Cerco……
Cerco
trovo
perdo
accendo
spengo
buio
piango
rido
urlo
sto zitto
corro
rallento
mi fermo
riprendo
sogno
realizzo
distruggo
amo
odio
mi pento
prego
impreco
illudo
m’illudo
inganno
gioco
baro
dono
rubo
vado
ritorno
mi perdo
scrivo
cancello
parlo
ascolto
giudico
esulto
m’affliggo.
L’oscillar degli animi
fanno l’essere uomo.
Ho smesso già da un pezzo…..
Ho smesso già da un pezzo
di scrivere alla morte,
la pioggia non e più rovente,
anzi, sollazza il mio spirito
cullato dalla brezza del silenzio.
I sentieri di grano bruciato
dove correvo scalzo nell’ignoto
sono diventati strade di velluto.
Raccolgo frutti senza nome
nel giardino della gioia
il deserto è fiorito,
mentre il lutto sé stinto nel sole.
Ma adesso,
mi sento più solo di prima
la malinconia mi ha abbandonato,
la tristezza è scappata via
d’accordo con la mia musa.
Loro si, che sapevano parlarmi
mi urlavano nel cuore
sussurrando alla mia penna
miserabili sentimenti
che tramutavo in un dolce dolore
plasmandoli sui fogli immacolati.
É l’arte mia prediletta……
È l’arte mia prediletta
foggiare ombre
e fosche letizie,
l’inganno dei colori
ed il dubbio dell’estro
di me fanno, un mite demonio.
La beffa dei sogni
e la menzogna della gioia
l’esser mio lusinga.
L’allegrezza di una fuga sotterranea
sfocia nella bruma.
Scendono fili di seta
dal tempo tessuti
su vecchie travi scure
dove il silenzio
l’intrecciò mortalmente
nel vuoto di una stanza
immersa nel veleno
dalle mura vestite di domande
ed il soffitto costellato di dubbi
il pavimento macerato dalle lacrime.
I miei pensieri
mi fanno da sudario
s’inseguono vorticosi
in un folle girotondo
e l’io, smarrito fra le sue orde
annaspa nei miraggi.
Ebbro di tristezza
affondo lo sguardo
fra i passi incerti
cercando fra le radici
l’illusione che fugge il tormento.
Undici
Volatili impazziti
solcano i cieli lussureggianti
delle foreste d’alabastro.
Tre soffi dall’oriente
ed il deserto
innalza le sue dune
nel cuore dell’occidente.
Polvere da sparo
fatta di carne umana.
Mille sogni crollano
mentre i castelli
innalzano nuvole artificiali.
Sorrisi pietrificati,
angeli soffocati dalla polvere,
mentre le stelle dell’azzurro
si tingono di rosso.
Gli increduli
cercano fra la cenere
i ricordi dell’innocenza
tradita dal gioco dei bambini
cresciuti nell’odio.
Forse, un dio ci guarda……
Forse, un dio ci guarda
dal buio dell’universo,
fra lo scintillar delle stelle,
confonde il nostro mondo
per l’abbaglio dai barbaglii
che allargano i deserti.
Un eterno autunno
aleggia sul popolo sciamante
dove marcia disordinato,
su sentieri di fango, con sandali di piombo
l’inganno dell’innocenza che annega nell’orrore
nel mare violaceo che fluttua carcami
sulle scogliere strinate dall’indifferenza,
…mentre pallide bare
scorrono su schermi & strade
fra fanciulli armati
e lamenti celati dai boati.
La speranza…..
La speranza…. luogo d’attesa stagno
figlia primogenita
della disperazione dei poeti
che consumano il loro tempo inutile
ad inventare sentimenti
smarrendosi in luoghi aperti.
Si feriscono le mani
nel raccogliere i frammenti dei sogni
sul crepuscolo dell’aurora:
La gioia gli fa paura
la chiamano la maschera variopinta
che indossa la menzogna
tacciono per non ammalarsi.
……e poi, …..chiamano poesie
quei pensieri piumati
rubate alle ali del vento
per foggiare per sempre
su pagine segrete
il profumo della parola
il sapore delle note
il canto delle immagini.
Chi sei tu? Poeta
che dipingi con i tuoi colori velenosi
l’amore, la tristezza, la solitudine, i desideri
presuntuoso spettatore abusivo
di un magnifico spettacolo che armonioso
si plasma nei tuoi occhi velati.
Brucia un rogo danzante………
Brucia un rogo danzante
gli ultimi versi funesti
della morente poetessa
che beffa il destino.
Fumi d’inchiostro s’innalzano leggiadri
confusi nella fuliggine
dipinta dal passato
costruendo labirinti di pensieri
nei suoi sentimenti smarriti.
Svolazzano nel vento gelido
fogli sporchi di domande
fine degli enigmi perversi.
La ligia musa sorride
all’arrivo della morte
che la spoglia
da quell’anima errante.
Sbocciò come un fiore già appassito
nel giardino in bianco e nero
l’eredità dell’inferno
una ghirlanda di rose senza fiori
dagli arbusti di cristallo
che ha cinto il spirito
per la mesta durata del suo tempo.
Così, verrà la morte…
Così, verrà la morte
inattesa come un’ospite ingrato
col suo alito silente
irromperà nella stanza
avvolta in una foschia corvina.
La sua brezza nefasta
scioglierà l’enigma
soffiando sulla polvere dei dubbi,
monderà la tua anima scurrile
con la sua falce rugginosa,
scinderà il sottile filo d’argento
avvinto al fardello del corpo.
Ti mostrerà nella sua mano adusta
la notula dell’esistenza
un papiro vergato in gotico
con inchiostro scarlatto.
Così, verrà la morte
a sussurrarti che la vita
è stata una cosa meravigliosa.
Mi ritrovo di nuovo
Mi ritrovo di nuovo
a danzare nella foschia
sui bordi di un burrone
dove potrei precipitar giù
come un demone cornuto
oppure volar via
come un essere alato.
Mi ritrovo di nuovo
perso in una landa di dubbi
dove i perché
mi fendono come folgori
scatenati dalla brama
del mio essere mortale.
Mi ritrovo di nuovo
a non chiamare più blu il cielo
ad osservare il nulla che si riflette
guardando nello specchio.
Stupido ribelle.
Folle come l’Amleto.
Cieco come l’Otello.
con l’ira che mi rode la ragione.
Mi ritrovo di nuovo
ad osservar la morte che aleggia nella stanza
confusa dal fumo delle candele
che già illuminano il mio cadavere.
l’aulente fiore che inebria il mio spirito…
L’aulente fiore che inebria lo spirito
Il giardino dorato che sollazza i pensieri
La celante città celeste
L’avvenente tangibile sogno
La fuga sotterranea
La ragione dell’essere vivo
La donna più affascinante
…e canti,
e danze,
e visioni…
Così dipingo la mia esistenza
dei colori della poesia.