1.Riflessi
Era l’alba.
L’acqua del fiume
rifletteva
l’immagine del sole
nascente,
la mia anima
rispecchiava
il tuo sorriso,
ormai spento
per sempre.
Era l’alba,
ma traboccavano tenebre
dal mio cuore.
2.Quando si è soli
Sola.
In questa stanza buia,
sono l’ultima creatura sulla Terra.
E tutto è triste.
Immensamente triste. E buio.
Tutto mi ruota attorno in un moto lento e perpetuo.
Costante.
E’ come stare sola nell’Universo,
sommersa da quel silenzio
assoluto, immoto e totale.
Eterno.
Così grande e infinito
che non puoi sapere, né immaginare,
se non lo provi.
Quel silenzio, quel vuoto, che a volte sono in te e
scavano
incessantemente
un buco nella tua anima …
e tu vorresti fermarli,
ma non puoi, perché
è così dolce lasciarsi andare …
Scavano un buco
che raggiunge l’Universo
e allora
quel vuoto, quel silenzio,
sono tutti dentro di te,
immensi e incredibili.
E non puoi fuggire,
perché allora
tu fai parte del Cosmo,
ma non è bello,
perché nel Cosmo
sei Sola.
3. Cammini
Percorrevo una strada protetta
dagli alberi,
la loro ombra mi permetteva
di giocare col sole.
Nessuno nel mio cammino a
intralciarmi la via,
nessun battito
colpiva a tradimento
il mio cuore.
Ho deviato in una strada diversa
senza vedere il paesaggio cambiare.
Esposta.
Non più smeraldei filari a
tracciare la via;
cammino nell’ombra di un’eclissi
che fa della luce
un doloroso e temuto bagliore;
dissestato il suolo
temo il fallevole passo
della caduta agognata.
Bramo.
Respiro.
E temo.
Temo la gioia e temo il dolore.
E non scorgo altre vie.
Proseguo senza soffermarmi
troppo a guardare,
‘chè la mente ha il terrore
di ciò che potrebbe vedere.
Respiro.
L’aria è calda.
Ferma.
Malsana di colpe.
Si susseguono i passi,
ma l’emozione fulminea
manda in corto sinapsi confuse
mentre il cuore batte rapido e
il sangue pulsa.
L’anima vibra.
Qualcosa
deve accadere.
4.Goblin
Silenzio.
Ecco,
sta arrivando.
Passi felpati,
come felino pronto all’attacco,
si accosta,
lento, maligno,
alle mie spalle.
Lo sento.
Posso fuggire, lo so:
gente, rumori, musica, frastuono
lo occultano
nei suoi abissi natii,
ma ovunque, prima o poi, torna
il silenzio.
Ovunque, prima o poi,
tace la luce.
E torna
l’omuncolo
nascondendosi tra le ombre mute.
Torna.
Stanca di fuggire,
sentendolo comunque al fianco,
non posso più far niente.
Non posso vincere questa eterna guerra
che mi consuma
tra battaglie vinte o perse.
Il Goblin è parte di me.
Trascina anche me
nel suo oscuro mondo
tra crudele sogno e crudo incubo,
tra voli di fate che muoiono di realtà
e fiabe che si spengono e accendono
negli occhi del mondo.
Ho paura.
So
che una volta vinta
il Goblin non mi lascerà più andare,
soccomberò alla sua mano e
affonderò nella pecea palude
che mi accoglierà all’arrivo.
Non avrò forze, né volontà di riemergere,
perché sarò stanca di lottare e
dolce sarà il suo abbraccio
di morte.
Il mio Goblin ruba le anime.
Dovrei ucciderlo, eliminare la sua presenza
da me
che sono un ponte tra il suo e il mio mondo.
Sono io che gli permetto di esistere.
Ma lui è in me.
Da me attinge vita, respiro, luce.
E li trasforma in morte.
Vuoto assoluto.
E’ un mostro.
Non mi arrenderò, lo sa,
perché conosco quel suo mondo
trasudante tristezza e malinconia.
E la morte che vola anelando
esseri e creature.
Sa che lo odio! Che cerco di estirparlo da me!
Ma neanche la sua lotta cesserà…
Con imposto coraggio
lo guardo negli occhi:
è terrificante, la paura attanaglia
ogni fibra del mio essere.
Non voglio che si avvicini,
un tocco e sarò perduta.
Lo inchiodo con lo sguardo e col pensiero.
I nostri occhi si penetrano a fondo e …
comprendo.
La sua natura maligna è un destino che lo insegue,
nei suoi occhi nuota l’angoscia e dilaga la solitudine;
onde di dolore si increspano nell’iride.
Soffre.
Restiamo così,
a fronteggiare un nemico
che sentiamo fratello,
a consumarci in una sfida infinita
che ucciderà lentamente entrambi,
ansanti,
incapaci di accettarci e
letali
l’uno per l’altro.
5.Ombra
Conosci il nulla?
Quel vuoto di tenebra che ti
trivella il petto,
macella
il tuo cuore e
lacera in stracci scomposti
la tua anima?
Conosci quel nulla?
Riempito solo di
buio, talmente denso
da invischiare tutto
il tuo essere.
Puoi combattere
quanto vuoi,ma
alla fine
ti stancherai e
lasciarsi affondare sarà solo sollievo.
Conosci tutto questo?
Perché solo così puoi capirmi.
Se nel tuo essere prevale
la luce
io ti invidio
con ferocia,
amico mio,
perché non sai cosa
significa
lottare
costantemente,
incessantemente,
per uno spiraglio
di luce,
un anelito d’aria pura.
Non sai
cosa può esistere o non – esistere
nel vuoto del buio.
Non sentirai
mai
come sento io,
ogni infinitesimo
battito di dolore e rabbia,
amplificato dalle risonanze
nel buio.
Non combatterai,
né ti dibatterai
in te stesso
per sopravvivere o trovare
una pur minima uscita.
Tu sei corpo illuminato dal SOLE!!!
E la tua ombra è proiettata al
suo posto!
Io …
Io sono sempre e
soltanto
OMBRA.
6.Specchi
Mi aggiro in un labirinto di specchi.
Nel buio
esplodono lampi di luce
che fotografano la mia vita.
Superfici deformanti in cui
passato e presente
si fondono e confondono,
proiezioni asimmetriche
del mio io incatenato
a un disequilibrio cosmico.
Il bisogno di protezione e amore
lotta col desiderio di spiegare le ali e volare.
Fuggire.
Il futuro nel buio mi circonda,
ma creato su evanescenti riflessi
si disgrega in atomi invisibili
di fronte alla triste
confusione dell’anima
7. Morte apparente
Inducimi il coma
che non sia mai ch’io riveda un’altra alba,
ch’io possa più non udire la lama
trafiggere la mia anima bambina.
Congela il mio sonno
perché il mio volto infine
trovi un’espressione di pace.
Droga la mia mente.
Ferma il mio cuore,
perché lo scorrere del sangue
più avveleni le membra e
io possa finalmente dormire.
Dammi una morte apparente
ch’io possa sfuggire
a questa apparente esistenza.
Concedimi assoluta indifferenza
verso le vostre vite e i vostri mondi
ch’io giuro mai
mi son stati donati e
mai io ho anelato avere.
E mentre giacerò
nel pallore del mio giaciglio
se davvero mi ami tienimi per mano, veglia su me finchè
Ade
rimembrerà il niente
di una vita e
apparirà sulla nostra soglia. Trionfante.
Affidami a lui.
Se davvero mi ami.
8.Fine
Luce verde e morbida del giorno…
lamine evanescenti
dal manto frondoso.
Muovo i primi passi
stupita da tanta bellezza, commossa da tanto Amore.
Sfioro con timor riverente
le superfici degli alberi. Palpitano.
Vivono!!
Volgo lo sguardo nell’acqueo mutare del luogo.
Immote, aria e luce distillano il tempo.
Il silenzio condensa dentro di me,
man mano che avanzo, incerta,
temendo che un luogo così maestoso
possa venir profanato e sparire.
Cammino,
l’anima si disperde,
evaporando dal corpo …
scorre attraverso la pelle, delicatamente.
Tutto il mio essere si fonde e confonde con
lo smeraldeo vapore.
Tutto purifica. Tutto è perfetto.
La coscienza eterna della mia essenza
ha finalmente compiuto il suo esistere.
Ciò per cui era stata creata.
Ritorno in me.
Finalmente, nella libertà ultraterrena
Corro a perdifiato.
9.Luna
Un’alba lattea nella libera notte
lassù,
taciturna ed immota
ci osserva.
Ancelle vergini
danzano
nelle profondità notturne
cantando inni alle stelle e
sussurrando …
Fruscii di brezza
umida e pura,
ombre nell’ombra
simili a lampi
si muovono.
Fili di canto di grilli
percorrono l’aria trasportando il tuo nome
Il tuo nome …
Volteggia nell’aria,
s’insinua nei remoti meandri,
si dilata,
rendendo così struggente la notte …
E’ il mio sussurro
che come musica
si unisce al coro vergineo.
Anelo la vita in questo freddo mistero.
Straziante e struggente come il tuo viso.
E muoio.
L’anima muore,
presa da diafane mani,
scortata fin verso la Luna e
incatenata al tuo nome.
Si alza una litania tetra.
Il cuore urla rabbioso in silenzio,
ma lacrime cadono.
Forte una preghiera si erge nel buio:
“Luna, oh, Luna!
Sovrana indiscussa d’ incanti e malìe,
conducilo a me,
dammi il suo cuore!
Rendimi la vita e la libertà!
10 .Compagno di attimi eterni
Siedo.
Sola.
Nel fresco dell’oscurità che
riluce di riflessi lunari.
Le ombre,
compatte,
si mascherano di questa luce ma,
infide presenze,
pur ammantate di magia,
non riescono a parer benevole allo sguardo.
Tutto è immoto.
Fermo.
E come la rugiada
nel gelo che precede l’alba trasmuta in brina,
così
la mia cronica tristezza cristallizza la mia anima.
Tutt’un tratto
un movimento attrae la mia attenzione.
Gesti lenti e sincroni
che si accostano a me
tra le dipinte ombre.
Egli si muove davanti a me,
salta,
con balzo fulmineo ruota e riatterra
in una calma apparente.
Sinuosa si snoda la danza.
Egli crea,
intreccia mute melodie,
compone per me un silenzioso canto
con movimenti fluidi e grazia divina.
Vedo lo sforzo dei muscoli e
la pesa concentrazione
che confluiscon tuttavia
nella piena leggerezza,
come s’aria non foss’altro che acqua.
Le vesti volteggiano
con lui e per lui,
spicchi di brezza
che accendono il plenilunio
di pallido oro e rosso vermiglio.
Il volto celato da un trucco pesante,
ora scompare nero nel buio,
ora rifulge di colore.
Mi ruota attorno,
mi invita ammiccante
e gli occhi si accendono di luce stellare.
e segue segue a danzare
sembrando legare l’eternità di ogni luogo
a questi magici attimi.
Anch’egli è triste.
Ma di una malinconia antica
che porta con sé la consapevolezza del mondo.
E nell’istante in cui lo comprendo,
egli si ferma,
di colpo,
ma come avesse calcolato, in tal movimento
improvviso e spezzato,
il compimento della sua opera.
Lentamente
ripone le membra
e le vesti pendono inerti nell’aria.
Sorride.
S’inchina.
Fissa i suoi occhi nei miei e
sento che è Amore ciò che ci appartiene.
Gli sorrido a mia volta,
amaramente e
mentre il buio sfuma
nel grigior della bruma
egli scompare
tra le volute nascenti.
Il vuoto è tangibile senza di lui.
Solo fumo
che rifrange i flutti
della luce risorgente.
Mai più lo vedrò danzare.
Mai più lo vedrò.
Ma ciò che mi ha donato stanotte
ha colmato il mio cuore per sempre.
Spero con tanto ardore,
compagno di attimi,
di averti dato di me qualcosa
di altrettanto prezioso.