Elena Biasolo

Poesie


A volte un figlio…

Si può giustificare tutto
si può tendere al meglio
si può agire con il petto gonfio d’amore
si può donare l’anima…
Serve?

Puoi felicemente sacrificarti
puoi giustificare ogni annientamento ricevuto
puoi essere traffitta da frecce avvelenate
puoi lottare anche quando sei inerme a terra…
E’ giusto?

Sei un riccio impaurito sull’asfalto.
Ti distruggi la mente con massi di colpa
ti abitui al tedio del dolore
ti rassegni all’apatia…
Soluzioni?

Solo sconfitte contornate a rancori,
solo apparenza in questi inutili circhi
solo giudizi sommari da bocche moralmente pulite
solo un incubo che non temi più, perchè l’incubo ora è realtà.

Hai tentato
hai lottato
hai sbagliato
hai amato
ma la parte di te ti ha annientato

Il domani è tutto ciò per cui un genitore dovrebbe vivere
quando invece vorresti solo nuotare nelle acque del possibile
e lasciare il fango del reale a riva.

 


 

La guerra invisibile

Vedi la tua bocca spalancata urlante verso il nulla
senti lo sforzo delle tue mute grida
percepisci le lacrime d’amaro dolore
che non scendono…
sei in guerra ma nessuno muore

Il tuo stomaco è in trincea
chiuso in una morsa sempre più stretta
dal dolore spalanchi gli occhi in cerca di aiuto
ma solo il vuoto ti circonda.
Dovresti conquistare e governare…
ma preferisci obbedire

Tendi lo sguardo verso il nulla
inesorabile la mente si riempie di pensieri
come un treno di passeggeri assenti
ognuno intento al proprio destino.
Soffrire o trionfare…
ma preferisci perire

Punge il respiro e i contorni si offuscano
ma vedi bene ciò che vuoi,
un lungo letargo, un anestetico per la vita,
nascondersi da tutto, dal niente
la pace.
Essere incudine o martello…
ma preferisci essere l’incudine

L’esistenza è un rombo di tuono nella tua indifferenza
tra quello che credevi e non sei stata,
sopravvivi e pensi che tutto l’inetto affanno non serva
e continui a prendere di striscio
questa cosa che chiamano..
vita!

 


 

Pater

Il tuo sguardo appesantito e stanco
il luccichio dei tuoi marini occhi
tante storie ancora da raccontarmi
mentre mi proteggi celandomi i tuoi orrori

Padre, guscio duro e cuore di crema,
mani consumate da lodevole stoicismo
il tuo camminare lento e curvo
colma di infinita speranza la tua presenza

Amore puro nascosto da educazione triviale
Esserci anche quando non ci sei
come un angelo che veglia su di me
contro le tempeste della mia inettitudine.

Sei stato piccolo papà?
Sei stato fragile?
Sei mai stato in balia delle correnti devianti della vita?
No papà… tu sei un gigante.

Vorrei viverti in un gioco infinito,
vorrei che l’adesso non divenisse mai domani,
vorrei aggrapparmi ai tuoi rami di salice per salvarmi,
vorrei abbandonarmi alla fede cieca del tuo io.

Appassiranno i fiori
cambieranno le stagioni
ci saranno nuove canzoni
ma tu resterai la poesia di ogni domani.