Eleonora Venturi - Poesie

1.Riflessi

 

Era l’alba.

L’acqua del fiume

rifletteva

l’immagine del sole

nascente,

la mia anima

rispecchiava

il tuo sorriso,

ormai spento

per sempre.

Era l’alba,

ma traboccavano  tenebre

dal mio cuore.


 

2.Quando si è soli

 

Sola.

In questa stanza buia,

sono l’ultima creatura sulla Terra.

E tutto è triste.

Immensamente triste. E buio.

Tutto mi ruota attorno in un moto lento e perpetuo.

Costante.

E’ come stare sola nell’Universo,

sommersa da quel silenzio

assoluto, immoto e totale.

Eterno.

Così grande e infinito

che non puoi sapere, né immaginare,

se non lo provi.

Quel silenzio, quel vuoto, che a volte sono in te e

scavano

incessantemente

un buco nella tua anima …

e tu vorresti fermarli,

ma non puoi, perché

è così dolce lasciarsi andare …

Scavano un buco

che raggiunge l’Universo

e allora

quel vuoto, quel silenzio,

sono tutti dentro di te,

immensi e incredibili.

E non puoi fuggire,

perché allora

tu fai parte del Cosmo,

ma non è bello,

perché nel Cosmo

sei Sola.


 3. Cammini

 

Percorrevo una strada protetta

dagli alberi,

la loro ombra mi permetteva

di giocare col sole.

Nessuno nel mio cammino a

intralciarmi la via,

nessun battito

colpiva a tradimento

il mio cuore.

Ho deviato in una strada diversa

senza vedere il paesaggio cambiare.

Esposta.

Non più smeraldei filari a

tracciare la via;

cammino nell’ombra di un’eclissi

che fa della luce

un doloroso e temuto bagliore;

dissestato il suolo

temo il fallevole passo

della caduta agognata.

Bramo.

Respiro.

E temo.

Temo la gioia e temo il dolore.

E non scorgo altre vie.

Proseguo senza soffermarmi

troppo a guardare,

‘chè la mente ha il terrore

di ciò che potrebbe vedere.

Respiro.

L’aria è calda.

Ferma.

Malsana di colpe.

Si susseguono i passi,

ma l’emozione fulminea

manda in corto sinapsi confuse

mentre il cuore batte rapido e

il sangue pulsa.

L’anima vibra.

Qualcosa

deve accadere.


4.Goblin

 

Silenzio.

Ecco,

sta arrivando.

Passi felpati,

come felino pronto all’attacco,

si accosta,

lento, maligno,

alle mie spalle.

Lo sento.

Posso fuggire, lo so:

gente, rumori, musica, frastuono

lo occultano

nei suoi abissi natii,

ma ovunque, prima o poi, torna

il silenzio.

Ovunque, prima o poi,

tace la luce.

E torna

l’omuncolo

nascondendosi tra le ombre mute.

Torna.

Stanca di fuggire,

sentendolo comunque al fianco,

non posso più far niente.

Non posso vincere questa eterna guerra

che mi consuma

tra battaglie vinte o perse.

Il Goblin è parte di me.

Trascina anche me

nel suo oscuro mondo

tra crudele sogno e crudo incubo,

tra voli di fate che muoiono di realtà

e fiabe che si spengono e accendono

negli occhi del mondo.

Ho paura.

So

che una volta vinta

il Goblin non mi lascerà più andare,

soccomberò alla sua mano e

affonderò nella pecea palude

che mi accoglierà all’arrivo.

Non avrò forze, né volontà di riemergere,

perché sarò stanca di lottare e

dolce sarà il suo abbraccio

di morte.

Il mio Goblin ruba le anime.

Dovrei ucciderlo, eliminare la sua presenza

da me

che sono un ponte tra il suo e il mio mondo.

Sono io che gli permetto di esistere.

Ma lui è in me.

Da me attinge vita, respiro, luce.

E li trasforma in morte.

Vuoto assoluto.

E’ un mostro.

Non mi arrenderò, lo sa,

perché conosco quel suo mondo

trasudante tristezza e malinconia.

E la morte che vola anelando

esseri e creature.

Sa che lo odio! Che cerco di estirparlo da me!

Ma neanche la sua lotta cesserà…

Con imposto coraggio

lo guardo negli occhi:

è terrificante, la paura attanaglia

ogni fibra del mio essere.

Non voglio che si avvicini,

un tocco e sarò perduta.

Lo inchiodo con lo sguardo e col pensiero.

I nostri occhi si penetrano a fondo e …

comprendo.

La sua natura maligna è un destino che lo insegue,

nei suoi occhi nuota l’angoscia e dilaga la solitudine;

onde di dolore si increspano nell’iride.

Soffre.

Restiamo così,

a fronteggiare un nemico

che sentiamo fratello,

a consumarci in una sfida infinita

che ucciderà lentamente entrambi,

ansanti,

incapaci di accettarci e

letali

l’uno per l’altro.


 

5.Ombra

 

Conosci il nulla?

Quel vuoto di tenebra che ti

trivella il petto,

macella

il tuo cuore e

lacera in stracci scomposti

la tua anima?

Conosci quel nulla?

Riempito solo di

buio, talmente denso

da invischiare tutto

il tuo essere.

Puoi combattere

quanto vuoi,ma

alla fine

ti stancherai e

lasciarsi affondare sarà solo sollievo.

Conosci tutto questo?

Perché solo così puoi capirmi.

Se nel tuo essere prevale

la luce

io ti invidio

con ferocia,

amico mio,

perché non sai cosa

significa

lottare

costantemente,

incessantemente,

per uno spiraglio

di luce,

un anelito d’aria pura.

Non sai

cosa può esistere o non – esistere

nel vuoto del buio.

Non sentirai

mai

come sento io,

ogni infinitesimo

battito di dolore e rabbia,

amplificato dalle risonanze

nel buio.

Non combatterai,

né ti dibatterai

in te stesso

per sopravvivere o trovare

una pur minima uscita.

Tu sei corpo illuminato dal SOLE!!!

E la tua ombra è proiettata al

suo posto!

Io …

 

Io sono sempre e

soltanto

OMBRA.


 

6.Specchi

 

Mi aggiro in un labirinto di specchi.

Nel buio

esplodono lampi di luce

che fotografano la mia vita.

Superfici deformanti in cui

passato e presente

si fondono e confondono,

proiezioni asimmetriche

del mio io  incatenato

a un disequilibrio cosmico.

Il  bisogno di protezione e amore

lotta col desiderio di spiegare le ali e volare.

Fuggire.

Il futuro nel buio mi circonda,

ma creato su evanescenti riflessi

si disgrega in atomi invisibili

di fronte alla triste

confusione dell’anima


 7. Morte apparente

            

Inducimi il coma

che non sia mai ch’io riveda un’altra alba,

ch’io possa più non udire la lama

trafiggere la mia anima bambina.

Congela il mio sonno

perché il mio volto infine

trovi un’espressione di pace.

Droga la mia mente.

Ferma il mio cuore,

perché lo scorrere del sangue

più avveleni le membra e

io possa finalmente dormire.

Dammi una morte apparente

ch’io possa sfuggire

a questa apparente esistenza.

Concedimi assoluta indifferenza

verso le vostre vite e i vostri mondi

ch’io giuro mai

mi son stati donati e

mai io ho anelato avere.

E mentre giacerò

nel pallore del mio giaciglio

se davvero mi ami tienimi per mano, veglia su me finchè

Ade

rimembrerà il niente

di una vita e

apparirà sulla nostra soglia. Trionfante.

Affidami a lui.

Se davvero mi ami.


 

8.Fine

 

Luce verde e morbida del giorno…

lamine evanescenti

dal manto frondoso.

Muovo i primi passi

stupita da tanta bellezza, commossa da tanto Amore.

Sfioro con timor riverente

le superfici degli alberi. Palpitano.

Vivono!!

Volgo lo sguardo nell’acqueo mutare del luogo.

Immote, aria e luce distillano il tempo.

Il silenzio condensa dentro di me,

man mano che avanzo, incerta,

temendo che un luogo così maestoso

possa venir profanato e sparire.

Cammino,

l’anima si disperde,

evaporando dal corpo …

scorre attraverso la pelle, delicatamente.

Tutto il mio essere si fonde e confonde con

lo smeraldeo vapore.

Tutto purifica. Tutto è perfetto.

La coscienza eterna della mia essenza

ha finalmente compiuto il suo esistere.

Ciò per cui era stata creata.

Ritorno in me.

Finalmente, nella libertà ultraterrena

Corro a perdifiato.


 

9.Luna

 

Un’alba lattea nella libera notte

lassù,

taciturna ed immota

ci osserva.

Ancelle vergini

danzano

nelle profondità notturne

cantando inni alle stelle e

sussurrando …

Fruscii di brezza

umida e pura,

ombre nell’ombra

simili a lampi

si muovono.

Fili di canto di grilli  

percorrono l’aria trasportando il tuo nome

Il tuo nome …

Volteggia nell’aria,

s’insinua nei remoti meandri,

si dilata,

rendendo così struggente la notte …

E’ il mio sussurro

che come musica

si unisce al coro vergineo.

Anelo la vita in questo freddo mistero.

Straziante e struggente come il tuo viso.

E muoio.

L’anima muore,

presa da diafane mani,

scortata fin verso la Luna e

incatenata al tuo nome.

Si alza una litania tetra.

Il cuore urla rabbioso in silenzio,

ma lacrime cadono.

Forte una preghiera si erge nel buio:

“Luna, oh, Luna!

Sovrana indiscussa d’ incanti e malìe,

conducilo a me,

dammi il suo cuore!

Rendimi la vita e la libertà!


 

10 .Compagno di attimi eterni

 

Siedo.

Sola.

Nel fresco dell’oscurità che

riluce di riflessi lunari.

Le ombre,

compatte,

si mascherano di questa luce ma,

infide presenze,

pur ammantate di magia,

non riescono a parer benevole allo sguardo.

 

Tutto è immoto.

 

Fermo.

 

E come la rugiada

nel gelo che precede l’alba trasmuta in brina,

così

la mia cronica tristezza cristallizza la mia anima.

Tutt’un tratto

un movimento attrae la mia attenzione.

Gesti lenti e sincroni

che si accostano a me

tra le dipinte ombre.

Egli si muove davanti a me,

salta,

con balzo fulmineo ruota e riatterra

in una calma apparente.

Sinuosa si snoda la danza.

Egli crea,

intreccia mute melodie,

compone per me un silenzioso canto

con movimenti fluidi e grazia divina.

Vedo lo sforzo dei muscoli e

la pesa concentrazione

che confluiscon tuttavia

nella piena leggerezza,

come s’aria non foss’altro che acqua.

Le vesti volteggiano

con lui e per lui,

spicchi di brezza

che accendono il plenilunio

di pallido oro e rosso vermiglio.

Il volto celato da un trucco pesante,

ora scompare nero nel buio,

ora rifulge di colore.

Mi ruota attorno,

mi invita ammiccante

e gli occhi si accendono di luce stellare.

e segue segue a danzare

sembrando legare l’eternità di ogni luogo

a questi magici attimi.

Anch’egli è triste.

Ma di una malinconia antica

che porta con sé la consapevolezza del mondo.

E nell’istante in cui lo comprendo,

egli si ferma,

di colpo,

ma come avesse calcolato, in tal movimento

improvviso e spezzato,

il compimento della sua opera.

Lentamente

ripone le membra

e le vesti pendono inerti nell’aria.

Sorride.

S’inchina.

Fissa i suoi occhi nei miei e

sento che è Amore ciò che ci appartiene.

Gli sorrido a mia volta,

amaramente e

mentre il buio sfuma

nel grigior della bruma

egli scompare

tra le volute nascenti.

Il vuoto è tangibile senza di lui.

Solo fumo

che rifrange i flutti

della luce risorgente.

Mai più lo vedrò danzare.

Mai più lo vedrò.

Ma ciò che mi ha donato stanotte

ha colmato il mio cuore per sempre.

Spero con tanto ardore,

compagno di attimi,

di averti dato di me qualcosa

di altrettanto prezioso.