Daniela Conti Benassi - Poesie

Alla finestra

 

Aspettando la morte,

affacciata alla finestra.

In una guerra strana,

dove il nemico invisibile,

ti attende nascosto,

dietro il sorriso di un vicino.

Non parlare, non ridere,

non mi baciare,

non mi abbracciare,

stiamo lontani,

non mi toccare.

Una tristezza infinita.

Non avrei mai pensato

Di finire così la mia vita,

dietro una finestra chiusa, 

in attesa di un cecchino invisibile.

Da sola. Vivere da morti, 

aspettando di poter vivere. 

Forse.


 

Dimmi dove sei

 

O cuore,

o anima,

o pelle

che vibra

e palpita.

Dove sei mia gioia,

canzone,

e musica?

Dove posso trovarti,

riaverti,

stringerti a me,

mentre lacrime di sudore

ci imperlano la fronte,

scivolano sulla tua 

schiena, mentre le mani

accarezzano vogliose,

e le labbra fremono

di desiderio.

Dimmi dove trovarti,

per te scalerò il mondo.


Il gallo

 

Il canto del gallo

mi ha svegliata

all’ora antelucana.

Insistente, stridulo,

sulla collina

davanti casa.

Vorrei ucciderlo!

Mi giro e mi rigiro

senza speranza

di riprender sonno,

invano. Lui canta.

Quando c’eri tu, dicevi:

“E’ l’ora dell’amore!”

Dopo dormivamo appagati,

sudati, abbracciati.

Ora il gallo riprende il suo canto,

ed io, la mia veglia,

carica di dolore,

nel letto vuoto.

mentre lui continua a cantare,

sta sorgendo il sole.


Bagno di notte

 

Luce pallida, lunare,

sull’onda lieve

che mi trascina.

Raggio di stella cadente,

per un attimo passeggero.

Nessun rumore,

nessuna voce,

nessun chiasso

nella notte serena.

Solo il ritmico 

infrangersi dell’onda

sullo scoglio antico.

Luci lontane, stelline vaghe

s’accendono e si spengono.

E’ l’ora di tornare.

A bracciate lente,

per non disturbare.


 

Il bacio dell’onda

 

Stesa sotto il sole

come lucertola

uscita dall’inverno,

mi coglie un languore,

dolce come carezza lieve.

Chiudo gli occhi,

ecco la voce del mare,

un fruscio leggero,

un morbido rimbombo,

poi ancora il fruscio

dell’onda piccola,

che bacia la sabbia.

Il ricordo di te

Si fa vivo.

Il languore dolce 

si muta in amaro fiele.

Sento la tua mancanza.

Allora, lenta,

m’avvicino all’acqua

e ti abbraccio,

senza più dolore.


 

Ossa rotte

 

Quando la spossatezza

mi pervade, così forte

che l’unico rumore

è quello delle mie ossa stanche,

delle gambe che non vogliono andare,

nè per strade lisce né in erte sassose,

vorrei urlare.

Correre. 

Silenzio.

Solo il mio pensiero corre,

mentre il corpo, 

inerte giace.

Ho paura che domani

non saprò più pensare.


Sole rosso

 

Faccio dell’onde

il mio giaciglio

e porgo il seno nudo

al sole della sera.

A bracciate lente

verso l’orizzonte rosso,

per vedere il lampo verde, 

il tuffo, l’attimo

del non più sole, 

ma solo luna e stelle.

E’ l’ora di tornare.

Mi manchi.

Forse domani

mi tufferò nel sole rosso

Per ritrovarti. Forse.