Edoardo Frustaci
Poesie in mostra
(Io) Vorrei..
(Io) Vorrei..
Vorrei che ti lanciassi
da quel trampolino
Vorrei che lanciassi
i tuoi coriandoli
Vorrei che chiudessi gli occhi
e ti facessi cullare
Vorrei chiudere gli occhi e
diventare il fiume
che ti porterà fino al mare
Fine show
Lento il trucco scivola via dal viso
E lo specchio riflette un sorriso
Con le mani sporche di talco
Sento ancora il profumo del palco
Dal bianco della posa
Riemerge dal volto il colore rosa
Le luci dello specchio
scuriscono la matita intorno l’occhio
Che creando un leggero alone
Accentua sul palco l’emozione
Un’accecante bagliore
Cancella all’improvviso il timore
Si attacca la spina
E cresce l’adrenalina
come una scossa ricevuta
Vibra sino all’ultima battuta.
Il buio in platea è assordante
E il pubblico apprezza in modo elegante
Una pausa ben pensata
Fa esplodere una risata,
uno sberleffo una presa in giro
e nel tuo cuore esulta il respiro
con una mimica incalzante
doni al pubblico un’altra burla esilarante
il tempo vola e non ha memoria
e nel frattempo finisce la tua storia
lo spettacolo è appena iniziato
e in un attimo è già terminato
L’attore in scena non ha orario
Ma è scandito dal frusciante rumore del sipario
Il trucco è svanito
Resta un viso ben pulito
Seduto davanti allo specchio
Sento ancora quell’applauso
Rimbombare nel mio orecchio.
Esistenza
illuminato dal silenzio della sera
osservo il tortuoso movimento delle onde
dalla cima di una scogliera
Gaie e scherzose, vagano per mare
Con tristi gocce da schizzare.
Soffia il Garbino
E dolci carezze, le accompagnano
verso un amaro destino.
Gialle le foglie prendono per mano il vento
planando dolcemente senza un lamento
Attimi di nostalgia crollano
sulle soglie della vita
accoccolate sul prato
piangono del verde passato
Onde orfane vagano in balia del vento
cimiteri sconosciuti attendono quel momento
frastuona il mare,
l’eco di quel ruggito fa sognare
amori iniziano a volare
tristi occhi sorridono e riprendono a ballare
Nuovamente una vita si è frantumata
spiagge e scogliere ne accolgono L’anima
Cocci di mare
Riprendono la via
raffiche di vento sfiorano le sponde
nuovi indirizzi attendono nuove onde
illuminato dal silenzio della sera
osservo con stupore
Un improvviso cambiamento di colore
una piccola onda nuota controvento
Coraggioso, il vagare di quell’onda
Sorprende il tempo,
spruzzi di silenzio impregnano l’aria
inquieto il mare scopre in un momento
la piccola onda sfidare il vento,
senza un cenno di paura
violare la natura,
natura non padrona.
illuminato dal silenzio della sera
meravigliato osservo dalla cima della scogliera
con parole nel vento scagliate
disperata la piccola onda girava tra
le compagne ancora destinate,
tentativi di persuasione con viaggiano lei,
sfidare il vento,
cambiare il proprio essere,
vivere ignorando il momento
di sogno infranto;
è una battaglia persa
inutilmente
dette parole sfiorano le compagne.
vane parole scagliate sul destino,
fanno di lei una “diversa”.
Una diversa che ora spruzza
Felicità sul vento inerme,
una diversa che percorre un destino
firmato da lei.
Invidioso il sole scopare
Affondando velocemente nel mare
illuminato dal silenzio del tramonto
dalla cima di una scogliera mi sento pronto
la mia mano si schiude lentamente
spalancando le porte della mia mente
l’immagine di un mare
agitato dal vento appare
a cavallo di quell’onda inizio a viaggiare
e la strada della mia esistenza viene
bagnata da mille scaglie di mare.
illuminato dagli spruzzi della vita
osservo un’onda nuotare tra le mie dita
Mamma
E’ la prima parola che ho pronunciato
La prima persona che mi ha amato ancora prima di nascere.
La prima persona che mi ha abbracciato e non si è mai staccata.
Non esistono distanze che non possano essere raggiunte da
quell’abbraccio
Non esiste altra parola in grado di descrivere tanta grandezza.
Basta!
Guardati!
le strade piene di mani tese
i palmi verso l’alto
gli occhi verso il basso
colori diversi si distinguono
per gli stracci
per l’idioma
per i pensieri
Le lacrime non hanno colore
viste da fuori
appaiono trasparenti
leggere
quasi invisibili.
Pensa!
e scopri che al di là di quei colori
di quegli stracci
di quei pensieri
il peso di quelle gocce
allagherà il mondo
così vario e così uguale
così grande e così infinitamente piccolo
nelle sue meschine differenze.
Ascolta!
l’aria è la stessa
il sangue è lo stesso
eppure continui a versarlo
ma prima o poi arriverà il conto
che purtroppo sarà pagato da coloro
che hanno già pagato
che hanno già pianto
quelle lacrime che tu ignori
che hanno già urlato
quelle parole che tu non senti
che hanno perso
quello che tu hai consumato
Senti !
il tuo specchio è stanco
le tue mani stringono il nulla
passeggiando sul vuoto
del tuo sguardo
respiri l’odore del marcio
che confondi con profumi egoisti
L’aria è intrisa di rumori sordi
che stingono il cielo
che smorzano il sole
che accendono il buio
Tocca!
Tocca
quei palmi volti verso l’alto
quei calli sotto gli occhi
quelle schiene curvate dalla rabbia.
Basta!
sono stanco
sono stanco della tua cecità
della tua superficialità
della tua ingordigia.
Basta!
spegni il tuo ego
e lasciaci morire tra i colori
della gente
tra la solitudine delle folle
tra il silenzio del caos
tra le mani di un bimbo
che ancora non comprende
il tuo scempio.