Caterina Vicentini - Poesie

Amiche

(Poesia per Annalisa)

L’ho saputo per caso…

Saresti stata una delle poetesse della prima serata di
“Notturni di-versi”.
Ho deciso subito che sarei venuta a sentirti.

Stefano e Ugo mi avevano parlato di te qualche mese fa,
dei tuoi quadri…
e delle tue difficoltà esistenziali.

Quando ti ho salutato, non mi hai riconosciuta subito,
esattamente come mi aspettavo.

Davanti al tuo volto stupito l’ho anche detto:
“Non preoccuparti, mi riconoscerai dalla voce!”
Così è stato.

E, veloce come un fulmine,
mi sei venuta in mente com’eri trent’anni fa.
L’ultimo ricordo di un’uscita comune.

Trieste.
Piazza Cavana.
Armando, Guido, tu ed io
In un bar malfamato e maleodorante
A chiacchierare e bere bianchetti.

Arriva il capo della mobile
Apre la porta ed entra come il tenente Kojak
Ci dà degli stronzi,
ci butta fuori
e fa chiudere il bar.

“No i lo ga mai più riverto”
dici tu ridendo
“E pensar che te gavevo dito: – te porto mi in un bel posto”
Rispondo io.

E in una risata fragorosa colmiamo in un lampo trent’anni di distacco.

 


 

Eppure sento

Eppure sento che siamo ancora noi

Eppure sento che siamo ancora qui
a cercarci e a sfuggirci
nelle nostre stranezze
e nelle nostre solitudini.

Eppure sento che sei ancora tu,
sebbene perduto in nebbie così vicine
eppure così distanti.

So e non so cosa ti stia accadendo.

Posso immaginare lo smarrimento
l’aggrapparsi
con forza
alle proprie forsennate abitudini.

Sono qui al caldo nel mio nido domenicale.

Sto.
Aspetto?
Non direi.

Vivo.

Assaporo i piccoli doni del prendersi cura di sé con amore
della calma attesa di qualcosa di buono.

 


 

Fallimenti

Non facciamo altro,
da anni,
che parlare di fallimenti.

E intanto siamo stati
pur se da lontano
l’uno accanto all’altra
sempre.

Integra e viva
è la passione
che ci lega.

E se fosse questo
l’amore che tutti cercano?

 


 

Segreti

Un segreto è aprire.

Aprire alle proprie emozioni…
belle, brutte,
simpatiche, antipatiche
morali, immorali
allegre o tristi.

Un segreto è abbandonare.

Abbandonare i pregiudizi,
gli attaccamenti alle cose,
alle persone,
ad un’immagine di sé o degli altri.

Un segreto è distinguere.

Distinguere quello che siamo realmente,
che desideriamo realmente,
che veramente ci dà calma, serenità, felicità.

Un segreto lasciar fluire.

Lasciar fluire l’amore,
la rabbia,
l’allegria,
le idee,
la cultura,
la vita.

Il segreto è sapere che niente,
proprio niente,
ci appartiene.

 


 

Il successo ha un gusto amaro

“Il successo ha un gusto amaro”
recitava una pubblicità
diverso tempo fa.

Non sapevo che significasse
a parte far vendere l’amaro a casse.

Ora lo so a mie spese,
da quando vedo comprese
mie idee di vent’anni fa
spacciate per novità!

 


 

La solitudine

Non è brutta, la solitudine.
E’ una dimensione dell’essere
in cui siamo veramente in contatto con noi.

Non è avara, la solitudine.
E’ ricca della pienezza del ritrovarsi
scoprendo parti di sé.

Non è vuota, la solitudine.
E’ piena del vero senso
della nostra esistenza.

Brutti, sono i convenevoli di rito.
Vuote, le chiacchiere di società.
Avari, gli sguardi degli imbecilli
di cui spesso ci circondiamo.

 


 

Non mi vuoi incontrare

Sembrava una bella storia
una di quelle da scrivere nei romanzi,
invece non mi vuoi incontrare.

Così non posso capire.

E non puoi capire neanche tu.

E’ chiaro che tu non ne hai voglia,
almeno per ora.
Vuoi prendere tempo e stare tranquillo,
turbare meno possibile il tran-tran.

E’ un tuo diritto.
Ritengo vada rispettato.

Sono passata sotto casa tua l’altro giorno
e l’istinto mi avrebbe fatto suonare il campanello…
…per farti gli auguri di Natale,
ma mi sono trattenuta.

Sono rientrata a casa.

I nostri avvocati erano in tribunale.
Non ti sei opposto al riconoscimento legale.

Il giorno dopo mi è arrivata una mail con i tuoi auguri di Buone Feste.

Per quanto mi sia sforzata di comprendere,
non ci sono riuscita.

Onestamente devo dire che,
adesso,
non ho più voglia di scervellarmi.

Solo un dubbio mi rimane:
a 75 anni sei ancora convinto
di poter aprire e chiudere le porte del cuore degli altri
a piacimento?

 


 

Primavera

Sono di nuovo qui, sono di nuovo a casa
e le vecchie inquietudini fastidiose sono ricomparse.

Per quanti giorni mi terranno prigioniera?

Fuori splende il sole, dentro, un senso di fatica.

Non sta succedendo niente, mi ripeto.
Passerà, come le altre volte.
Sono sicura che passerà, ma…
n’empêche…, c’est difficile à vivre!

E poi…
Non solo passerà di sicuro,
ma tornerà anche, di sicuro…

Le mal de vivre…
è depressione ?

Perché dobbiamo medicalizzare il problema ?
diceva Stefano parlando di suo cugino.

Già, perché?

Per illuderci che una pillola,
tocco magico di bacchetta,
risolva la questione.

E tu, dove sei?

Perso nei tuoi daffari strategici,
nelle tue rabbie proverbiali,
a smaltire un abbozzo di rimprovero.

Meritato, del resto.

Tornerai,
lo so.
Torni sempre.

Basta saper aspettare.

Già.

Ma come ingannare l’attesa?

 


 

Rivendicazione

Sapete tutto voi.

Voi che: “Basta la volontà!”
che: “Vai a farti una spesa,
Fai una passeggiata,
Truccati un po’”.

Voi che: “Non andare al Centro e richiama a casa tua figlia”
che: “Tu non sei come loro”
che: “Non andare a meditare!”

Voi che in sei mesi vi siete fatti vedere un bel numero tondo di volte:
ZERO!

Voi che con quattro telefonate intrise di banalità
Siete convinti di essere stati utili a risolvere il problema.

Ma il vero problema temo siate voi
voi con la vostra caparbietà nel non voler neanche tentare di capire
voi con la vostra paura della follia.

Sapete che vi dico?
“Io sono matta.
… E me ne vanto, se i normali siete voi”
Non ne vale la pena

 


 

Non ne vale la pena

Ti sei offesa.
Avevo veramente colpito nel segno.

Ipocritamente hai abbozzato.
Non hai avuto il coraggio di urlarmi in faccia la rabbia
che avevo inconsapevolmente scatenato.

Sapevi di custodire i miei segreti più intimi
e vigliaccamente hai deciso di vendicarti nel più infantile dei modi.
Senza comprendere a fondo quello che stavi facendo.

Un giorno assaporerai anche tu il gusto della vendetta
che svelerà al mondo gli scheletri del tuo armadio
maldestramente nascosti dalla stupidità che ti affligge.

Ma non sarò stata io ad aprire quella porta.

 


 

Invece di bestemmiare

Non è facile, da ragazzi
capire il valore della poesia

Complici la scuola
il programma
i professori
la critica
ne perdiamo l’immediatezza

Ti sarò sempre grata, Severino,
di quello che mi hai trasmesso
con ruvida semplicità contadina

Credo stessimo bevendo un bicchiere di rosso da Amerigo
in piena campagna elettorale
nel lontano 1985 di craxiana memoria

Cazzeggiavamo inebriati dall’alcool
l’hai sparata come se niente fosse in mezzo alle altre

‹‹Se Leopardi gavessi porconà
nol gavaria scritto niente!››

Tutte le lezioni
che mi avevi impartito
dalla cattedra liceale
non valevano quel sillogismo da osteria.

 


 

Grazie

Quando ancora non c’eri
ti sognavo.

Quando non potevo ancora vederti
ti immaginavo.

Quando ti ho vista
è stata una grande gioia.

Mi hai cambiato la vita
mi hai resa più forte
mi hai salvata dall’abbandono.

Mi costringi a ridere
mi costringi a giocare
mi costringi a essere diversa ogni giorno.

Devo esserci.

Per te.

…e non posso distrarmi più di tanto dal vivere.

 


 

 

Non riesco

Non riesco a rientrare dentro a uno schema

Non riesco a essere sempre uguale a me stessa

Non riesco ad avere delle vere abitudini

Non riesco a trovare una parola per definirmi

Non riesco a sapere esattamente chi sono

…e allora?

 


 

 

Senza nome
(se Leopardi gavessi porconà…)

Porti un nome dolce,
ma ti vesti in modo aggressivo.

Ti consideri una viaggiatrice,
ma non sai capire le situazioni.

Dici che i dispiaceri ti scivolano addosso,
ma scarichi le frustrazioni seminando zizzania.

Sei in età da menopausa
e reagisci come una bambina.

Regina dell’ipocrisia,
sempre sorrisi e blandizie ai potenti
in vista di piccoli vantaggi.

Congratulazioni:
una vita ben spesa!

 


 

 

Vacillìo

E’ un dolore sordo
quello che sento dentro.
E’ il dolore di chi sa
quanto le ferite dell’infanzia
possano condizionare un destino …

… di chi cerca di opporsi, ma a tratti ricade,
di chi non si perdona la ricaduta
e invece di guardarla in modo neutro e rialzarsi,
si sofferma a patire l’ennesima sconfitta
temendo che non sarà mai libero.

 


 

 

Troppo impegnativa

Nessuno mi vuole veramente.
Sono troppo impegnativa.

Non sono disposta a non dire la mia opinione se mi viene chiesta.
Non sono disposta a far finta di niente se subisco un torto.
Non sono disposta a discriminare qualcuno solo perché non la pensa come me.
Non sono disposta a negare un aiuto indispensabile che solo io posso dare.
Non sono disposta a raccontarmi troppe balle.
Non sono disposta a censurare preventivamente.
Non sono disposta a transigere sulle questioni importanti.
Non sono disposta a tenere in piedi rapporti fasulli.
Non sono disposta ad accettare passivamente tutto quello che capita.

Come mai nel momento del bisogno
suonano proprio alla mia porta?

 


 

 

Mi chiedo

Mi chiedo se ho la faccia così da stupida
visto che hai creduto che non mi sarei accorta di nulla
o se eri semplicemente così preso dalla tua avidità
da non farti domande
e tirare dritto per la tua strada…

Ma la fortuna gira, caro mio,
e non ti farebbe male, nella cattiva sorte,
incontrare gente generosa e onesta quanto te,
né un’oncia di più, né un’oncia di meno.

 


 

 

Sabato

Due leoni di pietra,
vigili e brutti.

L’albero attraversa la tenda bucata.

Se non ti piacciono i gnocchetti,
ti fanno, a malincuore,
gli spaghetti.

Vino mediocre,
caldo estivo.

Pretendo di accompagnare il caffè
Con lo zucchero di canna.

 


 

 

Non esserci

A volte preferisco non esserci
che il mondo non si accorga di me…

Stare nascosta
a vivere un po’ la morte.

 


 

 

Ho appena scritto il tuo necrologio

Mi hanno chiesto di scrivere un articolo in tuo onore,
e la mia reazione è stata di orgoglio.
Non per la tua morte ovviamente,
perché Evelyne ha incaricato me.

Non sono mai stata ufficialmente tua allieva,
non eri obbligato a niente,
e ciononostante, con discrezione e competenza,
mi hai supportata tutte le volte che ti ho chiesto un parere.

Mi ricordo dei Natali a casa tua,
la mia famiglia belga vi chiamavo…

Mi hai insegnato un sacco di cose
semplicemente essendo quello che eri.

L’ultima volta, a Nivelles, eri visibilmente affaticato,
e quando il telefono ha squillato,
ho capito immediatamente che annunciava la tua morte.

Ieri ho cancellato il tuo indirizzo,
ma non potrò mai cancellarti dal mio cuore.