Désirée Zappavigna - Poesie

Attraversato il ponte in macchina.

Occhi in ascolto.

Rivolti al fiume grinzoso:

narra di lampioni

di attese

di un santuario

di notti inventate per noi

d’albe rimpiante.

Alba amara.

 

Canta di silenzi ardenti.

 

Incorruttibile nel sonno.Fluire.

Riflette verde case cose

un mondo escluso

giorni conclusi

             confusi…

 

Su rocce assetate

cicliche tristezze inconsolabili

rinnovano un vago vissuto.

 

Con le chiavi e la mia pelle ancora in mano

spegni la sigaretta.

L’ultima.Della serata nuova.

 

Della serata di un anno andato.

Nel fiume.


 

  E nella terra è sepolto il passato, 

alla terra è riconsegnato per sempre.

 E poi un mattino… e poi un mattino 

un tremulo fruscio d’ali,

alle tenue sfumature dell’albore,

la sorvola, la accarezza

come piuma che spolvera 

i tasti di un pianoforte.

 E allora si riaffaccia 

la serena malinconia, 

il piacere del dolce 

e musicato soffrire.

 E spaziare nell’Oltre

dove siede il futuro che

ora puoi tastare 

e illuminato ti avvolge.

       A volte è necessario morire. 

                                          Per risorgere


 

 

La Musa Malata

abita 

l’Intercapedine fra l’essere e il nulla.

 

Tra i due pretendenti 

il terzo gode

 

Nell’Intercapedine

dorme il Silenzio.1 


 

La notte dell’abbandono il lenzuolo grondava petali stanchi.

Sui boccoli sudati,

accarezzati.

Il bacio sbiadiva sulla fronte

il volto di Amore precipitava nelle ferite del cuscino.

 

Il fanciullo è condannato.

Il fanciullo è frantumato.

Cocci d’incantesimo s’infettano tra le piaghe del letto.

Conosci la verità!

 

Avanza 

in nero mantello

la nebbia deformante dell’oblio.

 

Quel bacio sbiadito…

 

Sulla fronte sigillata…

 

Quell’abbraccio sussurrato…

 

E i cocci d’incantesimo:tin-tin-tin!

nella culla stuprata.


 

Nostalgie d’acqua 

                Carne di ninfea.

                  Lacera

 

Rivoli di sangue.

                  Si perdono

 

Bottiglia crepata

                Gocce.

                   Si perdono

 

Stille di rugiada scivolano da logore stelle zampillano nella bruma vischiosa

 

E suonano

    sistri d’argento 

             fra le foglie. 


 

 

Porfiria nacque a 14 anni.In un cubo di vetro.Per realizzare una metamorfosi.Dell’autocannibalismo,dell’autocombustione.Alta esposizione nella trasparenza del cubo.Si è estinta in 10 anni e con lei il cubo.Fuori tutti.Esito necessario.Porfiria è terminata. Metamorfosi  compiuta.E quella che segue è la sua storia,che si autodistruggerà fra 53 poesie.