Debora Vianello - Poesie

“Il Faggio”

Ti innalzi al cielo maestoso
e con i tuoi rami lo abbracci
per mostrar la tua grazia e la tua forza.
Dai ombra a chi perduto
si riposa sotto le tue maestose fronde
tu immensa immagine di forza
appari a chi ti vede come un patriarca.
Il padre che protegge e ci da amore.
Colui che ci insegna e ci da la via
e come padre dona la vita.


 

“Il sole e le parole”

Come il sole scalda le pietre
le parole scaldano il cuore.


 

“La gioia più bella”

Non c’è gioia più bella
nel fare con gioia
la cosa più bella
di cui ti da gioia.


“Bucaneve”

 

Tu sbuchi sincero dalla candida neve
come una perla preziosa
nel guscio dell’ostrica
e ti troverà
chi il cuore sincero avrà.


 

“Il lampione”

Lampione solitario
con la tua luce gialla illumini
quel stretto e vecchio vicolo.
da sempre tu porti luce
a chi di notte si inoltra nel tuo mondo
un gatto vagabondo
una coppia di innamorati
e chi si è perso nella notte solitario.

Ma alla fine quando tutto si spegnerà
solo il netturbino ti saluterà.


 

“La noia”

La noia è come lo stolto
che ti vuole raccontare la sua vita.


 

“Essere e sognare”

Se io sono tu chi sei?
Se tu sei io chi sono?
Siamo entrambi tempo e sogno.
Il tempo ci fa sognare
e il sognare ci fa passare il tempo.
Il tempo passa e cosa ci rimane di noi?
Solo il sognare.


 

“Il sole e la luna”

Se il sole ancora non lo vedi
non disperare
perchè con la luna si è incontrato
ed un bacio si è scambiato.
“Caldo d’agosto”
Il caldo d’agosto preannuncia tempesta
tempesta passerà che in un batter d’occhio si fermerà!
Lasciando a terra i suoi feriti
feriti che si rialzano
da questo schianto improvviso
come improvviso è arrivato.
Ed ora allo spuntar dell’arcobaleno
tutto tace e la quiete infonde.


 

“La porta”

Davanti alla tua porta mi sono fermata
ed ora chi mi divideva da te
era solo quella porta:

All’improvviso udii un vocio
un ridacchiare felice
è il mio cuore sussultò
era come se una freccia lo avesse trafitto.
Mi resi conto purtroppo
che la porta che ci divideva
non sarei mai più riuscita ad aprire
divenuta oramai un muro di mattoni.
Scesi di nuovo i pochi scalini
ed incominciai a camminare
camminare in quel lungo e desolato marciapiede.
La nebbia iniziava a calare in quella lunga via
coprendo me stessa come a farmi sparire
sparire nel buio sparire nella notte.
Mi resi conto allora
che ero arrivata alla mia porta
entrai e la chiusi dietro di me
e pensai tra me
“nessuno aprirà la mia porta se io non lo vorrò”.


 

“Lo stolto”

Tu cammini giorno e notte nelle vie
e con il tuo passo claudicante
e i discorsi fuori luogo
sei lo stolto del quartiere.
Ma chi sa se nei tuoi pensieri
come sia il tuo mondo!
Farfalle, uccelli, fiori delicati
ti appaiono dinanzi a te
nascondendoli nel tuo prezioso scrigno
da dove tu mostri solo gli spigoli!