Barbara Ungari - Poesie

Venere

Una rosa bionda screziata di sangue.
Il mio cuore è zaffiro liquido, palpito d’onda.
Ho abbandonato la mia conchiglia
era bella
ma la madreperla ha i riflessi delle lacrime.
Ora la mia anima salmastra ama solo il dolce sfumare delle nubi.
I miei sogni si librano nell’aria tremula,
nell’oro della sabbia
sgretolati dalla candida spuma.
Nel vento le mie radici.

 


 

Chimera

Eccoti dunque svelata mia dolce chimera
vittima sempre immolata ma mai schiava
di questo mondo che è tuo carnefice
e nostro giudice.

Prendi dal mio petto la vita finché batte di lacrime
rivelati a me nella tua struggente brama di luce.

E infine aiutami
a squarciare le folli finzioni dell’uomo
a riscrivere la sua opprimente realtà
brutalmente amandomi nel timido riflesso del silenzio.

 


 

Lacerante speranza
fragile attesa

Nella bruma del domani
destino e semplice caso
regalano un raggio di buio.

 


 

Liam

Sei stato come il tiro di una sigaretta per me.
Ma ci sono quei tiri sacrosanti – sai, esistono- che ti lasciano l’amaro nell’anima
e la vita dentro.

Vattene, ma resta con me.
Sii il mio rifiuto e la mia preghiera
il mio impossibile tutto.

Le tue paure non sono nulla,
le mie certezze sono braci nel vento
scintille satelliti fra le stelle.

 


 

Che le parole non possono competere
che le parole non possono capire
semplicemente non possono.

Dimenticarsi dell’universo che hai tra le dita
e riconquistarlo tutto in un millesimo di secondo
come la mia mano che vola con la stilo in pugno ma mai come la mia mente che sarà sempre più veloce riflesso di riflesso raggio scheggia specchio.

Tremori insani ma radici a terra.
Perfezione nel fango detriti di paradiso.
A ognuno la sua arte, a me la follia
a me la ricchezza del conoscere l’ignoranza.

 


 

Le ali trafitte dalle stelle non hanno paura dell’Infinito.
Ogni sogno è un battito verso il buio

mi avvicino sempre di più
e ancora

finché avrò respiro

l’orizzonte non sarà mai abbastanza distante.

 


 

Mamma

In questa notte che dura lo spazio
di un desiderio
di una voglia
di un neo
di una macchia,
l’impronta del tuo rossetto sulla mia mano
accompagna il mio navigare in questo bianco oceano di coperte.
Sono lontana ma sono a casa,
sei lontana ma sei il mio rifugio.

 


 

Malinconia dell’impossibile

Immersa nella malinconia dell’impossibile invoco la luna e i suoi rintocchi.

Cerco solo una parola che sia come un fiore
Cerco solo un bacio distante secoli e miglia
Cerco l’allodola che canti al mio crepuscolo
Cerco l’acqua che brucia

E il profumo intenso della mia rinascita.

 


 

Fare incubi in un letto di fiori.
Profumo di paura
mentre mugugno, blatero amorfe sillabe dal cuore nero.

Pindarica nel mio volo astrale mi alzo nel buio.

Una nenia martella petto e cranio
gli occhi sbarrati, fissi, stanchi
cercano come preda un pensiero reale, lucido
per uscire dal maelstrom.

Ma la notte è lunga.

 


 

Che se ti perdi
bene
le cose
le trovi.