Carlo Emilio Michelassi

Agenda del Poeta 2025


Instabilità

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Nelle ore più quiete – (per il cinquantaduesimo)

Viene improvvisa, nelle ore più quiete,
un’effusione che i sensi offre al Tutto.
Occupa il suo disegno l’architetto
stesso, ed entra nei contorni l’estate,
emozione che viver fa la vita
e alla fine, di piacere, accende
ricordi. Arretra su aride sponde
un pensiero angoscioso che nel gioco
irrompe, una visione assai fugace
che dai fondali del passato emerge.
Si mischia ad altre invitanti chimere
e si disperde in un mare di simboli.
E con le tante forme familiari,
fugge anch’essa verso la superficie.

 


 

Philosophia perennis

Qui sonito non trovo di grancassa:
di mie finzioni trassi l’ipocausto
per una comoda turris eburnea;
al tuo sorriso, è varco la mia anima,
che geme in amplessi fosforescenti.
Abbiamo detto, di mondi valoriali esiti,
il desiderio ha dischiuso le labbra.
E nel farfuglio, tra me e me,
si palesa il fato di chi è solo.
˂˂Qualis artifex pereo (…)˃˃
In ultimo, a effetto, è quella frase,
ove i sensi e le intenzioni collimano,
in una lingua che tutti comprendono,
tra le risa e il pianto, in note flebili.
Giù, sul teatro della crisi, il telo.

 


 

Riempimento di senso

In quei furiosi rintocchi d’Eterno,
l’interprete si specchia, nell’abisso
del testo sprofonda tra pianti e risa
raggelanti, mosso dal gioco serio
che a nessuno aveva detto. Corredo
di ibride forme e intrigo di simboli
è la notte, nello stremo del senso.
Come ombre spettrali stanno in agguato,
sull’orizzonte del pensiero, neri
corvi, che scandiscono alfa e omega
di una storia, tra vero e allegorico.
Nell’assordante silenzio dei nomi,
scorre la vita, un fiume senza sosta,
mentre qualche nobile cenobita
cede una traccia al solerte archivista.

 


 

Si lascia nel ricordo

Si lascia nel ricordo l’immagine nostra, amata, ed è sempre un “pensiero eidetico”: finisce come immagine ciò che “trapassa” nel ricordo.
C’è eccitazione nell’aria fitta
di ricordi, lì cerco te, l’immagine,
falena che allo stoppino non muore:
stordita differisce il suo epilogo.
Con quel sorriso che mi desti in pegno
ora interpreto le diverse età,
e avanzo, custode di un tesoro
unico, esploro i segni del tempo
attraverso i tuoi occhi.
Fuori, l’aria pungente del mattino.