Carolina Manfredini

Poesie


La neve di Sofia

La neve continuava a cadere , fiocco dopo fiocco, in  una danza  lieve e sensuale.
Per Sofia non esisteva cosa più bella che trattenere lo sguardo sul lento posarsi della neve, immaginarne le eleganti conseguenze una volta distesa con calma sui contorni della terra.
Creava  spazi nuovi la neve, proteggeva i rilievi , dava loro forme soffici come abbracci di cotone ed era quel dar sagoma alle cose, piante, case, tetti, strade che la faceva sentire appagata.
Era sempre felice quando uno spettacolo del genere le si presentava davanti, nulla era più metafisico di quella danza passeggera e reale.
E poi, pensava tra sé, se qualcuno la calca provando ad immergersi nel suo manto improvvisamente si poteva dar forma alla verità: le orme svelano sempre una possibile presenza,  un passo,  un gesto sul suolo.
Potesse essere così anche nella realtà, se è vero come era vero che la neve,  come sentì dire tanti anni prima da un vecchio del posto, era la realtà.
Sofia pensava spesso a questa definizione: cosa significa la neve è la realtà? Era un gioco di parole, un aforisma popolare un luogo comune o conteneva davvero qualcosa di strano, di misteriosamente veritiero?
Era una ipotesi o una frase illogica?
Abituata al gioco del pensiero, al ragionamento condotto con rigore e metodo, Sofia provò a definire bene quello strano assunto: la neve è la realtà.
Probabilmente si trattava di una proposizione enunciativa, contenente una diramazione possibile di un contesto astratto che andava portato un po’ alla luce.
Perché non sostenerlo in classe  , provando a far ragionare i suoi
ragazzi stornandoli un po’, lasciandoli passeggiare nella selva delle parole , ma prima toccava a lei rintracciare la via nascosta.
La neve è identità, la realtà significa che  dietro al nostro modo abituale di vedere  esiste una seconda realtà un pò inabissata ,celata nei vocaboli, contenente qualcosa che è simile ad una essenza  in grado di presentare un nesso particolare.
Era necessario rivolgersi continuamente alla definizione, emetterla, scuoterla, scioglierla nell’ analisi ancora e ancora, fino a quando  questa non cedesse al senso per poi seguirlo e portarlo allo scoperto.
Era questo un procedimento maieutico un po’ superato e appunto per questo, in virtù della regola degli opposti nata dalla modernità, utile e valido.
L’ epoca di Sofia fu definita  come  epoca dell’ assenza della memoria, in virtù di un passaggio continuo di messaggi dediti al consumo metabolizzante del compera e esaurisci, dedito all’ oblio dei significati e delle tradizioni, dedito allo spergiuro dell’ ambiente e alla distruzione  del clima.
Inoltre l’ epoca di Sofia odiava, ed era comprensibile, i pessimismi, le definizioni in sostanza i tentativi di definire la realtà.
Non bisognava parlare compiutamente dei problemi della gente, tanto si sa…., non bisognava mai essere pessimisti….tanto nulla cambia…..solo la produzione conta in un epoca che matematizza il reale, il soggettivo, dimenticando il senso del reale e del soggettivo.
Sofia , al contrario, credeva che soffiare sulla verità , lentamente, insegnando in un aula diffondendo il pensiero orale e scritto, valesse il gioco riflessivo della neve che cade e che diventa poi, alla fine, realtà.
L’ importante è non farsi abbattere dalle ruspe del pragmatismo che  dove scava distrugge, riducendo tutto a massa umana, a strati di nulla sovrapposti a nulla, a omologazioni selvagge, finaliste nella gara a premi dei conti in banca quelli sì vincenti e utili a qualcuno.

UN MONDO DIVISO IN DUE CATEGORIE.

Il tempo in cui Sofia viveva non era né razionale né reale ma  appariva  assuefatto da un sottile velo di nascondimento, ed era  proprio quella la sua danza: non consentire mai a nessuno di svestire la realtà ,di lasciare avvertire una spiegazione credibile di quel tempo.
Si trattava certo di un mondo interiore, una coscienza  infelice che le precipitava dentro, che la avvolgeva totalmente impedendogli  di comunicare una  spiegazione .
Tutto il reale era seminato nel nascondimento e il mondo ne era invaso in ogni  espressione, sociale, politica, culturale.
Nel nascondere sé stesso il mondo ritrovava una forza misteriosa e tragica, una dimensione tanto paradossale quanto artisticamente originale.
Il senso del bello che sgorga dal tragico mondo intento a vendere, interessato al consumo e solo al consumo, in un vortice di pietà e di terrore mai saturo di sé e superato.
Del resto come si potevano creare nuove abbondanze se non fingendo spettacolarmente di averne bisogno?
L’ epoca delle creazioni propagandistiche non era ancora finita, era iniziata da tempo e non si era ancora conclusa, e poi chi possedeva l’ illusione che un giorno sarebbe davvero finita la commedia pubblicitaria?
Il mondo aveva bisogno di quel mistero imprudente, aveva fame di vesti nuove, di colori percepibili e nello stesso tempo di consumi identici, ne aveva piacevolmente urgenza.
Ma l’ aspetto  più pregevole in tutto questo stato di cose era che non c’ era senso nel cercare di avvertire, e quindi comunicare, una scomoda certezza che faceva solo male  e non portava a nessun progresso.
Il progresso non era forse da intendersi come una concezione della storia universale, da specificare nei suoi ambiti se tecnico, sociale, o tecnico-sociale, scientifico o umanitario o scientifico-umanitario, in cui le  successive acquisizioni si cumulano e insieme concorrono al miglioramento delle condizioni materiali e morali del genere umano?
I piccoli nani sulle spalle dei giganti avevano o no preso  a interrogarsi sulle vicende umane?
Avevano alle spalle millenni di storia, erano in grado di divenire più potenti degli antichi proprio perché non potevano commettere i medesimi errori, ma solo migliorare costantemente la vita dell’ uomo.
Non era poi così necessario distinguere tra progresso sociale e progresso tecnologico, entrambi dovevano essere assunti come uniti e indivisibili, una buona volta!
Questa era la via al progresso.
Ma Sofia non si faceva illusioni sul fatto che i suoi studenti avessero o meno letto bene alcuni autori.
Manca una concreta consapevolezza in soggetti così giovani, pensava, la riflessione è postuma, lontana nel tempo da recuperare in età diverse.
I suoi studenti erano uno spaccato della società, una porzione emblematica di elettorato, che guarda prima al sé poi all’ altro, mai il contrario.
Ma per Sofia il punto centrale risiedeva sempre nella domanda

finale, che non mancava mai di sottoporre ai suoi studenti:
ma il vero Spirito del mondo qual’ è oggi?
Dove sono le proposte e gli atti concreti per sanare le disuguaglianze sociali, le inettitudini dei potenti, le scarse consapevolezze sul destino della natura e dell’ ambiente, sul mercato che invade ogni settore della vita pubblica, che crea opinioni e modelli funesti per l’ umanità?
Le due categorie in realtà erano una sola: non esisteva un grande desiderio di far emergere la categoria solidale  in equilibrio con quella economica, ma non per colpa dell’ una o dell’ altra categoria ma solo perché ambedue asservite ad un sistema che entrambi avevano contribuito a creare.
La neve lasciava depositare in lei  tutti i suoi misteriosi dubbi sull’ esistenza.
Ultimamente pensava spesso al progresso, ai suoi effetti, alle sue remote  e nobili origini.
L’ idea di progresso dunque: ma quale era l’ idea di progresso di Sofia, che ancora una volta si sottraeva a quel mondo che non riusciva a subire più di cinque giorni alla settimana?
Le pareva di toccarli i dubbi dei suoi studenti, quando la osservavano mentre arrossiva di fronte alle verità che lei, dietro alla sua  cattedra dalle gambe rosicchiate dalla ruggine, cercava ansimando di trasmettere.
Nessuno dei suoi studenti credeva alle sue paure, anche quando Sofia con varie tesi cercava di renderle sempre più visibili ai suoi futuri uomini che andavano a ondeggiare con il nulla ogni giorno.
Il mondo era diviso in due categorie: le persone che lottavano per far emergere un senso nella vita, solidale, equilibrato, rispettoso  dell’ altro da sé, e le persone che avevano un unico obiettivo: calcolare quanto di utile era possibile ricavare dall’ uomo, dalla natura, dal comportamento-immagine, tutto contenuto in un
semantema di nome mercato.
Due personalità in conflitto abitavano la terra, secondo Sofia: una egoistica che comandava l’ utile per l’ accumulo di potere, l’ altra attenta alle  esigenze della specie umana che non vive di solo pane.
Entrambi utili, necessarie ma in  contrasto perenne, poiché la prima aveva da tempo prevalso sull’ altra creando squilibri che non  facilmente controllabili.
Nel primo gruppo, quello che aveva investito per creare un mercato potente, forte e competitivo, non mancavano personalità di alto profilo morale, attente anche alle esigenze declamate dal secondo gruppo.
Ma , proprio in questo diventava complessa la vicenda, sì perché secondo Sofia non era più l’ uomo a governare sé stesso ma un  complesso apparato di norme di mercato che lo telecomandava, senza che il soggetto si rendesse conto della sua totale dipendenza da esso.
Il problema era tutto nella natura del problema: contrapposizione, che genera guerre.
Quando Sofia si trovava a dover  illustrare la storia del pensiero politico ai suoi studenti, cadeva sempre nella circolarità argomentativi causa- effetto dei movimenti storico-sociali che si erano succeduti nel tempo.
Ciascuno portava con sé profondi dissidi, spesso a base utilitaristica e non vi era possibilità  di intravedere alternative praticabili.
Allora gli studenti, che in quanto giovani  erano desiderosi di sentirsi parte di mondo attivo e non impaurito, affermavano che non esisteva questo  problema tutto moderno, che ogni epoca storica ha sempre prodotto tragedie e soluzioni, guerre e conciliazioni, trattati e leggi a misura d’ uomo e  quindi la speranza non poteva ritenersi esaurita.
Alla fine l’ uomo ritrova il senso della sua esistenza e ricomincia da capo.
Sofia cedeva alle loro opinioni perché, in fondo, lei li amava tutti amava le loro mode, le stranezze, le loro inquietudini di docili e aggressivi adolescenti, le loro canzoni senza senso, i loro capelli scolpiti dai colori, gli orecchini sul naso. Insomma tutto quel non senso aveva un profondo senso per Sofia.
Ma anche l’ empatia aveva un prezzo, bisognava pagare qualcosa a sé stessi, alla propria coscienza .
E così per legarseli un po’e creare spazi affettivi dove la comunicazione potesse ancora passare, li portava spesso in visita ai musei della città, nelle biblioteche e tutte le volte, puntualmente si sentiva male.
Tornava da quelle brevi gite in città  con il cuore a pezzi, ferito dalle risate, dai tremendi sorrisi taglienti come lame, specie quelli di Lorenzo che da solo riusciva a nascondere tutto ciò che la classe pensava delle sue  visioni del mondo , delle sue castigate dottrine.
Possibile che nessuno si accorgesse che era dannatamente faticoso trasmettere valori in quel mondo senza neve?
Possibile che nemmeno uno di loro  riusciva a capire che in quel mondo non vi era futuro per loro?

LA NEVE DI SOFIA.

Ora la neve non cadeva più, un biancore limpido si stava aprendo uno spiazzo nel cielo.
Il silenzio circondava ogni cosa, la neve caduta per  giorni era alta più di due metri ricolmando di silenzio anche la valle sottostante che dolcemente degradava verso la città.
Per Sofia era giunto il momento di far ritorno a casa, nell’ aula dei suoi studenti, tra i libri e le cattedre rivestite di ruggine.
Pensava tra sé che la ruggine dei tempi moderni andava levata: come non era presente negli studi televisivi che registravano uno spot da mandare in onda per conto di, non doveva esserci nemmeno nelle aule dove si trasmetteva cultura nel rispetto delle idee di progresso che il mondo aveva elaborato nei secoli.
Prese la valigia, finì di riassettare la casa spense le luci, richiuse il portone e uscì  di casa.
La discesa verso la realtà stava iniziando, nel giro di tre ore sarebbe di nuovo vissuta nel mondo, tra le sue leggi, le sue contraddizioni, le vesti logore del tempo ricolmo di consumi.
Aveva sentito parlare di un movimento che stava prendendo forma, forse una società di intellettuali che si riunivano di sera per discutere su testi di Filosofia del Diritto o delle Scienza.
Non le restava che aspettare, i moderni satelliti  sostenevano  che presto sarebbe arrivata  una abbondante nevicata sulla pianura e Sofia, anche dalla città, avrebbe potuto contemplarla con ammirazione  a pochi metri  di quota.

 


 

 

Blessing

A papà Giuseppe

Le persone sono luoghi, eventi,
passaggi di spiriti in contesti storici
che ne hanno segnato nell’intimo i destini,
le cronache di vita e le esperienze.
Talvolta la verità ne eterna i ricordi.
Le persone sono la Storia.

Il numero dell’estate

D’ inverno, quando ci sedevamo a tavola a mangiare, nell’ aria della nostra calda cucina si respirava una serena aria di famiglia e di conforto, che tanto rallegrava noi bambini.
Faceva freddo e si indossavano sempre maglie a maniche lunghe.
Non volevo chiedere nulla, era come rompere un silenzio che davanti a ottime patatine con l’uovo non si poteva offendere.
Io lo guardavo, gli occhi erano sempre su di lui, che mangiava serio ma felice, era sempre cosi papà.
D’ estate le maniche non erano lunghe, e quando a tavola gli occhi cadevano non più su di lui ma sul numero tatuato sul braccio destro, mi risaliva quella bizzarra voglia di esigere una risposta : “ papà cosa è quel numero?”-
Una sera di maggio, avevo otto anni, trovai finalmente il coraggio, possibile che solo io lo vedevo? Nessuno chiedeva mai nulla, Paolo si tuffava nella sua pastasciutta al pomodoro e ingoiava con gusto cadenzato le sue pennette, Antonella non alzava nemmeno lo sguardo dal suo piatto, io invece scrutavo quel braccio, era il braccio di mio padre col numero 880 tatuato, e quella sera mi disposi all’ attacco.
Perché non sempre lui rispondeva, era un uomo molto serio mio padre, parlava poco, il riguardo verso quel silenzio non si discostava molto da una specie di minuta paura di infrangere quel suo introverso incedere.
Mi guardò un istante e sorrise: –“ in guerra, me lo hanno fatto in guerra a Posen, io sono stato in Germania a Posnan”-
Nella sua memoria scavavano queste parole, che sapientemente taceva, ora lo sò: richiamato alle armi il 9 marzo 1944, inviato a Verona e poi a Bolzano l’11 Giugno 1944 fuggì da Bolzano, fece 4 mesi il renitente e il 16 ottobre 1944 arrestato e inviato con la Flak in Germania, andando impiegandosi in telefonia militare fino al 30 aprile 1945.
Delle due l’una, o era stato prigioniero a Posen o a Poznan, non sapendo da bambina che tutto quel territorio, che lui chiamava Germania era la Polonia.
Una bella confusione, che dopo tanti anni divenne chiara luce davanti ai miei occhi. Lui non ne parlava mai, quelle parole iniziavano e chiudevano il discorso, nulla di più.
Seppi , dopo la sua morte, avevo vent’ anni, che mio padre era stato un Imi, internato militare italiano.
Ma alla mamma qualcosa aveva detto, a noi figli no, a mia zia sua sorella che lo accompagnò sul carro bestiame alla stazione di Cremona , quando lo deportarono in una Campo di concentramento, le cose le aveva dette.
A noi bambini mai nulla.
Insegnando Filosofia e Scienze umane per lavorare studio, leggo molto, vivo nelle biblioteche da anni. Dalla morte di papà le mie ricerche non hanno avuto fine, nemmeno ora sono concluse.
Venne deportato, come Imi prigioniero di guerra, nel Novembre del 1944, direzione Germania, riuscì a fuggire, a piedi con tre compagni di sventura, probabilmente dopo l’arrivo dei Russi nell’ Aprile del 1945.
Patirono la fame, vivevano al freddo, divorati da microbi e pidocchi, senza scarpe lavoravano undici ore al giorno nella Telefonia militare, cosi sta scritto nei documenti, ma non ne siamo certi, forse quel lavoro era molto più sporco e terribile.
Ci misero due mesi a tornare a piedi da Poznan Fort VII, quando si presentò davanti alla sua porta nell’ aprile del 1945, la madre non lo faceva entrare in casa: non riconobbe suo figlio.

Alura,
me sunti nat a Pusai
28 Febbraio 1924

Alura,
me sunti nat a Pusai che lè visin a Cremuna nel febrari del vinti quater el ventòt, inveci i fascisti iè nat a Milaan a piasa San Sepulcr nel desnoov almeno me cuse go legit, dopu so mia.
Me go semper laurat, neli stali del cremunees, e me piasiva laura, me go semper lauraat, non suntum cresit cusè, lauràà semper e rispetàà tòti cume nà insegnat el Signuur, noon stum bèèn cuse!
A me i fascisti i mà ciapaat nel quaranta quater a Nuember a Curdifraat in casina a Sansill, noon sé nascundium nei bùùs suta tera, o nei fenii quant i fascisti dè Farinacci i venia a fàà i rastrelamèènt.
Ma , forse, vergòòn el saiva, i gà fat la spia… so mia… fato sta che i na ciapaat me e alter noof, i na purtat a Cremuna e con la Flak, la SS. Flak, i nà purtààt in Germania.
Sium sòi car bestiam!
Me èl sivi mia che l’era mia la Germania, me pensai che sirum en Germania, inveci siùùm in Polonia a Posen che ades èl se ciama Poznan,, vata ciava!
Anca perché l’ era tòta Germania chela lè!
Comunque nòòn lè a Posnan siun tratààt cume li besti, cheli dela stala dè Curtde Fraat li stava mei de nòòn cent mila volti.
Me sunti scapaat, insèma a tri cumpagn dè Curdefraat .E gum miss du mees a turna a cà, a pee, gum durmiit nela neef.
Quant me mama la mà vist, la mè fia mia andà in cà, la ma mia ricunusit.
Me sunti èl Pino, e ades me fiola Carolina, che la gha èl num de me mama, la vè cuunta tòòta la Storia. E cerchi de sta atenti, e cerchi de capii giòst, perché a li volti sé capis mia giòst li robi.
Bella roba, bel casiin, nòòn gum vist la moort en facia, tòti i dè, uduur de moort depertoot, i tudesch iera maat, sasììn cun tòti.
I vulia fane morer dè fam, dè piucc, pe scaals, semper al fret, lauraum en dèna baraca al freet, fium li radio dei aerei.
Quan sunti turnat de la guera, che sivi prigiunier, toti i veniva a fase giustà li radio o i fèr de stira da me.
Guai sé en mè fiòòl èl met i pè en Germania El cupì cun li mè maan!
Mè go mai faat politica, me interesa nigut, gò semper viit la tessera del partiit comunista, per mè i russi i gà liberrat i camp in Germania.
Me fiola la studia, e la studia tòòt, lè giòst cuse.
Me però ai mè fioi go semper insegnat a rispetàà toti, e a vuta chel che ì se sentiva.
E a rispetàà tooti, me cuse sunti amò vif!
Me ciami Giusèp, el Pino, e sunti italiààn, lasum a casa sua chi ne rispeta mia, noon suntum cristian!
Me sunti èl Signuur.

Serviva Manodopera

A mio padre, nella stalla dove amava lavorare, non interessava proprio nulla se la richiesta fu fatta o meno ad Hitler da un suo fidatissimo collaboratore, Albert Speer, noto per aver ideato l’allestimento dello stadio Zeppelinfeld per i celebri raduni di Norimberga, uomo che organizzò per bene le industrie militari teutoniche.
Speer e mio padre non si conobbero mai, Speer decise la sorte di milioni di persone, cosi procedono le cose al mondo, da sempre.
Queste fabbriche, in passato, erano sistemate in modo diverso, come lo stesso Speer dichiarò in una celebre intervista, ovvero in forma militare, ma con l’architetto Albert Speer l’organizzazione si trasformò e divenne tecnico industriale, scelta che permise al Reich tedesco di spingersi, ostinatamente, contro l’avanzata alleata fino alla battaglia delle Ardenne del 1944, impresa difficilissima ma resa possibile da questi architetti e tecnici industriali e non militari.
Albert Speer conobbe Hitler nel 1933 grazie a Rudolf Hess e fu incaricato di progettare gli apparati per il raduno di Norimberga di quell’anno.
Mio padre a quel tempo aveva nove anni, viveva in cascina come tutti i cremonesi che per vivere dovevano fare i contadini, mungendo mucche, pulendo stalle, riassettano fienili e fu in un fienile a Corte dè Frati che venne catturato e deportato.
Tra Speer e Hitler si stabilì una rapida intesa: il Führer era alla ricerca di persone in grado di dare vita alle sue ambizioni architettoniche per una nuova Germania, incluse Speer negli apparati decisionali, invitandolo spesso a cena ne fece un devoto e ben pagato collaboratore.

“Alla fine”-, mi disse un giorno mentre camminavamo in montagna, “anche se non ho mai avuto nessun sussidio, resto convinto di aver servito il mio paese”-
Lo credo anche io. Le domande però restano, e sono molte, a me i conti non tornano.
Perché l’ Italia entrò in guerra? Come mai la questione 1935-1936, Etiopia e Somalia, incidente Ual Ual in primis non viene studiata in modo più severo?

Portano via i contadini?

Nel frattempo a Cremona presso la Prefettura giungevano comunicazioni scritte riguardanti commercio, controllo politico, o i fitti rastrellamenti che, regolarmente, venivano attuati.Erano relazioni sulle attività economiche e produttive presenti nell’area. Il 25 agosto 1944, XXII, una Circolare molto interessante, recava come oggetto “Colpiti da provvedimenti disciplinari”, inviata ai Capi delle province, ai Commissari delle Federazioni repubblicane e per conoscenza e delegati regionali del partito fascista repubblicano. Si sottolineava che i provvedimenti disciplinari, quelli gravi che venivano adottati a carico degli iscritti al partito o quelli che si riferiscono a persone conosciute nel campo politico, venivano radio diffusi. Questo perché? Sì precisa la convinzione che bollare i colpiti, come si conviene di fronte all’opinione pubblica costituisce un esempio, ammonitore. Però si evidenzia, altresì, che bisogna presumere che questo generi, in coloro che sono colpiti da tali sanzioni, un sentimento di più accesa reazione e, conseguentemente, un naturale stimolo ad operare con qualsiasi mezzo illecito ai danni del partito. E quindi si prospettava la soluzione. Tutti quelli che venivano a trovarsi in queste condizioni siano messi perlomeno in grado di non nuocere. Onde opportuno e urgente si appalesa procedere nei loro confronti disponendo, in accordo con le autorità locali tedesche, il loro avviamento al lavoro obbligatorio in Germania. Firmato dal vicesegretario del partito fascista repubblicano, Giuseppe Pizzirani. Così come il 30 settembre. 1944, XXII°, l’ Ufficio di Casalbuttano relazionava al Capo dell’ufficio provinciale per gli accertamenti agricoltori di Cremona, che l’ufficio provinciale non lavorava in maniera corretta. Che appunto lo scrivente deve lavorare parecchio per cambiare fisionomia all’Ufficio. Addirittura l’Ufficio spesso viene lasciato sguarnito senza presenza. Il capo Ufficio, si dice, prendere troppo alla leggera il suo compito. Ci sono delle cose che non vanno bene, per esempio è saltato da una esagerazione allo zero assoluto. Vede che un’azienda, che ha un seminativo di H.a 27.25. 14 con una Tara di 0.16.16 e un’altra con un seminativo di aree 15.62.66 con nemmeno 1 m² di tara. Quindi ci sono delle cose che non vanno bene. Inoltre si è accorto che vi sono delle incongruenze, delle deficienze e vengono fatti accertamenti sul grano e si fa presente che l’opera dell’ex Capo ufficio si può definire senz’altro passiva. Quindi c’erano anche delle lotte interne negli uffici, perché probabilmente qualcuno si stava già dileguando. E dopo l’intervento del Capo Cavrini Arturo, le cose sono certamente migliorate, soprattutto per quanto riguarda le differenze fra la quantità di grano indicata sulle bollette di trebbiatura e quella dal signor Cavrini, accertata con regolare firma degli agricoltori. Il Cavrini, che si firma in calce, si dava da fare anche per sistemare l’archivio e tutta la documentazione che non era divisa nelle cartelle adeguate. Ma la cosa importante? E’ stilare l’elenco delle cose che servono per i vari settori produttivi. Materie prime, sostanze importanti per l’artigianato, per la meccanica, per l’industria vengono con dovuta perizia elencate. Il carburo si dice che teoricamente le assegnazioni di carburo sono state riprese praticamente. Si dice che si è ancora nelle più alte? In quanto le difficoltà per trovare i mezzi di trasporto ci sono. Le ferrovie non sono state superate. Il servizio potrebbe essere forse assicurato internamente. Serviva l’alcol denaturato, il fabbisogno di alcol denaturato per le industriali e gli artigiani della provincia di Cremona si aggira sui 45 ettanidri ( un ettanidro corrisponde a 100 litri di alcol anidro ,cioè puro) mensili. Da luglio le assegnazioni pervengono con grande ritardo, irregolarità e sono state sensibilmente ridotte suscitando le lagnanze delle ditte che incolpano l’Unione di poco interessamento al loro riguardo. Poiché in Cremona esiste una distilleria che ha ottime capacità di lavorazione, sarebbe necessario ottenere dal Consorzio Nazionale Distillazione Spiriti una regolare assegnazione mensile su tale ditta, conforme al succitato fabbisogno. Nel caso il Consorzio suddetto non avesse la facoltà di provvedere direttamente, bisognerebbe interessare il ministro dell’Economia Corporativa, sezione per il Commercio e la distribuzione dei prodotti industriali, perché dia al predetto Consorzio Istruzioni nel senso richiesto. E poi c’era il sapone da bucato, che dal mese di gennaio non si riceveva più, assegnazione di sapone da bucato, questione che risultava essere preoccupante! E se ci portate via i contadini, a lavorare in Germania come facciamo noi?

 


 

 

I
1945  La Fuga Posen Stalag XXI

Erano le due di notte del 30 aprile del 1945.Aristide era già stato ucciso. Cosa era successo a Milano?
Il campo si trovava nel distretto XXI di Posen, oggi Poznan in Polonia a duecentodieci chilometri dalla costa sul fiume Warta, un campo di lavoro e di morte, dove si lavorava come bestie e si moriva. Il campo era collocato in una area che confluiva su diverse di strade molto importanti tra Berlino e Varsavia.
Era un luogo di prigionia tedesco della seconda Guerra Mondiale, istituito dopo l’invasione della Polonia in quello che i tedeschi chiamavano Reichsgau Wartheland.
Il nome Stalag deriva da Stammlager, luoghi incubo destinati ad essere campi solo per sottufficiali, sergenti e soldati arruolati.
Il campo Stalag XXI-D a Posen , ha tenuto in diversi siti fino a 3.000 prigionieri di guerra.
Vi erano polacchi e alleati con la maggior parte soldati britannici catturati a Dunkerque, nel nord della Francia e italiani , come mio padre, inviati per seppellire morti, lavorare nei forni crematori o a sfinirsi, fino a spegnersi di stenti, dodici ore al giorno nelle baracche tessili o di meccanica telefonica aereonautica.
Il campo fu svuotato alla fine del 1944 e all’inizio del 1945 con molti prigionieri costretti a marciare per lunghe distanze verso ovest prima dell’avanzata dell’Armata Rossa, che arrivò nell’area di Poznan nel gennaio 1945.Erano tre i forti usati per ospitare i prigionieri di guerra: Rauch, IIIA e VIII.
Sulla sponda orientale sorgeva il forte Rauch, la fortificazione più meridionale della sponda destra . Sebbene in parte demolito negli anni era un edificio circolare, fatto di mattoni rossi a tre piani ciascuno con le finestre che si affacciano su un cortile interno che funge da fulcro del forte. . I prigionieri vivevano in diverse stanze del seminterrato della ridotta in mattoni, con 4 posti letto per camera. Altre stanze erano adibite a sala comune e teatro. Più a nord-est, il forte IIIA , detto Fort Prittwitz, era utilizzato per contenere i soldati francesi golisti , li stava il- forno crematorio.
Nach!“, “-Via Via via, scappiamo, stanno arrivando, stanno arrivando. via via”-.
Spalancai gli occhi e vidi una luce intensa entrare nella baracca. Anche Lino èl prufesur si era svegliato, non parlava, stava seduto sul letto come paralizzato.
“-Cosa sta succedendo”-, mi disse.
“-El so mia, èl so mia”-.. risposi.
Ci alzammo, guardammo fuori dalla finestra, le gambe mi tremavano, faceva molto freddo nella cella, piedi nudi nella terra, con tutti quei maledetti topi che giravano per la baracca.
E capimmo tutto, in un secondo noi comprendemmo tutto, ecco cosa stavano facendo.
“I scàpa i tudesc, i scapa ostia”-
Le nostre guardie stavano fuggendo, qualcosa stava capitando allora era vero quello che si sentiva in giro?
Non ci volevamo credere. Cosa facciamo? Stanno scappando, le guardie stanno scappando!
“-Ciamèl chèl semo lè, chiamèl Dio bono!”-
-Chiama Mario chiama Efrem. Gli altri due dormivano, erano sfiniti, senza forze denutriti di loro restavano, come a noi, pelle e ossa talmente sporgenti che ricordavo scheletri. Si erano coricati dopo la dura giornata di lavoro al Campo, non avevano sentito nulla.
“Svegliatevi, ce ne dobbiamo andare anche noi”! –
È il momento. Possiamo fuggire. Ci sono i russi stanno arrivando. Hanno liberato i campi.”-“-E perché non aspettiamo i russi? Che bisogno c’è di scappare ci accoppano né?-“-No, no. Non fidiamoci. Come facciamo a sapere che sono davvero russi? E non c’è qualcun altro tedesco con loro. Noi dobbiamo andar via adesso!”-

Sfilano a Milano

Passarono dieci anni, la radio era sempre stata la mia passione nascosta, io nei campi le riparavo le radio militari e le creavo. Adesso che ero libero, in patria, la radio era diventata la mia migliore compagnia. E fu cosi che un giorno sentii un programma dal titolo che non mi suonò nuovo: Sfilano a Milano. Presi una sedia e iniziai a guardare le luci arancioni della mia radio, Radio Capodistria, era il racconto della morte e della fine della Guerra.
“-Cadorna, Parri, Mattei, c’è anche Walter Audisio l’uomo che secondo la versione Ufficiale del Partito Comunista avrebbe ucciso Amilcare e Claretta Petacci ; la mattina del 7 maggio qualcuno a Como attende Neri in strada a bordo di un’auto scura secondo il racconto lasciato dalla madre di Neri Maddalena Zanoni alla figlia …”-Luigi non andare non andare perché io ti sento in pericolo non dire non dire non dire…non dirlo io ti sento in pericolo “ -“hai ragione mamma, perché ieri mi giravano intorno quattro figuri quelli ce l’avevano con me però devo andare perché devo fare un’operazione di banca e quella la devo fare solo io poi mi ritiro perché sono nauseato questi miei compagni disonesti incoscienti incapaci stanno rovinando tutto il movimento”- infatti il movimento a Como l’ hanno rovinato perché qui non è sentita la resistenza “-quando la stampa comincerà ad attaccarci mi cercheranno ma non so se tornerò ”-Neri confidò alla madre Maddalena molte cose ma non tutto non si sa se uscendo di casa Neri andasse a occuparsi dei valori sequestrati ai gerarchi a Dongo tesoro temporaneamente affidato a Gorreri o se si dovesse occupare dei documenti di Amilcare “siccome non poteva farsi aprire la cassaforte perché aveva già litigato due volte allora è andato dal sindaco dice l’autorità e il sindaco che c’era sulla macchina, il sindaco Marnini invece Marnini l’ha dato in mano alla banda Lince la banda Lince che era la banda proprio di massacratori..”- Neri quella mattina è atteso sotto casa da un’auto nera sparisce nel nulla per sempre. Il giorno seguente l’ 8 maggio Londra festeggia il V-Day la fine Ufficiale della guerra in Europa, la sparizione del partigiano Neri non ferma la ricerca della sua compagna la staffetta partigiana Gianna, Vittorio Galfetti comandante delle Brigate nere… “ho capito che era innamorata certo del suo uomo evidentemente era.. assolutamente convinta di quello che faceva il che è molto bello quindi lasciamo perdere in questi momenti così tristi c’è qualcuno che di cui viene fuori la personalità no diciamolo pure”…. il dirigente comunista di Milano Pietro Vegani informa Gianna che Neri è stato giustiziato da un tribunale partigiano in montagna e le intima di non occuparsi più della questione ma Gianna non si dà per vinta e continua a cercare il suo compagno di lotta come testimonia il fratello Oreste Tuissi “- era disperata non poter sfogare quella ’ingiustizia .. Con la sorella di Neri Alice Canali Gianna attraversa i paesi del lungolago inutilmente sperando che Neri sia ancora vivo il 23 giugno verso le 16.30 Gianna e Alice si dividono Alice trova un passaggio in auto Gianna prosegue in bicicletta si danno appuntamento a Como ma al mattino seguente Gianna non è ancora giunta Alice ascolta il racconto di un vicino di casa un testimone oculare ha visto giungere nei pressi del Pizzo di Cernobbio attorno alle : di sera una moto con due giovani una ragazza “-e dopo un momento sentono un grido uno sparo anche un tonfo allora si sono nascosti ben bene e poi han visto la motocicletta risalire con i due giovani e la ragazza… no non c’era più la ragazza hanno aspettato un momento poi sono andati con una pila e han visto un giornale sporco di sangue e basta e…questo Viazzi stava dicendo questo e allora han detto allora questa è la Gianna sicuramente è lei . il corpo di Gianna inghiottito dalle forti correnti del Lago non sarà mai ritrovato la notizia del delitto circola immediatamente il fratello di Gianna Cesare Duissi apprende che la sorella è stata uccisa da una delle bande di Como -Oreste Duissi “-era in un bar vicino al comando dei partigiani era lì vicino al banco e c’era un altro partigiano con la barba che lui non conosceva che parlava con la barista e questo gli dice la barista Ma chi è sta Gianna e quella li quella che il Maurizio ha ucciso la al Pizzo…dopo dieci giorni nemmeno lui sapeva dove l’aveva e chi l’aveva uccisa era Maurizio Bernasconi sulle sponde del Lago altre morti si susseguono vengono uno a uno eliminati tutti quelli che sanno e possono parlare il 5 luglio il Lago restituisce il cadavere di una giovane donna Anna Maria Bianchi lei conosceva gli assassini di Gianna 10 giorni dopo la stessa sorte tocca al padre di lei Michele un militante del Partito Comunista anche lui sapeva l’elenco delle morti legate al mistero delle carte di Amilcare, vengono uccisi Natalina Chiappo staffetta della 52a esima brigata e Angelo Magni che ha osato chiedere notizie sulla sorte di Neri il partigiano biondino amico di Neri e di Bill muore stranamente con altri tre compagni inciampando in una bomba nascosta nella barca usata per pescare – molti altri partigiani hanno salva la vita ma subiscono minacce il partigiano Bill scampa a ben 7 attentati prima di espatriare in Brasile ; la tensione politica è alta gli alleati ordinano l’immediata consegna delle armi da parte dei partigiani quelle che erano state loro paracadutate durante la resistenza c’è il timore diffuso che possano usarle per colpi di mano la tensione è acuita dalla questione irrisolta di Trieste un territorio ambito dai partigiani jugoslavi comunisti di Tito al dipartimento di Stato americano c’è un andirivieni di dispacci per la soluzione del problema di Trieste a Como in occasione di un comizio di Togliatti la madre di Neri Maddalena Zanoni riesce a parlare tramite Gorreri con il leader del Partito Comunista chiede a Togliatti che il partito indaghi seriamente sulla sparizione del figlio per rintracciarne i mandanti e comprendere le vere ragioni come ha già scritto nella lettera che gli ha spedito Alice Canali sorella del capitano Neri “lui dice, Togliatti, ma io non ho ricevuto nulla”-….-“come non ha ricevuto? Bene non fa niente io non ne ho qui una coppia lei la prenda la legga e prenda i provvedimenti perché qui non ci va di mezzo soltanto un uomo qui anche il partito che bisogna difendere “-Maddalena Canali non riceverà mai una risposta da Togliatti allora scrive un’altra lettera a Montagnana”- io ho dato al partito un figlio i compagni me lo hanno tolto dico i compagni perché so che gli assassini di mio figlio militano nelle fila del partito non contenti del delitto essi hanno pensato di sporcarne la memoria non hanno esitato a far credere che il Neri fu ucciso perché era una spia è inteso compagno Montagnana ? è un’operaia una compagna qualunque che ti parla ciò che io chiedo non è tanto per alleviare la disperazione di una povera madre quanto per salvare le sorti del partito l’ atroce caso di Neri e una macchia che può allargarsi smisuratamente intervenite subito coraggiosamente francamente alla luce del sole tagliate via subito finché c’è ancora tempo la parte marcia impedite che si possa dire che nel Partito Comunista gli assassini possono diventare deputati è un terribile danno che vi fate con le vostre stesse mani coloro che non osano intervenire sono colpevoli come coloro che hanno assassinato un innocente voi avete il dovere di gettar fuori dal partito i criminali questo accade sul Lago di Como ma intanto la situazione internazionale cambia rapidamente e come vedremo avrà inattese ripercussioni nel piccolo lembo di terra e di acqua dove il destino sembra aver concentrato una parte fondamentale ma poco conosciuta della Storia d’Italia.
Churchill è determinato a bloccare l’espansione del comunismo in Europa il 16 agosto 1945 in un discorso alla Camera dei Comuni parlando della nuova era della bomba atomica per la prima volta Churchill adopera il termine Cortina di ferro lasciando intendere che la guerra fredda è alle porte in questo contesto per Churchill diventa vitale recuperare il carteggio con Amilcare la cui pubblicazione lo screditerebbe davanti al palcoscenico del mondo è talmente vitale che decide di scendere in campo il 2 settembre 1945 Churchill è sul Lago di Como ufficialmente in vacanza per dipingere i paesaggi lacustri alloggia a Moltrasio nella Villa Abraxin sede dei servizi di sicurezza inglesi poco distante dal Pizzo di Cernobbio dove Gianna è stata uccisa un luogo che Churchill dipinge gli uomini dei servizi segreti britannici avvicinano coloro che possono sapere del carteggio e perlustrano l’area del Lago frugando in ogni casa o Villa in cui le lettere di Churchill abbiano potuto sostare il capitano Fede fratello di Alberto Botta viene personalmente contattato da un agente di Churchill :”- è stato qui per vedere per cercare in giro è stato a Domaso è andato in quella zona si è fermato un po’ li sulla spiaggia qui ad Acquaseria poi è andato via poi c’era la Sara assieme la figlia di Churchill, Sara, e lui è stato contattato da uno di questi inglesi che parlavano perfettamente italiano”- gli agenti del servizio di sicurezza britannico sono guidati dal maggiore Malcolm Smith lo statista inglese si reca di persona dal comandante della Guardia di finanza di Menaggio Luigi Villani testimone delle ultime ore di Amilcare si reca nella Villa del futuro senatore leghista Gianfranco Miglio dove secondo la testimonianza del partigiano Bill le borse di Amilcare avevano sostato l’industriale Guido Donegani dai trascorsi fascisti proprietario della Montecatini nonché della Villa Abraxin dove alloggia Churchill riceve la promessa di protezione se collabora alla ricerca del carteggio Amilcare Churchill Donegani recupera una parte dei documenti forse la copia che Amilcare aveva affidato alla moglie Rachele Donegani viene inaspettatamente scarcerato da Togliatti Ministro della Giustizia nel novembre 1945 Malcolm Smith convince il dirigente comunista di Como Dante Gorreri a vendere l’originale del carteggio Amilcare Churchill che ha custodito nella sua cassaforte Gorreri consegna gli originali all’inglese in cambio di due milioni e mezzo di lire somma enorme per quei tempi secondo Massimo Caprara che è stato per vent’anni il segretario di Togliatti lo scambio è frutto di un accordo fra vertici “-mi meraviglia molto che Togliatti avesse una fotografia fatta in comune tra lui e Churchill per quale motivo mi chiedevo?… e appurai che l’ incontro era stato proficuo con Churchill perché Togliatti aveva consegnato evidentemente d’accordo con la nomenclatura sovietica del partito le carte famose”- il 16 settembre 1945 Churchill lascia il Lago di Como ha raggiunto il suo scopo ha recuperato gli originali delle sue lettere anche se rimangono in giro ancora varie copie ma le strane morti continuano quello che stiamo raccontando è il primo grande mistero che semina sangue e morte nell’Italia nata dalle ceneri della guerra in odore di mistero è anche la morte di Carlo Alberto Biggini Ministro dell’Educazione di Salò un moderato apprezzato anche dagli antifascisti docente di Diritto Costituzionale e Rettore dell’Università di Pisa a lui Amilcare aveva consegnato copia del carteggio Biggini riceveva regolarmente da Amilcare una copia di tutti gli atti che riguardavano i rapporti di Amilcare con gli inglesi Amilcare riponeva grande fiducia in Biggini e gli aveva affidato il compito di scrivere la verità e lui muore misteriosamente il 19 novembre 1945 il 23 Aprile alle 5 del mattino ha abbandonato Villa Gemma sua residenza a Maderno sul Garda e il 26 mattina si è nascosto nella basilica del Santo a Padova confidando nell’ extraterritorialità non ha con sé la copia del carteggio sotto la minaccia dei partigiani l’ha lasciata al momento della fuga a Villa Gemma sul tavolo dello studio in una cartella di marocchino rosso da Padova viene trasportato alla clinica San Camillo di Milano sotto il falso nome di professor Mario de Carli dove gli viene diagnosticato un tumore al pancreas Biggini ha 43 anni a Milano ogni visita gli viene negata anche quella della moglie solo il suo segretario Dino Campini riesce a incontrarlo a lui Biggini confida la grande preoccupazione per la documentazione della cartella di marocchino rosso quella della cosiddetta linea d’ombra nessuno sa la loro importanza nessuno sa quei segreti…Luciano Garibaldi …”- la segretaria di padre Gemelli che poteva avere l’accesso alla stanza dove era ricoverato negò più volte con me e con altri colleghi di averlo mai avvicinato quindi mentì… quindi ci sono una serie di misteri attorno alla morte di Biggini naturalmente il mistero più grosso riguarda la scomparsa delle carte delle copie dei documenti che riguardavano i contatti di Amilcare con inglesi copia che Biggini custodiva in una cartella di marocchino rosso nella Villa che occupava sul Lago di Garda cartella misteriosamente scomparsa mentre ci sono fotografie che ritraggono Churchill davanti a questa Villa”- solo recentemente è emerso un documento redatto da padre Agostino Gemelli in qualità di medico padre Gemelli certifica che l’ex ministro Carlo Alberto Biggini non ha mai avuto un tumore al pancreas queste sono le ultime pagine del diario di Biggini è la prima volta che viene reso pubblico dall’Istituto Carlo Alberto Biggini il diario si interrompe il 26 Aprile l’agente segreto della regia Marina Aristide Tabasso dal 1945 come capitano della polizia partigiana lavora con il controspionaggio americano assieme all’agente speciale Sean Forman con lui setaccia il Lago di Garda e l’intera area del Veneto recuperando un’altra copia del carteggio è forse quella lasciata dal ministro Biggini ? Franco Tabasso trasferitosi col padre a Verona racconta che una sera del Marzo 1946 verso le 23.00 giunge a casa il padre Aristide armato di mitra e recando una grossa valigia che deposita sul letto del figlio è in compagnia di un giornalista di Verona i due aprono la valigia e sfogliano i documenti contenuti. Tabasso Franco figlio di Aristide afferma: “ho cercato di guardare e ho sentito i commenti poteva certo essere importante. Si, il giornalista disse -se lei mi fa fare una fotografia a questa pagina solamente le prometto che lei avrà 5 milioni- mio padre chiuse tutta la valigia.. tutto quanto e disse- grazie era questo che volevo sapere non volevo i 5 milioni.- Aristide Tabasso fa fotografare i documenti recuperati presso la sede del controspionaggio americano a Verona in via Bezzecca 3 e in quella stanza che io vidi… venivano fotografate e mandate e mandate tutte quante negli Stati Uniti.. ma Tabasso ne trattiene una è la copia del carteggio che Tabasso fa arrivare al luogotenente Umberto di Savoia sono presenti il questore partigiano di Verona Gianni Marini e Falcone Lucifero ministro della Real Casa “consegnavano questa valigia all’ allora luogotenente Umberto Secondo il quale lo ringraziò e gli disse Capitano non so come finirà ma gliene saremo grati.” Quindici giorni dopo ricevette una raccomandata inviata da Falcone Lucifero che conferisce al Tabasso la Commenda dell’Ordine della Corona d’Italia in segno di speciale considerazione il re Vittorio Emanuele Terzo mette in guardia il figlio Umberto da un’eventuale divulgazione del contenuto che se il reso pubblico dice il re avrebbe scatenato una guerra civile in Italia il dirigente comunista di Como Dante Gorreri ha segretamente trattenuto una copia nell’armadio metallico della sede del Partito Comunista, nella sua cassaforte. Nell’aprile 1946 Carissimi Priori riceve la visita della professoressa Azzali inviata dal Partito Comunista di Roma per indagare su Gorreri e accertarsi dell’appropriazione indebita di valori e documenti i due di notte penetrano nella sede del Partito Comunista e forzano l’armadio cassaforte la Azzali rinviene oggetti d’oro Carissimi Priori una cartellina rosa- Luigi Carissimi Priori partigiano “-a me è capitato per le mani una cartellina rosa nella quale c’era scritto Churchill io sapevo allora sapevo.. sapevo che c’erano a Dogo documenti tutto perché c’erano delle tracce perché qualcuno aveva detto ma dico proprio qui ? comunque io non volevo neanche che lo sapesse lei… e me li sono infilati dentro nei pantaloni erano in una cartellina.. la cartellina rosa forse è la stessa contenuta nella borsa sequestrata da Bill a Marcello Petacci la copia di Carissimi Priori viene data al Conte Annoni di Gussola che la consegna a De Gasperi il quale probabilmente la recapita a Churchill in Vaticano secondo Carissimi Priori il carteggio nel 1945 era scottante perché documentava trattative politiche di Churchill con Amilcare all’insaputa dei suoi alleati Francia e Russia “..Churchill…lui offriva a Amilcare delle cose che non erano dell’ Inghilterra! Ma erano della Francia”- confermando le rivelazioni dei carteggi recuperato da Enrico de Toma lo statista inglese promette al Duce in cambio della sua neutralità nel 1940 la concessione di terre non sue come Nizza la Savoia Tunisia Dodecaneso parte della costa Dalmata ..le lettere che lui ha spedito a Churchill ci sono nel suo dossier perché lui ne faceva una copia a mano della lettera e la teneva.. quindi in quel dossier di 62 lettere ci sono lettere scritte da lui e scritte da Churchill cioè non solo lettere di risposta di Churchill – ma il carteggio più importante riguarderebbe lettere scambiate fra i due statisti dopo il 1940 e specialmente nel 1944-1945 Churchill alleato di Stalin voleva già servirsi dell’esercito nazista in Italia e delle forze armate di Salò per bloccare l’avanzata dei Sovietici nei Balcani anche in questo caso una conferma da un testimone oculare… Claudio Hersoc nipote di Tommaso David
” Churchill cercava di avere l’accordo e l’aiuto una pace separata insieme alla Germania fare un fronte Comune di guerra contro il comunismo” anche in Italia la decima Mas del principe Valerio Borghese segretamente in accordo con gli alleati attraverso i servizi segreti americani è già impegnata in Friuli per contrastare le forze di Tito questa la situazione di mobilitazione contro l’alleato Stalin. Che avrebbe potuto scatenare all’indomani della liberazione una guerra civile nell’Italia da poco liberata da partigiani in gran parte comunisti come paventato da Vittorio Emanuele III- le armi paracadutate dagli alleati durante la resistenza sono state restituite solo in parte molte sono state trattenute e nascoste in montagna anche strutture come il Sip il servizio di informazioni partigiano sopravvivono a guerra conclusa la direzione del Sip passa nel 1946 al dirigente comunista Pietro Vergani nome in codice Fabio per Churchill il vero pericolo è il bolscevismo in Marzo dall’università di Fulton Missouri in compagnia di Truman Churchill ufficializza la Cortina di ferro e la divisione del mondo in due blocchi contrapposti “da Stettino nel Baltico a Trieste nell’Adriatico una Cortina di ferro è scesa attraverso il continente dietro quella linea stanno tutte le capitali degli antichi stati dell’Europa e sono tutte soggette in una forma o l’altra non solo all’influenza sovietica ma in molti casi a un forte controllo da Mosca”- Avevo capito tutto, ma erano fatti e congiunture che noi soldati sapevamo, nel senso che le spie hanno in mano le sorti guerra, poi ci sono i capi di governo, ma non contano come le spie.Io ero vivo, la sveglia sul mio comodino picchettava serena il mio tempo, una benedizione, un triste ricordo.
Io stavo bene, nella dignità del mio silenzio.