Alla finestra
Aspettando la morte,
affacciata alla finestra.
In una guerra strana,
dove il nemico invisibile,
ti attende nascosto,
dietro il sorriso di un vicino.
Non parlare, non ridere,
non mi baciare,
non mi abbracciare,
stiamo lontani,
non mi toccare.
Una tristezza infinita.
Non avrei mai pensato
Di finire così la mia vita,
dietro una finestra chiusa,
in attesa di un cecchino invisibile.
Da sola. Vivere da morti,
aspettando di poter vivere.
Forse.
Dimmi dove sei
O cuore,
o anima,
o pelle
che vibra
e palpita.
Dove sei mia gioia,
canzone,
e musica?
Dove posso trovarti,
riaverti,
stringerti a me,
mentre lacrime di sudore
ci imperlano la fronte,
scivolano sulla tua
schiena, mentre le mani
accarezzano vogliose,
e le labbra fremono
di desiderio.
Dimmi dove trovarti,
per te scalerò il mondo.
Il gallo
Il canto del gallo
mi ha svegliata
all’ora antelucana.
Insistente, stridulo,
sulla collina
davanti casa.
Vorrei ucciderlo!
Mi giro e mi rigiro
senza speranza
di riprender sonno,
invano. Lui canta.
Quando c’eri tu, dicevi:
“E’ l’ora dell’amore!”
Dopo dormivamo appagati,
sudati, abbracciati.
Ora il gallo riprende il suo canto,
ed io, la mia veglia,
carica di dolore,
nel letto vuoto.
mentre lui continua a cantare,
sta sorgendo il sole.
Bagno di notte
Luce pallida, lunare,
sull’onda lieve
che mi trascina.
Raggio di stella cadente,
per un attimo passeggero.
Nessun rumore,
nessuna voce,
nessun chiasso
nella notte serena.
Solo il ritmico
infrangersi dell’onda
sullo scoglio antico.
Luci lontane, stelline vaghe
s’accendono e si spengono.
E’ l’ora di tornare.
A bracciate lente,
per non disturbare.
Il bacio dell’onda
Stesa sotto il sole
come lucertola
uscita dall’inverno,
mi coglie un languore,
dolce come carezza lieve.
Chiudo gli occhi,
ecco la voce del mare,
un fruscio leggero,
un morbido rimbombo,
poi ancora il fruscio
dell’onda piccola,
che bacia la sabbia.
Il ricordo di te
Si fa vivo.
Il languore dolce
si muta in amaro fiele.
Sento la tua mancanza.
Allora, lenta,
m’avvicino all’acqua
e ti abbraccio,
senza più dolore.
Ossa rotte
Quando la spossatezza
mi pervade, così forte
che l’unico rumore
è quello delle mie ossa stanche,
delle gambe che non vogliono andare,
nè per strade lisce né in erte sassose,
vorrei urlare.
Correre.
Silenzio.
Solo il mio pensiero corre,
mentre il corpo,
inerte giace.
Ho paura che domani
non saprò più pensare.
Sole rosso
Faccio dell’onde
il mio giaciglio
e porgo il seno nudo
al sole della sera.
A bracciate lente
verso l’orizzonte rosso,
per vedere il lampo verde,
il tuffo, l’attimo
del non più sole,
ma solo luna e stelle.
E’ l’ora di tornare.
Mi manchi.
Forse domani
mi tufferò nel sole rosso
Per ritrovarti. Forse.