POESIE SCELTE E INEDITE
Mare di panna montata
Tuffarsi
in un mare
di panna montata,
per addentare
o mordere
questa strada
che corre lontana.
Tuffarsi
in un manto bianco
come di cento
in un branco
e nuotare
spinti da un vento
di tramontana.
Tuffarsi,
con un gran salto,
in un mare
nero come l’asfalto,
per bere
questa vita
che si allontana.
Sensazioni d’infinito
Sentire voglio
la carezza del viso tuo
sul mio viso:
chiudere gli occhi
e abbandonarmi
al respiro dei tuoi pensieri.
Le mura dei tuoi ricordi
Ritorni a queste mura
che prime ti han visto.
Ed è un triste ritorno:
sgretolate, sbriciolate, frantumate,
in tante macerie,
ti fanno sentir vicino
ciò che sembrava lontano.
Ma non è così:
gli attimi della tua vita,
mattoni compatti,
non sono stati scalfiti,
sono rimasti intatti.
Qualcuno ti dirà:
“La tua casa non c’è più!”
Ma ciò non è vero.
Tu la vedi, la percepisci, la palpi:
è dentro di te.
È nel tuo cuore,
nella tua pelle!
Ecco tuo padre
portarti un caffè nero
ricco di aroma,
ecco tua madre
servirti un piatto
rosso fumante,
ecco quella bianca luce
che illuminava
i tuoi studi notturni.
Quanti sapori,
calori, colori,
voci festanti
che un rumore assordante,
per qualche istante,
voleva annientare.
Le mura solide
dei tuoi ricordi,
non l’hanno permesso:
ti tengono stabilmente,
ancorata alla tua vita.
Sentire del tuo cuore, il dolce e lento respiro
è come scrivere su un foglio bianco “Ti amo”, con la mia vecchia biro.
L’amore intatto
Da un letto disfatto
si alza intatto
il mio amore fatto
di piccole cose semplici.
Tante sono le cose che hanno un valore importante.
Ma quant’è grande
IL NOSTRO SENTIMENTO
di ogni giorno!
Notturno
Voglio abbracciare
questa notte intera
insieme a te.
Spegnere la luna
e accendere il tuo viso:
per illuminare,
a giorno,
questo nostro
sentimento.
A Francesco
Nella gola uno squarcio
perché fuoriesca il marcio
di questa nostra vita,
che una mente annebbiata
l’ha tagliata,
sul più bello,
con un coltello.
Nel gioco teneva banco
ma quel giorno l’ammanco.
L’affronto e lo scontro
di chi gli viveva accanto,
che per un sbandamento
… L’AFFONDO.
Nel tuo cuore ha lasciato un segno
di morte.
Al tuo grande sogno
ha serrato le porte.
I docenti itineranti
I docenti itineranti
si muovono lungo strade filanti
di nero e viscido asfalto,
portandosi addosso tutto lo smalto
di questa vita da precario,
che ogni anno ti cambia sede e itinerario.
I docenti itineranti
hanno voci
di rabbia tonanti
per questo lavoro che va di fretta:
pranzi veloci,
c’è un consiglio o un collegio che aspetta.
I docenti itineranti,
come piccoli pianeti fluttuanti,
nel di provincial scolastico galattico mar,
in cerca di forze stabilizzanti,
verso sedi stellar,
di ruolo luminanti.
Dove sei papà?
Dove sei papà? Dove sei papà?
Sei in ogni frutto del tuo orto,
in ogni mela colta sulla pianta
o caduta per terra;
Sei nella vivacità di colori
impressi su tela:
il quadro della vita;
Sei nel suono di un pianoforte,
nelle sue note dolenti e acute:
musica della sofferenza e della gioia;
Sei in una tavola apparecchiata
ricca di festosa compagnia
e in ogni bicchiere sollevato
in un brindisi di felice allegria.
Dove sei papà? Dove sei papà?
Per me, per noi, per tutti sei sempre qua.
Errante
Col passo
del viaggiatore stanco
chiede albergo
il mio cuore.
L’afflato di sempre
perduto e trovato, tradito
– a volte – appartiene al passato:
non è più…
Solo ora
la rugiada
di mille parole
mi rinfresca al bocca.
Andante
Ho sceso i miei pensieri
a un’ultima fermata di vita.
Controllore la morte
ha stracciato
il mio biglietto di sola andata,
per questo viaggio
senza ritorno.
È partito il mio destino.
Respingersi
Quanta amarezza
nella figura
di un amore
dai contorni
ANCORA
da ridisegnare:
un sentimento caduto
Come un bimbo
SPERSO
Nel bosco
che riscopre il gusto
di parlare forte.
Ma a volte
basta un sorriso
per cancellare
TUTTO.
Il mio cuore
I miei capelli
li ho donati al vento,
I miei occhi
li ho donati alla luce,
Le miei mani
le ho donate al lavoro,
Le mie gambe
le ho donate alla strada,
Il mio corpo
l’ho donato al piacere,
La mia vita
l’ho donata all’amore,
La mia fede
l’ho donata al Signore,
Ma il mio cuore,
“quello solo”,
l’ho donato
a te.
La lunga attesa
La nostra una giusta pretesa,
per questa nostra richiesta che è stata presa
pagando il prezzo più alto di questa spesa
per trascorrere una lunga attesa:
anni e anni di precariato. Quanto ci pesa
il tempo vissuto in cerca di una resa
finale che una luce ci ha accesa:
Abbiamo fatto l’impresa!
Nessuna voglia si è arresa:
finalmente nella scuola l’immissione in ruolo si è presa.
DAD
È SCUOLA anche in quest’emergenza
con nostra piena coscienza;
È SCUOLA svolgere la lezione in video-conferenza,
per chi entra e chi esce, con tanta pazienza;
È SCUOLA la didattica a distanza;
insegnare a qualche alunno in presenza
e gli altri nel chiuso di una stanza;
È SCUOLA, ma non è mai abbastanza.
È didattica pur andar sulla piattaforma,
in un’or che qualcun già dorma.
È didattica l’insegnante che s’impegna
giacché l’alunno faccia, del compito la consegna.
È un’altra didattica, un’altra SCUOLA:
È come camminare con una scarpa senza SUOLA.
M’imparadiso
Quando vedo
il tuo bello
viso,
io non mi sento
in paradiso:
M’IMPARADISO.
La mia sposa
La mia sposa
è come una rosa
dove, in una giornata radiosa,
io sono l’ape su cui essa si posa.
Nel fiore ci sono spine:
c’è lo scontento,
ma anche nel tormento
l’amore non ha mai fine.
Anche se la tua voce, di rabbia sempre tuona,
io so che, in fondo, la tua anima è buona.
Un sentimento
Un sentimento ti può dare,
un sentimento può lasciare.
Non è mai un sentimento,
un solo momento,
un colpo di vento.
È sentirmi contento,
ma anche un grande tormento,
un pentimento.
È sentimento, sentimento
quando dentro lo sento.
Nella tua interiorità così limpida e tersa,
la mia anima si è: terribilmente persa!
Insieme camminiamo
Il primo giorno che ti ho detto: “Io ti amo”
Il tuo cuore mi ha preso la mano
E mi ha detto: “Andiamo!
Per tutta la vita insieme camminiamo.”
Esto ento
Voglio bere questo sentimento,
Vivere presto ogni momento,
Dormire mesto per il tormento,
Essere desto per il piacimento.
OLGA.
LE MURA DEI TUOI RICORDI
Ritorni a queste mura
che prime ti han visto.
Ed è un triste ritorno:
sgretolate, sbriciolate, frantumate,
in tante macerie,
ti fanno sentir vicino
ciò che sembrava lontano.
Ma non è così:
gli attimi della tua vita,
mattoni compatti,
non sono stati scalfiti,
sono rimasti intatti.
Qualcuno ti dirà:
“La tua casa non c’è più!”
Ma ciò non è vero.
Tu la vedi, la percepisci, la palpi:
è dentro di te.
È nel tuo cuore,
nella tua pelle!
Ecco tuo padre
portarti un caffè nero
ricco di aroma,
ecco tua madre
servirti un piatto
rosso fumante,
ecco quella bianca luce
che illuminava
i tuoi studi notturni.
Quanti sapori,
calori, colori,
voci festanti
che un rumore assordante,
per qualche istante,
voleva annientare.
Le mura solide
dei tuoi ricordi,
non l’hanno permesso:
ti tengono stabilmente,
ancorata alla tua vita.
L’AMORE INTATTO
Da un letto disfatto
si alza intatto
il mio amore fatto
di piccole cose semplici.
Tante sono le cose che hanno un valore importante.
Ma quant’è grande
IL NOSTRO SENTIMENTO
di ogni giorno!
IL TUO VISO, IL TUO CUORE
Col dorso delle dita,
scorro lungo la pelle del tuo viso.
Si percepiscono i solchi di una vita,
il ruvido del tuo cuore di troppo amore intriso,
che in tutti questianni hai speso.
Ahi quante volte anch’io l’hoffeso!
Il tuo viso stanco hai spento.
Lo ravviva questo mio sentimento?
Hai smarrito
Il tuo sorriso.
Sulla tua bocca una piegolina di amarezza,
che non riesce a portar via
questa mia,
semplice carezza.
VOGLIO…
Voglio accarezzare
il tuo viso,
i tuoi capelli.
Voglio accarezzare
il tuo collo,
le tue spalle.
Voglio accarezzare
le tue mammelle,
e fermarmi
all’altezza del cuore
per (rac)…cogliere,
nel fondo della mia mano,
ogni battito della tua vita.
Sentire del tuo cuore, il dolce e lento respiro
è come scrivere su un foglio bianco “Ti amo”, con la mia vecchia biro.
IL NOSTRO DONO D’AMORE
Un fiore reciso
il tuo dono d’amore per me;
Una rosa con tante spine
il mio dono d’amore per te;
Un altissimo girasole
il nostro dono
di immenso solare amore.
Mi piace accarezzare la tua pelle,
ogni andito più recondito,
ogni anfratto più nascosto,
ogni angolo più segreto del tuo corpo;
sentire la tua anima ribelle
che grida: “Quanto mi ami?” al mio cuore sordo.
SENSAZIONI D’INFINITO
Sentire voglio
la carezza del viso tuo
sul mio viso:
chiudere gli occhi
e abbandonarmi
al respiro dei tuoi pensieri.
L’ABBRACCIO
Quando mi sento uno straccio,
quando più non ce la faccio,
quando sul collo, sento come un laccio,
allora è del tuo cuore, che mi basta l’abbraccio!
NOTTURNO
Voglio abbracciare
questa notte intera
insieme a te.
Spegnere la luna
e accendere il tuo viso:
per illuminare,
a giorno,
questo nostro
sentimento.
TERREMOTATI ATTENDATI
Fredde parole, umide di rabbia,
scivolano da lunghe
lingue bianche,
di montagne di gente,
innevate da disperazione,
per questa nuova condizione
di vita: terremotati attendati.
Macerie di vita,
improvvise ti trovi alle spalle,
ma una grande voglia senti
crescer nella tua pelle:
ricominciare per costruire
un nuovo castello,
un grande fardello
di memorie e ricordi,
per chi fuori uso,
là sotto rimase rinchiuso.
Ma oggi, tra quattro teli stretti,
più non aspetti:
vorresti che il tempo si affretti
a darti un legno,
una casa, del governo
l’impegno,
acchè quest’inverno
trovi dimora,
della tua vita, la storia.
(04.05.2009)
LE MURA DEI TUOI RICORDI
Ritorni a queste mura
che prime ti han visto.
Ed è un triste ritorno:
sgretolate, sbriciolate, frantumate,
in tante macerie,
ti fanno sentir vicino
ciò che sembrava lontano.
Ma non è così:
gli attimi della tua vita,
mattoni compatti,
non sono stati scalfiti,
sono rimasti intatti.
Qualcuno ti dirà:
“La tua casa non c’è più!”
Ma ciò non è vero.
Tu la vedi, la percepisci, la palpi:
è dentro di te.
È nel tuo cuore,
nella tua pelle!
Ecco tuo padre
portarti un caffè nero
ricco di aroma,
ecco tua madre
servirti un piatto
rosso fumante,
ecco quella bianca luce
che illuminava
i tuoi studi notturni.
Quanti sapori,
calori, colori,
voci festanti
che un rumore assordante,
per qualche istante,
voleva annientare.
Le mura solide
dei tuoi ricordi,
non l’hanno permesso:
ti tengono stabilmente,
ancorata alla tua vita.
(02 Gennaio 2012)
ENERGIA VITALE
Gli scienziati hanno stabilito
che un sisma,
di intensità 5 gradi della scala Richter,
sprigiona un’energia
che è pari a quella sprigionata
da una bomba atomica.
Ma quanta energia
si sprigiona
dalla nostra vita
di tutti i giorni?
Quanta energia c’è nel non avere
una casa, un bagno, una cucina?
Quanta energia c’è
nell’abitare in una tenda, in un camper, in un container?
Quanta energia c’è
nel dormire in un auto, in un pulman?
Quanta energia c’è
nel Prestare soccorso,
nel dare assistenza
a chi è in difficoltà?
Quanta energia c’è
nel curare chi sta male, chi soffre?
Quanta energia c’è
nel dar da mangiare a chi non ce l’ha?
Quanta energia c’è
nel cercar di sorridere
quando invece si dovrebbe piangere?
Quanta energia c’è
nel risorgere a una nuova vita?
Questo lo scienziato
non lo sa e mai lo saprà.
Questo solo Dio lo sa,
perché è Lui che ce la dà.
(10 Aprile 2009)
L’ABBRACCIO
Quando mi sento uno straccio,
quando più non ce la faccio,
quando sul collo, sento come un laccio,
allora del tuo cuore, mi basta l’abbraccio!
(13.04.2020)
CONTAGIO D’AMORE
Colpisce all’improvviso,
AGGRESSIVO,
senza preavviso.
Da rimanere senza fiato,
per respirare affannato.
Sei tanto vicina,
ma non ti posso abbracciare.
Il mio cuore pulsa
CONVULSO.
Alla mia età
è troppo pericoloso.
Meglio chiudersi
in una stanza,
tenersi a distanza.
Meglio vivere
per morire,
fuori dal “gregge”.
(20 Marzo 2020)
Mi pensavi troppo
e quando parlavi
rispondevi a bugie.
I nostri incontrarsi
ti gridano ancora:
“Non mi soffermavo mai
a dire la verità. ”
(11.01.1986)
NOTTURNO
Voglio abbracciare
questa notte intera
insieme a te.
Spegnere la luna
e accendere il tuo viso:
per illuminare,
a giorno,
questo nostro
sentimento.
(2005)
PROROGA
Prigioniera di morte,
tabernacolo di vita,
nella TUA auto
- scelta di bivio –
i vostri
destini comuni
hanno intrapreso
strade diverse.
Seduto accanto,
distratto,
da un rèfolo di morte:
di schianto
sull’asfalto.
Rabbia,
Dolore,
Disperazione,
è respingere
quel che invece
è – è stato – sarà:
Non hai più
Paura di nulla!
(15.05.1985)
A FRANCESCO
Nella gola uno squarcio
perché fuoriesca il marcio
di questa nostra vita,
che una mente annebbiata
l’ha tagliata,
sul più bello,
con un coltello.
Nel gioco teneva banco
ma quel giorno l’ammanco.
L’affronto e lo scontro
di chi gli viveva accanto,
che per un sbandamento
… L’AFFONDO.
Nel tuo cuore ha lasciato un segno
di morte.
Al tuo grande sogno
ha serrato le porte.
(19 Novembre 2014)
I DOCENTI ITINERANTI
I docenti itineranti
si muovono lungo strade filanti
di nero e viscido asfalto,
portandosi addosso tutto lo smalto
di questa vita da precario,
che ogni anno ti cambia sede e itinerario.
I docenti itineranti
hanno voci
di rabbia tonanti
per questo lavoro che va di fretta:
pranzo veloci,
c’è un consiglio o un collegio che aspetta.
I docenti itineranti
Come piccoli pianeti fluttuanti
Nel di provincial scolastico galattico mar,
in cerca di forze stabilizzanti,
verso sedi stellar,
di ruolo luminanti.
(20.01.2013)