ma perché te lo dico?!
I miei ricordi sono i tuoi
Quindi ti ringrazio per aver attraversato una tempesta,
che non so come ci sei uscita;
Ti dico grazie per aver tenuto duro,
stavi affondando, ma la tua vita non l’hai portata con te.
Ti sono grata per aver finto,
ti conosco… so che non avresti retto gli sguardi di compassione,
sei stata una brava attrice,
quasi degna di Hollywood.
Ma ti ringrazio soprattutto per aver riconosciuto il momento giusto,
quello in cui eri al limite…
So che chiedere aiuto non era il tuo forte,
ma se non l’avessi fatto, non so dove sarei ora,
probabilmente persa in qualche posto senza luce.
Ti ringrazio per aver messo da parte
quel macigno che è il tuo orgoglio,
di aver creduto di poterne uscire,
di aver sperato nella famosa luce in fondo al tunnel, anche senza vederla.
Ti ringrazio per essere il motivo per cui ora sorrido,
per cui so di avere un futuro
e che essere felici non è una cosa riservata agli altri.
Sostanzialmente ti ringrazio per tutto,
ogni cosa che hai fatto
e tutta la fatica che hai sopportato.
Perché io mi ricordo di te,
e so che eri fragile…
ma nonostante tutto il tuo impegno,
credo che ora io lo sia un po’ di più.