Emanuela Stillitano - Poesie

Domenica Bianca

 

Fuori la finestra, non molto lontano, ci sono i colori della mia età.

Appaiono però, insolitamente nuovi; Come dei doni.

Mare e Cielo, dapprima diversi, nel giorno perfetto non son così avversi.

Nel regalarci questa espressione in comunione,

Sembrano dare la stessa impressione.

 


 

 In mezzo ai santi

 

Nelle molteplici direzioni, l’anima si ammala

di soluzioni.

Più in là del giorno me ne andrò vagando, con cuore Vagabondo e pensiero fecondo.

Non basterà il cammino verso il Sole, poiché il giallo non è il suo reale colore.

Molto più in là della Notte, oltre le stelle osserverò le creature più belle.

E nella condanna che ci osanna(L’Assurdità),avverrà la Verità.

 


 

 L’inizio che non finisce

 

In quell’angolo di tempo pieno, ove tutto è mortale e terreno; Cerco l’ignoto, in un presente assente dal gusto remoto.

Siedo serena nell’infinito delle speranze, sospendendo le ansie.

Poi, però, L‘intemperanza del domani si manifesta violenta.

Ecco tornare l’obiettivo simile tra i simili: la Felicità.

Come scimmie torniamo al nostro eterno limbo, dove prepotente vi è l’attimo fuggente.

Ecco un nuovo inizio.

 


 

 Occhi Neri. A V.

 

Nel vano tentativo di materializzare ciò che non è mai stato, sei presente con i tuoi indiscreti occhi neri.

Non importa quanto di vero ci sia, tu sei…

Surreale e concreto oggetto immortale tu sei…

Anima bella.

Luce dissonante di cuore palpitante, tu sei.

 


 

 Pensavo all’odore della Domenica

 

Pensavo alla Domenica, al suo odore.

Mi è solito associarla ad un colore.

Le Domeniche però sono diverse tra loro.

Posseggono anche un suono…

Quello della voce di mia madre.

 


 

 L’Io semplice

 

 

Ciò che resta è la coerenza…

Resti chiuso in un istante dove discreto bussi alla porta di te stesso, chiedendoti cosa ti sia concesso.

Oh, ecco il Sole.

Oh, nuovamente il Buio.

Oh, dolce rassegnazione, figlia illegittima di illusa ambizione.

 


 

 Quello che resta

 

 

Dopo il

Consumo di quell’attimo fremente, a restare fu il profumo; Dio ciò che fu “niente”.

Due occhi confusi, sebbene vicini, giacevano illusi quanto lascivi.

E solo la luce fu testimone. Un dopo spiraglio più su del balcone; Vispo sorprese i corpi sdraiati, ignaro di quanto si fossero dati.

Fu il Vento sereno ad esser veggente, presuntuoso di veto su una luna crescente.

 


 

 Di Giorno, di Notte.

 

 

La menzogna della Luce seduce la vergogna.

La Notte, muta, senza uccelli canterini, vittimizza gli assassini.

Senza la Natura viva che ci rassicura, restiamo da soli.

Noi e la nostra paura.

 


 

 Certezze

 

 

Vorremmo cose incerte per star male della loro non certezza, non riuscendo a renderle certe.

Quando invece le accettiamo certe, vorremmo renderle meno tali per stare male della loro essenza informe.

 


 

 Albe Ventose

 

Quel leggero vento del mattino che mi sostituisce i sogni della Notte, mi culla nel passaggio fantasia-realtà.

Senza farmi travolgere però, la combatto con le lenzuola.