Cosimo Rubino - Poesie

Cerco……

Cerco

  trovo

       perdo

accendo

  spengo

        buio

piango

  rido

        urlo

     sto zitto

corro

   rallento

        mi fermo

             riprendo

sogno

    realizzo

          distruggo

amo

   odio

      mi pento

prego

   impreco

illudo

    m’illudo

          inganno

gioco

   baro

      dono

            rubo

vado

   ritorno

       mi perdo

scrivo

    cancello

parlo

   ascolto

         giudico

esulto

         m’affliggo.

 

L’oscillar  degli animi

fanno l’essere uomo.



Ho smesso già da un pezzo…..

Ho smesso già da un pezzo

di scrivere alla morte,

la pioggia non e più rovente,

anzi, sollazza il mio spirito

cullato dalla brezza del silenzio.

I sentieri di grano bruciato

dove correvo scalzo nell’ignoto

sono diventati strade di velluto.

Raccolgo frutti senza nome

nel giardino della gioia

il deserto è fiorito,

mentre il lutto sé stinto nel sole.

Ma adesso,

mi sento più solo di prima

la malinconia mi ha abbandonato,

la tristezza è scappata via

d’accordo con la mia musa.

Loro si, che sapevano parlarmi

mi urlavano nel cuore

sussurrando alla mia penna

miserabili sentimenti

che tramutavo in un dolce dolore

plasmandoli sui fogli immacolati.


É l’arte mia prediletta……

 

È l’arte mia prediletta

foggiare ombre

e fosche letizie,

l’inganno dei colori

ed il dubbio dell’estro

di me fanno, un mite demonio.

La beffa dei sogni

e la menzogna della gioia

l’esser mio lusinga.

L’allegrezza di una fuga sotterranea

sfocia nella bruma.

Scendono fili di seta

dal tempo tessuti

su vecchie travi scure

dove il silenzio

l’intrecciò mortalmente

nel vuoto di una stanza

immersa nel veleno

dalle mura vestite di domande

ed il soffitto costellato di dubbi

il pavimento macerato dalle lacrime.

I miei pensieri

mi fanno da sudario

s’inseguono vorticosi

in un folle girotondo

e l’io, smarrito fra le sue orde

annaspa nei miraggi.

Ebbro di tristezza

affondo lo sguardo

fra i passi incerti

cercando fra le radici

l’illusione che fugge il tormento.


 

Undici

 

Volatili impazziti

solcano i cieli lussureggianti

delle foreste d’alabastro.

 

Tre soffi dall’oriente

ed il deserto

innalza le sue dune

nel cuore dell’occidente.

 

Polvere da sparo

fatta di carne umana.

 

Mille sogni crollano

mentre i castelli

innalzano nuvole artificiali.

 

Sorrisi pietrificati,

angeli soffocati dalla polvere,

mentre le stelle dell’azzurro

si tingono di rosso.

 

Gli increduli

cercano fra la cenere

i ricordi dell’innocenza

tradita dal gioco dei bambini

cresciuti nell’odio.



Forse, un dio ci guarda……

 

Forse, un dio ci guarda

dal buio dell’universo,

fra lo scintillar delle stelle,

confonde il nostro mondo

per l’abbaglio dai barbaglii

che allargano i deserti.

Un eterno autunno

aleggia sul popolo sciamante

dove marcia disordinato,

su sentieri di fango, con sandali di piombo

l’inganno dell’innocenza che annega nell’orrore

nel mare violaceo che fluttua carcami

sulle scogliere strinate dall’indifferenza,

…mentre pallide bare

scorrono  su schermi & strade

fra fanciulli armati

e lamenti celati dai boati.



La speranza…..

 

La speranza…. luogo d’attesa stagno

figlia primogenita

della disperazione dei poeti

che consumano il loro tempo inutile

ad inventare sentimenti

smarrendosi in luoghi aperti.

Si feriscono le mani

nel raccogliere i frammenti dei sogni

sul crepuscolo dell’aurora:

La gioia gli fa paura

la chiamano  la maschera variopinta

che indossa la menzogna

    tacciono per non ammalarsi.

……e poi, …..chiamano poesie

quei pensieri piumati

rubate alle ali del vento

per foggiare per sempre

su pagine segrete

il profumo della parola

il sapore delle note

il canto delle immagini.

Chi sei tu? Poeta

che dipingi con i tuoi colori velenosi

l’amore, la tristezza, la solitudine, i desideri

presuntuoso spettatore abusivo

di un magnifico spettacolo che armonioso

si plasma nei tuoi occhi velati.



Brucia un rogo danzante………

 

Brucia un rogo danzante

gli ultimi versi funesti

della morente poetessa

che beffa il destino.

 

Fumi d’inchiostro s’innalzano leggiadri

confusi nella fuliggine

dipinta dal passato

costruendo labirinti di pensieri

nei suoi sentimenti smarriti.

 

Svolazzano nel vento gelido

fogli sporchi di domande

fine degli enigmi perversi.

 

La ligia musa sorride

all’arrivo della morte

che la spoglia

da quell’anima errante.

 

Sbocciò come un fiore già appassito

nel giardino in bianco e nero

l’eredità dell’inferno

una ghirlanda di rose senza fiori

dagli arbusti di cristallo

che ha cinto il spirito

per la mesta durata del suo tempo.



Così, verrà la morte…

Così, verrà la morte

inattesa come un’ospite ingrato

col suo alito silente

irromperà nella stanza

avvolta in una foschia corvina.

La sua brezza nefasta

scioglierà l’enigma

soffiando sulla polvere dei dubbi,

monderà la tua anima scurrile

con la sua falce rugginosa,

scinderà il sottile filo d’argento

avvinto al fardello del corpo.

Ti mostrerà nella sua mano adusta

la notula dell’esistenza

un papiro vergato in gotico

con inchiostro scarlatto.

Così, verrà la morte

a sussurrarti che la vita

è stata una cosa meravigliosa.



Mi ritrovo di nuovo

Mi ritrovo di nuovo

a danzare nella foschia

sui bordi di un burrone

dove potrei precipitar giù

come un demone cornuto

oppure volar via

come un essere alato.

Mi ritrovo di nuovo

perso in una landa di dubbi

dove i perché

mi fendono come folgori

scatenati dalla brama

del mio essere mortale.

Mi ritrovo di nuovo

a non chiamare più blu il cielo

ad osservare il nulla che si riflette

guardando nello specchio.

Stupido ribelle.

Folle come l’Amleto.

Cieco come l’Otello.

con l’ira che mi rode la ragione.

Mi ritrovo di nuovo

ad osservar la morte che aleggia nella stanza

confusa dal fumo delle candele

che già illuminano il mio cadavere.



l’aulente fiore che inebria il mio spirito…

L’aulente fiore che inebria lo spirito

Il giardino dorato che sollazza i pensieri

La celante città celeste

L’avvenente tangibile sogno

La fuga sotterranea

La ragione dell’essere vivo

La donna più affascinante

…e canti,

e danze,

e visioni…

Così dipingo la mia esistenza

dei colori della poesia.