Dea Airam - Poesie e Racconti

Napule

 

Napule ‘e notte, Napule ‘e juorno*                           

‘a vita è tutta attuorno*                            

‘O sole e ‘o mare…

Terra d’ammore

di fame

e di dolore

Terra mia

terra mia

terra toja* e di chi la conquista                 

Un po’ signora, un po’ puttana

Terra di santi e bestemmiatori

terra di asini e professori

 

Napule è…

Na cammenata*                                       

dint’ ‘e viche* miezzo â ll’ate*                  

Vico stritto Vicaria

Via Caracciolo

‘a Sanità e ‘a Ferrovia

Napoli chic, vestita bene

ca si a guardi ‘a nu lato

te ne annammure*                                    

ma si avuot’ ‘o vico ti mietti appaura*      

Un golfo di sole

colore

calore

allegrezza

amarezza

munnezza*…                                   

Negli attici vista mare

la vita scorre a fiumi

di Cristal e Perignon

e dint’ ‘o vascio*                                      

la vita va a scatafascio*                            

 

Napule è…

D’ ê nnammurate*                                 

ca se songo appena vasati*                     

che si promettono l’amore eterno

mentre il mondo se ne va all’inferno

Terra addó l’ammore te lo accatti*            

lo nascondi

lo difendi

All’ombra di una fiamma

in una stanza a ore

o alla luce del sole per ore

ore e ore

Addò nun si ommo*                                

si nun tieni ‘a cummara*                          

e si t’acchiappo* col tuo amante              

ti sparo

Terra di chi nasce

e di chi muore

di chi parte

e chi ritorna

di chi trase*                                         

e chi esce

Napule è…

Di chi lavora onestamente

di chi arrobba* e chi s’allamenta*         

‘A mesata* è poca

nun s’arriva ‘a fine mese

non sappiamo più cosa comprare

macchina, iPod, mp3, il cellulare…

 

Napule è…

Mammà e papà

È “ha dda murì mammà”*                   

quanno coccheruno te dice* ‘a verità    

Song’ ‘e cumpagni ca te difendono*     

o te vennono mmano* â ll’ate            

Napule è verità

bucia*

carnalità*

nfamità*                                             

 

Napule è…

Totò, Filumena Marturano e Pullecenella

Ccà e tiempi so cagnati                       

è fernuta ‘a zezzenella*                        

Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto            

chi ha rato, ha rato, ha rato*…           

Chest è Napule paisà…*                      

Na tarantella*                                     

però è sempe* bella                           

 

Questa l’ho scritta pensando alla mia città e omaggiando il grande Pino Daniele

 

Glossario termini napoletano:

*Juorno=giorno

*Attuorno=intorno

*Toja=tua

*Na cammenata=una passeggiata

*Dint’ ‘e vhiche=nei vicoli

*Miezzo â ll’ate=in mezzo agli altri

*Annammure=innamori

*Ma si avuot’ ‘o vico=ma se svolti l’angolo

*Ti mietti appaura=hai paura

*Munnezza=spazzatura

*Vascio=tipica abitazione di Napoli

*A scatafascio=a rotoli

*D’ ê nnammurate= degli innamorati

*Ca se songo=che si sono

*Appena vasati=appena baciati

*Addò l’ammore te lo accatti=

Dove l’amore lo compri

*Addò nun si ommo=dove non sei un uomo

*Si nun tieni ‘a cummara=se non hai l’amante

*Si t’acchiappo=se ti becco

*Trase=entra

*Chi arrobba=chi ruba

*Chi s’allamenta=chi si lamenta

*’A mesata=da mese, stipendio

*Ha dda murì mammà=deve morire mia mamma

*Quanno coccheruno=quando qualcuno

*Song’ ‘e cumpagni=sono gli amici

*Te vennono mmano â ll’ate=

*Ti vendono agli altri

*Bucia=bugia

*Carnalità=che in nap. si intende amorevole

*Nfamità=infamia/cattiveria

*Ccà e tiempi so cagnati= qua i tempi sono cambiati

*’A zezzenella=da mammella (napol. Zizza)

inteso che tutte le cose belle hanno fine

*Chi ha rato=chi ha dato

*Paisà=compaesano

*Tarantella=tipico ballo folcloristico

*Sempe=sempre


 

I giorni della Merla

 

Sono la Merla

che nel suo nido

smerla

Lungo gli orli

di candori ingrigiti

In attesa

che il freddo passi

passando e ripassando

i passi

Ardita

di un ordito

senza trama

nera di fumo

dove tutt’intorno sfuma

 

 

Sono foglia

al suolo

Immobile e muta

che non trema più

ma scricchiola

Rotta nelle nervature

calpestata

dal passo incessante

dell’uomo maldestro

Pezzi sparsi

mossi dal vento

si disperdono nei crocevia

 

 

Picchiami

 

nella testa

con incessante melodia

martellami

e resta

rapsodia

 

Graffiami

 

la pelle

di infinite carezze

sfiorami

sotto le stelle

a sospirar brezze

 

Calpestami

 

i tristi pensieri

e gioia infinita

donami

più di ieri

e per tutta la vita

 

Bruciami

 

il cuore

di ardente passione

infiammami

fino all’albore

mio ammaliante adone


 

AMAMI

 

Per la giornata mondiale

Contro ogni tipo di violenza sulle donne



Le stagioni del cuore

 

Restiamoci

 

Addosso

come la salsedine

resta sulla pelle

dopo il tuffo in mare

 

Addosso

come la neve

resta attaccata al ramo

nel lungo inverno

 

Addosso

come il frutto ancora acerbo

resta al suo albero

in primavera

 

Addosso

come coperta di foglie calde

resta al suolo

nel tiepido autunno

 

Restiamoci

 

Addosso

come le stagioni che passano

ma sono sempre le stesse



La Magie noir

 

Tremi tela

sotto il mio tocco

Turgide le emozioni

che scivolano

in punta di pennello

su setole pregne d’umori

Rosee sfumature

a rivelar

geometrie perfette

trasudate di mistero

che s’accorpano d’azzurro

E tu maliarda

rubi ai miei occhi

l’incanto dell’infinito

 

Ispirata al dipinto di Renè Magritte


 

Lascia che nevichi

 

Lascia che nevichi

che cada fredda al suolo

silenziosa e fragile

che mi confonda

tra le cose e tra le case

che mi lasci trasportare

da un soffio di vento

Lascia che balli

la mia danza lenta

 

Lascia che nevichi

quando è primavera

che abbracci l’aghifoglie

e mi ferisca la sua fitta

che da sola resti

a tremare sconfitta

Lascia che mi culli

l’incessante moto

del tumultuoso mare

 

Lascia che nevichi

sul calar della sera

che mi rischiari

un raggio di luna piena

e che scandisca

il passare del tempo

Lascia che passi

e come neve dissolversi

ogni mio turbamento


 

‘A Felicità

 

Chi è ‘sta furastera

ca tutti quanti

‘a vonno ncuntrà

coccheruno va ricenno

ch’è passata pa ccà

coccherun’ato ca

nun l’ha maje ncruciata

nce sta addirittura

chi dice ca se l’ha acchiappata

e nun l’ha chiù lassata

È na tipa strana ‘sta Felicità

nun se sape maje

quanno vene e quanno va

È na parente e donna Furtuna

ma nun l’assumiglia

‘A primma  è di passaggio

essa invece si ‘a saje piglià

spisso te vene a truvà

È na bbella piccerella

sempe vestuta a festa

e cu l’aria spassosa

Ie l’aggio cunusciuta

e ‘a tanno

è ‘a cumpagna mija do core

 

Traduzione:

 

La Felicità

 

Chi è questa straniera

che tutti vogliono incontrare

qualcuno dice

che è passata di qua

qualcun altro che

non l’ha mai incrociata

c’è addirittura

chi dice che l’ha rapita

e non l’ha più lasciata

È una tipa strana questa Felicità

non si sa mai

quando viene e quando va

È una parente della signora Fortuna

ma non le somiglia

La prima è di passaggio

lei invece se la sai prendere

ti viene a trovare spesso

È una bella fanciulla

con abiti di festa

e l’aria scanzonata

Io l’ho conosciuta

e da allora

è l’amica mia del cuore

 

 

Una donna è un libro.

Un libro scritto in una lingua incomprensibile o così semplice che lo capirebbe un bambino.

Un libro rotto, che per quanto lo aggiusti si vedranno gli strappi.

Un’edizione limitata.

Una copia.

Un libro d’amore, di fantascienza o un horror, un libro che leggeresti un volta o che nonostante tu l’abbia letto già un milione di volte, continuerai a leggere perché ogni volta ti donerà un’emozione diversa.

Un libro nuovo, vecchio, con la copertina tirata a lucido o ingiallito dal tempo.

Un libro bianco, dove scriverai la tua storia, la sua…

Un libro che butterai, che conserverai in cantina o che terrai lì, sul comodino per tenerla vicino al cuore.



WITCHES

 

Chi sono le streghe?

Sono creature dotate di poteri speciali, con strani luccichii negli occhi e splendidi bagliori nei capelli.

Leziose, talvolta, si adornano il capo di fiori profumati, indossando leggiadre vesti che svolazzando lasciano inebrianti effluvi nell’aria, si agghindano con strani monili il cui scampanellio riporta a suggestive atmosfere in cui perdersi e viaggiare con l’immaginazione.

Sono capaci di ogni sorta di magia e non è dato sapere quando le incontrerai. Nascono a loro volta da esseri speciali, si tramandano da generazione in generazione e non è chiaro sotto quale forma si manifesteranno nella vita di ognuno.

Le puoi trovare in ogni dove e ti invadono e pervadono con la loro essenza.

Loro non hanno un’età definita, riescono anche ad essere eterne, fino a quando qualcosa o qualcuno non le uccida, se le si porta tra i ricordi che non si scorderanno mai…

Dunque chi sono le streghe?

Sono le donne speciali, quelle che hanno una marcia in più, le fuori serie, quelle non omologate, quelle che vanno contro corrente, quelle che con la corrente imparano a stare a galla, quelle che non hanno paura della tempesta perché loro sono l’uragano, quelle che silenziosamente provocano tempeste emozionali, quelle che “con” non puoi viverci e “senza” non puoi starci, quelle che ognuna è come loro e mai nessuna è uguale ad un’altra.

Sono quelle donne che vivono la quotidianità con il sapore di un giorno speciale perché ognuno di essi potrebbe essere l’ultimo o il primo di eventi bellissimi. Sono quelle che dopo una giornata impegnativa e stressante alla sera riescono ancora a creare la magia di momenti unici da trascorrere con le persone che amano.

Quelle che al mattino si svegliano prima del sole e imbandiscono il tavolo di dolci e balocchi; quelle che trovi sempre in ordine la casa, il bucato profumato di pulito, il pranzo pronto in tavola, pronte ad accogliere chiunque entri nel loro focolare come se avessero sempre una bacchetta magica pronta all’azione. Quelle che anche se la giornata di lavoro è stata dura riescono a preparare deliziosi manicaretti e con la luce di una candela spegnere i pensieri ed accendere i desideri, quelle che riescono a giocare con i loro bambini e prima di dormire gli leggono una fiaba che li accompagni nel mondo dei sogni.

Sono quelle compagne che non importa come ma comunque, che non importa dove ma insieme, che non importa quanto ma intenso, quelle che non importa quanti ostacoli ci saranno da superare ma troverai sempre al tuo fianco a combattere con te.

Quelle che nelle notti più fredde sanno accendersi come fuoco e scaldarti il cuore.

Quelle donne che ne vale sempre la pena e l’ultimo tentativo è sempre il penultimo; quelle che non mollano, che vogliono vincere, quelle che piangono in silenzio e se sorridono ti fanno un rumore tremendo nel cuore.

Sono quelle che qualche volta vedi con quello strano copricapo, a volte colorato, a volte nero che indossano perché la chemio fa schifo e le hanno fatto perdere i capelli ma loro sono bellissime lo stesso dando parvenza di essere principesse arabe o zingare provenienti da terre lontane.

Sono quelle che riescono a sentire ancora i violini suonare quando l’unico suono che si ode nella loro vita è quello di una cinghia che schiocca sulla loro candida pelle.

Sono quelle che riescono a prendere in mano la loro vita e darle un senso, quelle che si inventano il sole nei giorni di pioggia, quelle che pensano che nel nero sono racchiusi tutti gli altri colori e ne utilizzano tutte le sfumature.

Sono quelle bambine cresciute troppo in fretta ma che non hanno mai smesso di credere nelle favole e nei sogni e conservano in sé ancora l’essenza dell’innocenza.

Sono quelle amiche di cui avrai sempre bisogno perché sono in grado di capirti, di consigliarti, di farti ridere, piangere, che non ti diranno mai bugie, non ti tradiranno e ti ammoniranno se ce ne sarà bisogno, quelle con le quali puoi essere te stessa e non ci sarà bisogno di vedersi sempre ma saprai sempre che la loro amicizia la troverai lì dove l’hai lasciata, a portata di cuore.

Sono quelle donne che crescono i figli da sole, portando sulle spalle le macerie di un sogno crollato ma che mai un giorno penseranno di farti sentire il peso che portano e non avranno mai pretese e sapranno riempire quel vuoto con immenso amore e che non ti useranno come strumento per ferire chi non le ama più.

Sono quelle che leziose si adornano il capo di zagare profumate nel giorno più bianco della loro vita e indossando leggiadre vesti, varcano le soglie di un sogno incamminandosi per sentieri sconosciuti ricchi di avventure dove loro saranno principesse e guerriere.

Sono quelle nonne che con la saggezza dei loro anni intrisa nei capelli regaleranno le proprie perle più preziose a chi saprà custodirle gelosamente e farle splendere nelle occasioni importanti; quelle che la loro dispensa è sempre piena di leccornie deliziose, quelle che sono lì sempre pronte ad accoglierti in un abbraccio, quelle che ti avranno fatto da mamma, talvolta, riuscendo a nascondere un dolore prematuro e contro natura perché alle loro lacrime preferiranno i tuoi sorrisi.

Le streghe, qualche volta, sono quelle sorelle con le quali non andrai mai del tutto d’accordo ma che non riuscirai mai ad odiare del tutto perché unite da un legame che nemmeno il tempo potrà spezzare e per loro tu sarai sempre pronta ad aprire la porta da qualunque parte del mondo arriveranno.

Le STREGHE sono quelle donne che riusciranno sempre ad essere più forti dell’uragano, più fragorose del tuono, più luminose della luce, più calde di un raggio di sole, più immense dell’infinito…


 

Sono figlia dell’autunno

nata dalla terra

Tramontate albe videro il mio sbocciare

Coperta di foglie calde

dall’intenso purpureo colore al giallo solare

mi avvolse

Dalle mani di un paterno Giove

io creatura selvaggia

fui affidata a Venere

che battezzò le mie ree carni

Come quarzo rosa

lasciai che un dio di nome Eros

permeasse d’amore il mio essere

Sono il cardine e la fine di me stessa

tutto nasce e muore con me

Instabili equilibri mi permettono

di librarmi nell’aria

mio elemento fondamentale di libertà

e di amare e odiare tutto ciò che mi circonda

Di giorno mi vesto di luce

e per adornare il mio corpo

come una dea indosso monili di rame e d’argento

e di notte al sorger delle tenebre

mi svesto e da strega mi vesto

In un corpo di donna l’animo di un guerriero

la bontà di una fata e la ferocia di una tigre


 Il ratto di Proserpina

 

Palpito e onda

fremito e sudore

Tumultuoso implode

il desiderio

che impetuoso

in questo divenire

si fa carne


 E mi scrollo

di dosso il torpore

mi scrollo la pioggia

e il vento

la notte

e le sue parole

Usignolo

che intona il suo canto

Alba di primavera

Sono mattina

rinasco luce


 

Hai smarrito

le parole d’amore

lungo il sentiero

che ho percorso per rincorrerti

China sulla sera

mi appresto a ritrovarle

una ad una come stelle de-cadenti

Le raccolgo in un cestino

che con dita fragili

un giorno

ho intrecciato per te

Nel bosco di sera

non ho paura

il buio non è più nero

dei tuoi occhi chiari

Ti porto le parole d’amore

come fragole selvatiche

ma tu non hai più fame

e con un gesto della mano

fai volare il cestino

China sulla sera

mi appresto a raccoglierle

e con un sol boccone

le ingoio e tu le segui


 L’amore è una mantide

non religiosa

Onnivoro famelico

avido derelitto

Pasce appagato

dopo il convito post-nuziale

Giura come Giuda

finché morte non ci separi

e lui sarà la morte

di se stesso

Si camuffa

con occhi cerbiatti

tra la gente

e animo infame

 

-corteggiamento-

 

Solito rituale

Fine

Amen


 Regina Madre

 

Algida e fiera

con gli occhi e il cuore di ghiaccio

nel suo castello

la regina madre se ne sta

Imperante

sul suo trono d’orgoglio

stringe uno scettro imponente

di flaccide ragioni

Scintilii d’argento nei capelli

d’oro la corona

Sul suo capo incombe

il peso di un impero desolato

Cremisi il mantello

come l’accidia

che le sgorga nelle vene

Sudditi fedeli

solo le sue aberranti convinzioni

Il suo capo non chinerà

la corona non cadrà

finché l’ora più mesta e buia

sulle sue palpebre non scenderà


 Tale albero tale frutto

 

Frutti

di alberi

che hanno affondato le radici

in terre illuvie

che il sole non disacerba

ma perisce

Frutti

che cadono dall’albero

per gravità

ma non si allontanano da esso

Fanno un tonfo

e ristagnano

nel fango che li ricopre

Una mano li coglie

lava il lezzo

ma il marcio

ha già intaccato il cuore


 

Prima(v’)era amore

 

Prima era vera

adesso non lo è più

questa primavera

dai frutti secchi

che sono rimasti appesi

sui rami spogli

così penzoloni

che nessuno li ha colti

In bilico

tra l’essere o l’apparire

tra il dire e il fare

dove di mezzo non c’è il mare

c’è l’amore

che prima era vero

adesso non lo è più


 

‘O mare

 

Mare ca si nfuso

ma nun te nfunni maje

 

Mare ca tutto se fa chiaro

pure quanno è scuro

 

Mare ca chiagnere faje

ma tu nun chiagni maje

 

Mare ca vir’ ‘e partì e ‘e riturnà

mare ca staje sempe llà

 

Mare ca t’arraggi

ma arraggià nun faje

 

Mare ca pigli

ma nun tuorn’areto

 

Mare ca nun t’annammuri

ma annammurà me faje

 

Traduzione:

Mare che sei bagnato

ma non ti bagni mai

 

Mare che tutto si fa chiaro

pure quando è buio

 

Mare che fai piangere

ma tu non piangi mai

 

Mare che vedi di partire e di ritornare

mare che stai sempre là

 

Mare che ti arrabbi

ma arrabbiare non fai

 

Mare che prendi

ma non restituisci

 

Mare che non ti innamori

ma innamorare mi fai