Scriveva di lei
Scriveva di lei,
della trasparente timidezza con cui si presentava,
del modo gentile che aveva di dipingere il cielo a cui badava,
della delicata malinconia che con lei aspettava.
Scriveva di lei,
dalla finestra aperta da cui dolcemente la osservava,
coi palmi aperti in cui il proprio cuor posava e pensava,
a quanta meraviglia si mescolasse nell’eternità che quell’attimo celava.
Scriveva di lei.
Perché non importava quanto la notte potesse esser oscura e affilata,
Lei avrebbe sempre trovato il modo di arrivare,
e come una fedele amica, portar luce per consolare.
E mentre una scia leggera arancio incanta il mare,
seduta sui gradini appena verniciati della vita mi troverai ad aspettare.
Come avvolta da una tenue e calda fiamma,
una dolce speranza,
che nasce insieme a te, alba.
Vorrei essere
Vorrei essere il pensiero d’un artista,
il primo sole che illumina il mattino,
un pianoforte che vive tra le note,
i colori d’un tramonto prima della notte.
Vorrei essere le ali d’un gabbiano
e la libertà che libra in cielo,
il dondolio del mare all’imbrunire
ed il dolce canto d’una sirena.
Vorrei essere poesia per un poeta,
l’ultima nuvola che porterà con se la pioggia.
La lucente lacrima prima d’un addio.
Vorrei essere poi, la carezza d’una nonna
ed il bacio d’una madre,
la sera a cui ti lascerai abbandonare,
l’alba da cui ti lascerai abbracciare.
Vorrei essere innumerevoli cose,
ma sono solo io,
e forse mi basta.
Ninna nanna
A te che siedi stanca,
a te che porti il peso della dura vita sulla spalla.
A te, ai tuoi occhi neri,
che hanno visto amori e flebili pensieri.
A te, che mi desti sospiro, fiato e vita,
che m’insegnasti l’arte cieca di questa strada infinita,
che noi tutti, chiamiam vita.
Madre,
che al primo tocco cogliesti Amore,
che per prima udisti,
i battiti flebili del mio giovane cuore,
vorrei poterti dar conforto nelle ore più buie,
nelle ore di sera, quando lo sai,
ogni certezze diventan paure.
Ed io, che mi aggrappo alle tue spalle,
io che di paure e sogni so vantarmi,
tu, col tuo respiro sai come calmarmi,
e coccolarmi, mamma,
come musica, che ha il dolce suon di ninna nanna.
Oltre l’orizzonte
Passa la nave lenta all’orizzonte,
passa l’ondeggiare lento delle sue morbide onde,
il fruscio leggero della quiete opaca che si diffonde.
Passa il respiro soffuso e caldo del vento,
lo sento dentro
scuotermi i più nascosti pensieri,
i più delicati segreti.
Mare che m’inviti ad entrare
e sul primo orizzonte il mio sguardo posare,
come marinaio perso nel vento
dalla tua immensa voce mi lascio cullare,
dal canto della più bella sirena,
il cuor mio
si lascia stregare.
Ma un pensiero m’interroga la mente,
cosa ci sarà oltre la linea blu apparente,
cosa spero di trovar aldilà di questo immenso mar,
dal sapor di pace così dolcemente attraente.
La casa dei miei nonni
Vecchia casa che sa d’amore,
rimane tutto nel mio cuore.
Vecchia casa che sa di gioia,
di risate impresse nella memoria.
Vecchia casa che sa di sacrifici,
di sofferenza e tristi sorrisi.
Fotografie,
vecchi ricordi,
la casa dei miei nonni.
La bellezza del vento
Bellissimo, è il vento che danza sul mare,
ed il mare che si lascia cullare dal vento.
Bellissimo, è il vento che accarezza un sorriso inaspettato,
ma così tanto atteso.
Bellissima, è la risata di un bambino che corre,
spettinato dal vento,
che ancora la vita dovrà comporre.
E poi, del vento è bellissima la sua inaspettatezza,
passione violenta, travolgente e sofferta,
come la vita, inaspettatamente imperfetta.
E come musica fredda e quieta lo sentirai arrivare,
a portar via con sé, ogni tuo male.
Soave gioir di stelle
Parlami di te notte oscura,
delle tristi nuvole che circondano il tuo cielo,
delle tue stelle,
a cui ti aggrappi ardentemente,
e persino nel più gelido buio ti ostini a far risplendere.
Tu, meravigliosa tela dipinta di malinconia,
parlami delle increspature d’un mondo
solcato dalle lacrime,
affranto nelle pagine,
un mondo che lotta, acceso e inerme,
dalla bellezza delle tue stelle,
acceso, dalla speranza che vede in quelle.
Io parlerò di me alla Luna,
le racconterò di quanto sia difficile essere umani,
sperando che in qualche modo mi possa guidare,
nel tormentato e quieto sogno di questa notte di mezza estate.
Ti affiderò le mie incertezze, dolce Luna
e nel contemplarti, a te sarò vicina,
mentre col cuor galoppo già fuggitiva,
sulla superficie tua, pallida e cristallina.
Candido baglior lunare,
che nell’immensità stellare d’un cielo fragile e precario,
custodisci e badi, l’innocenza passeggera,
d’un umanità che inconsciamente, sogna.